sabato 17 dicembre 2011
SI' ALLA MANOVRA MONTI. NON FARE SAREBBE PEGGIO. E LE PROTESTE SINDACALI SEPARATE UN ERRORE
Approvarla è sempre meglio che non far nulla. Abbiamo l’occasione di rinnovare l’Italia e di cambiare pelle, rafforzando le nostre eccellenze e affrontando le nostre debolezze come mai dal dopoguerra. Da fare c’è tanto: le piccole e grandi caste e corporazioni, le timidezze nel colpire i grandi patrimoni, le liberalizzazioni che dovrebbero andare a vantaggio dei consumatori che per ora vengono regolarmente messe sotto scacco dalle lobby, di ogni tipo, sociale, professionale, economico, politico, giornalistico o sindacale, che legittimamente fanno i loro interessi. E’ ora di fare emergere quello che da sempre nel nostro Paese, è stato un protagonista da “Chi l’ha visto”, l’interesse generale dell’Italia, messo sempre in secondo piano rispetto alle convenienze private. C’è un serbatoio incredibile di energie positive che amano l’Italia, che la vogliono rinnovata per l’oggi e per costruire un futuro. Queste energie sono presenti in una vasta parte di società italiana che dividiamo generalmente in centro destra, centro o centro sinistra, che vuole un futuro migliore, che crede che pensare agli interessi generali dell’Italia sia un vantaggio anche per i suoi cittadini e non viceversa. E che va aiutata ad emergere, uomini, donne, giovani, per rinnovare, ma soprattutto costruire una nuova classe dirigente e una nuova cultura, sulla base del merito, non solo del genere o dell’anagrafe, all’interno di un senso di comunità, di ciò che significa essere italiani nel ventunesimo secolo, del quale abbiamo uno straordinario bisogno. Se ci muoveremo in questa direzione, approvare il decreto Monti e andare comunque in quella direzione avrà avuto un senso e avranno avuto ragione, come mi auguro, quelli che preferiscono dire anche sì sofferti e a denti stretti, piuttosto che dei comodi no che non creano la possibilità di voltare davvero pagina.
mercoledì 7 dicembre 2011
SI' AI SACRIFICI PER SALVARE L'ITALIA, MA ORA IL SECONDO TEMPO PER LA CRESCITA. O IL CETO MEDIO E I DEBOLI AFFONDANO
Dico “sì” al Decreto Monti per salvare l’Italia, ma anche io aderirò allo sciopero indetto dalla Cgil, perché credo che dopo le misure draconiane sulle pensioni ci voglia un secondo tempo per il ceto medio e lo sviluppo. ovvio. Credo che sul fronte pensioni non si potesse fare altro ma bisogna fare il secondo tempo, quello sul fronte welfare e sulla patrimoniale altrimenti la percezione di ingiustizia è troppo grande.
Spero però che l'interesse nazionale continui ad essere la stella polare. Ho fiducia in Napolitano e se ha firmato credo abbia elementi per dire che arriverà anche il resto.
Non penso che si possa scioperare di continuo “alla greca” e spero anche che non ci sia chi fa giochetti con l'interesse nazionale pensando a che cosa conviene di più, se le elezioni anticipate o l'interesse nazionale. Io non ho dubbi sul secondo. La situazione è difficilissima e ancora magnatica.
Vediamo, non dobbiamo fare la Grecia, se ne siamo capaci.
Le lacrime della Fornero mi sono sembrate oneste e non uno spot.
Finchè sentirò nel mio cuore che c'è sincerità dall'altra parte continuerò ad avere fiducia.
Sento anche io il dolore e le sofferenze di tanti.....ma gli anni disgraziati veri sono alle nostre spalle, sono quelli nei quali, prima noi che ci siamo ribaltati da soli poi Berlusca che ha fatto il resto e alla fine della fiera non abbiamo fatto quel che c'era da fare.
Non avendo bacchette magiche a disposizione meglio medicine amare che il disastro. Sì, è una medicina amara, ci voleva la patrimoniale, ci deve essere tutta la parte sul welfare..ma non dimenticate che sino a poche settimane fa avevamo Sacconi e Brunetta e quasi la crisi veniva negata....
E' durissima, ma almeno per un pò, se non ci teniamo Monti e non si fa una riforma elettorale, oltre al lavoro sporco che serve per reimpostare il paese, sarà ancora peggio...i ricchi continueranno a fregarsene e gli altri del PARTITO INGORDI ITALIANI ( definizione di Rizzo e Stella sul Corriere ) continueranno a prosperare. Io a questi qua del PII....per quello che mi potrò fare, non gli voglio rendere la vita più facile....anzì vorrei che per loro fosse l'inizio della fine o almeno la fine del loro bengodi. Illusione? Può darsi, io ci provo, per quanto è nel mio raggio d'azione...
Spero però che l'interesse nazionale continui ad essere la stella polare. Ho fiducia in Napolitano e se ha firmato credo abbia elementi per dire che arriverà anche il resto.
Non penso che si possa scioperare di continuo “alla greca” e spero anche che non ci sia chi fa giochetti con l'interesse nazionale pensando a che cosa conviene di più, se le elezioni anticipate o l'interesse nazionale. Io non ho dubbi sul secondo. La situazione è difficilissima e ancora magnatica.
Vediamo, non dobbiamo fare la Grecia, se ne siamo capaci.
Le lacrime della Fornero mi sono sembrate oneste e non uno spot.
Finchè sentirò nel mio cuore che c'è sincerità dall'altra parte continuerò ad avere fiducia.
Sento anche io il dolore e le sofferenze di tanti.....ma gli anni disgraziati veri sono alle nostre spalle, sono quelli nei quali, prima noi che ci siamo ribaltati da soli poi Berlusca che ha fatto il resto e alla fine della fiera non abbiamo fatto quel che c'era da fare.
Non avendo bacchette magiche a disposizione meglio medicine amare che il disastro. Sì, è una medicina amara, ci voleva la patrimoniale, ci deve essere tutta la parte sul welfare..ma non dimenticate che sino a poche settimane fa avevamo Sacconi e Brunetta e quasi la crisi veniva negata....
E' durissima, ma almeno per un pò, se non ci teniamo Monti e non si fa una riforma elettorale, oltre al lavoro sporco che serve per reimpostare il paese, sarà ancora peggio...i ricchi continueranno a fregarsene e gli altri del PARTITO INGORDI ITALIANI ( definizione di Rizzo e Stella sul Corriere ) continueranno a prosperare. Io a questi qua del PII....per quello che mi potrò fare, non gli voglio rendere la vita più facile....anzì vorrei che per loro fosse l'inizio della fine o almeno la fine del loro bengodi. Illusione? Può darsi, io ci provo, per quanto è nel mio raggio d'azione...
venerdì 2 dicembre 2011
CONSIGLI TRIBUTARI
Permettere oppure no, nell’ambito della lotta all’evasione fiscale, che anche consiglieri comunali o esperti nominati dai partiti possano far parte della commissione tributaria con la quale, anche se non solo, il Governo centrale intende farsi aiutare dai Comuni nella lotta all’evasione, promettendo che quanto si recupera resterà sul territorio? Del Consiglio Tributario del Comune di Carpi faranno parte i principali funzionari comunali dell’amministrazione finanziaria, rappresentanti delle forze dell’ordine e delle autorità impegnate sul campo nella lotta all’evasione per l’incrocio delle informazioni e la valutazione di azioni di coordinamento. A me pare che sia stato giusto decidere che i rappresentanti del Consiglio non entrino a far parte di questa commissione. Il rischio di conflitti d’interesse era elevato, senza dimenticare che per gli atti ufficiali che il Consiglio tributario adotterà, resta sempre la possibilità per i consiglieri comunali di richiederli. Non mi faccio illusioni che uno strumento come questo possa costituire un’arma davvero efficace contro l’evasione, ma che, poiché sono obbligatori per legge, non vengano solo costituiti ma si cerchi anche di farli funzionare con la massima professionalità. L’alto grado di affidabilità dei funzionari che lo comporranno, nonostante il rischio di autoreferenzialità di un organismo supertecnico, è sempre preferibile ad un consiglio di tecnici con un paio di uditori ( uno di maggioranza e uno di minoranza ), presenti e ascoltanti, ma senza possibilità di intervenire. Oltre ai dubbi di funzionamento di un organismo del genere, il rischio davvero reale di conflitti di interesse e di violazione delle norme sulla riservatezza, mi ha convinto che sia più opportuno continuare a puntare su un consiglio tributario del quale facciano parte tecnici e personalità, i primi in particolare, che già godono della piena fiducia dell’Amministrazione comunale. Fino a prova contraria, naturalmente.
POCHI INVESTIMENTI PRODUTTIVI PER L’AREA DI CARPI
Lo ha confermato nei giorni scorsi, Simone Morelli, assessore alle attività produttive, rispondendo ad una mia interrogazione specifica sull’andamento di questo indicatore per la zona di Carpi. Di solito, anche se non solo, negli uffici comunali vengono registrate le richieste di insediamenti produttivi e si ha un certo polso del mercato locale in termini di domanda di insediamenti di imprese. Morelli, rispondendo alle mie domande con le quali chiedevo informazioni anche sull’esistenza o meno di problemi per edifici industriali vuoti o poco utilizzati a causa della crisi, ha detto che al Comune giungono segnali soprattutto per l’avvio di piccole attività artigianali o commerciali e sono poche le richieste di informazione o comunicazione per imprese manifatturiere o di servizi, le aziende cioè più strutturate e per attivare le quali occorrono investimenti maggiori. Non mancano, ha risposto l’assessore, i progetti in campo promozionale o di formazione e non abbiamo sul nostro territorio casi veri e propri di desertificazione industriale, con capannoni vuoti come avvenuto nella zona di Prato, ma la crisi si sente . Questa in estrema sintesi la risposta dell’assessore, della quale mi sono dichiarato soddisfatto, più per la forma che per i contenuti, nel senso che le notizie che ha confermato non sono incoraggianti. Mi rendo conto perfettamente che l’assessore alle attività produttive di Carpi non è un superministro dell’economia e che il suo raggio d’azione per le azioni che può adottare, è limitato, ma le conferme sul basso numero di richieste per insediamenti produttivi a Carpi, unite ai dati diffusi in questi giorni dalla CGIL di zona in merito ad occupazione e sussidi di disoccupazione, entrambi in aumento, non possono che continuare a far preoccupare.
NUOVA ORGANIZZAZIONE DELLA RETE SCOLASTICA DI CARPI E DELL’UNIONE TERRE D’ARGINE
Pubblico qui di seguito un intervento relativo alla riorganizzazione della rete scolastica approvata nei giorni scorsi dal Consiglio dell’Unione. E’ stato approvato un modello a quattro istituti comprensivi con la possibilità futura di impiegare nell’offerta formativa e organizzativa anche una autonomia scolastica del centro di formazione ed educazione degli adulti previsto dalle normative. Su questo provvedimento non è stato possibile avere una ampia maggioranza consiliare come mi sarei augurato e come auspico in genere per tutte le materie di interesse generale sulle quali dovrebbe essere possibile una maggior convergenza tra le forze politiche. Senza rievocare ulteriormente tutto il dibattito ricordo solo che ho apprezzato la presentazione dell’assessore Schena che ha ricordato la complessità della materia, la costante evoluzione della normativa, che è un provvedimento organico ma non ingessato e che si verificherà costantemente gli effetti che la riorganizzazione produrrà. Sono convinto infatti che il successo della riorganizzazione non dipenderà solo dalla delibera votata in Consiglio ma dalla sua capacità effettiva di calarsi nella realtà concreta delle istituzioni e della scuola carpigiana. Quindi il cammino vero della riorganizzazione sarà nel mondo della scuola vero e proprio. E le istituzioni pubbliche e scolastiche che lo hanno adottato a maggioranza dovranno impegnarsi per una sua razionale applicazione. Valorizzando ed evidenziando punti di forza e di debolezza concreti di questa riforma. Ecco il testo con il quale ho cercato di sintetizzare il mio parere su queste materie:
“Premetto che non sono un tecnico ma un genitore, oltre che consigliere, spesso prestato nel tempo libero al volontariato negli organi di governo delle istituzioni della scuola, la cui complessità è nota e ogni giorno presente novità normative e organizzative delle quali tener conto.
Come detto in altre occasioni di presentazione di questa riorganizzazione, il lavoro fatto è pregevole, di qualità, si avverte la tensione, l’impegno e lo sforzo di dare un assetto stabile e con uno sguardo al futuro non di facciata per l’organizzazione prossima ventura dei servizi scolastici.
Un provvedimento così importante relativo a un servizio come la scuola dovrebbe poter contare, se possibile, su una ampia condivisione, non deve sembrare un provvedimento solo di maggioranza o che un’amministrazione impone, pur se legittimamente, con la sua forza dei suoi numeri in base al mandato ricevuto dagli elettori. Per questo, non nego che i timori che mi sono stati riferiti da singoli docenti e addetti della scuola, le posizioni recenti di tutti i sindacati più rappresentativi e altre associazioni, con critiche e richieste di rinvio del provvedimento, non tutte giustificate e condivisibili, mi hanno costretto ad un supplemento di riflessione e in questo sono state utili.
Come detto nella presentazione del Consiglio comunale di Carpi la massa critica in futuro per il governo delle istituzioni scolastiche è un aspetto molto importante, ed è vero che se si è troppo piccoli, il rischio è di non avere docenti, Ata, mezzi finanziari e risorse per lo svolgimento qualificato delle attività. Molto giusto anche il criterio di continuità organizzativa tra scuola primaria e scuole secondaria di primo grado e la sistemazione viaria dei plessi che dipendono da una direzione geograficamente vicina, non alla parte opposta della città.
Ho apprezzato la grande quantità di incontri, di presentazioni e riunioni che si sono svolte con l’impegno diretto degli amministratori e in particolare dell’assessore alle politiche scolastiche di Carpi, Filippi, proprio perché è la zona di Carpi quella maggiormente interessata dalle novità. I meccanismi di partecipazione pubblica alle decisioni sono positivi ma non va dimenticato che non solo di tipo quantitativo ma anche di fattori qualitativi, fermo restando che la decisione finale spetta alle amministrazioni locali titolari, pur con la necessità di ampia condivisione che si diceva priva.
La soluzione a quattro direzioni alle quali si è pervenuti. Non nego che mi preoccupo quando un territorio come il nostro perde un pezzo di istituzione, sembra di perdere peso, rappresentatività di un territorio e l’idea in sé non mi piace molto, ma vedo che con le razionalizzazioni in corso tutti i territori mi sembra si trovino alle prese con la necessità di rinunciare a qualcosa: Sassuolo, Modena, quindi i governi di centro-destra e di centro-sinistra condividono la stessa necessità.
Questo per dire che il successo o meno di questa riorganizzazione non sarà dovuto solo all’architettura a quattro o cinque direzioni e alla formula sulla carta. Proprio perché nell’ampio dibattito e confronto che si è svolto sono emerse delle preoccupazioni, questa riorganizzazione che si va a votare, da domani deve essere difesa, declinata e applicata in modo tale, e io credo che non sia una utopia, che si possa tener presente le preoccupazioni di molti docenti, sindacati e componenti genitoriali del mondo della scuola.
Non deve essere un alibi per rinunciare a questo impegno di miglioramento costante, soprattutto del mondo della scuola che deve sapersi anche unire, non solo dividere e mettere gli altri di fronte ad un out out, il fatto che si possa pensare che poi alle famiglie, alle persone che non conoscono queste dinamiche, interessa poi che il servizio ci sia e poco importa che ci siano 4 o 5 direzioni. Le differenze ci sono, non si può pretendere che tutti siano esperti di tecnica organizzativa della scuola ma questa riorganizzazione deve essere il segno di una scuola viva di un lavoro di miglioramento della scuola che è appena all’inizio, non un punto di arrivo. Dovremo far sentire ai nostri cittadini non esperti e farglielo misurare sul campo che vogliamo istituzioni scolastiche più grandi perché migliorino l’offerta e non perdano finanziamenti ma dovremo convincerli con i fatti che istituti comprensivi più grandi, con dinamiche demografiche in aumento, non significheranno le classi pollaio che voleva la Gelmini e che noi di questa parte abbiamo sempre avversato. E via dicendo.
La materia è complessa, le capacità di dirigenti, docenti e collaboratori e di dialogo con le famiglie ci sono e devono continuare ad essere sempre una costante di come si vive da noi. Io sono certo che questa quadratura del cerchio e questo dialogo saremo capaci di trovarlo.
Dopo tutto il lavoro fatto da tanti, però, un ennesimo rinvio credo sarebbe stato un modo, non solo di non decidere ma anche di offendere il lavoro di tanti che da tempo si sono impegnati su molti tavoli di lavoro. Io credo che questo sia un punto di partenza molto importante, uno sforzo di pensare al futuro delle scuole sul nostro territorio, con una organizzazione che penso prevederà la possibilità di aggiustamenti all’interno del quadro che si è definito e che dovrà tenere conto di tutte le possibilità migliorative che ci saranno sulla base di un quadro di leggi che regolano l’istruzione, in continuo cambiamento.
Approvare un regolamento a colpi di maggioranza, con varie voci critiche, non solo quantitativamente ma qualitativamente, non nascondo che mi preoccupa. La scuola del Territorio dell’Unione ha bisogno di essere organizzata meglio, quindi la riorganizzazione va nella direzione giusta ma vanno costruite condizioni per consentire un maggior grado di condivisione del percorso intrapreso. Altrimenti una buona riorganizzazione rischia di partire con minor slancio di quello che deve avere un provvedimento di questa portata. Dopo la riorganizzazione formale, da domani comincia quella reale. Calata nella realtà dei nostri plessi e certo non meno importante.
“Premetto che non sono un tecnico ma un genitore, oltre che consigliere, spesso prestato nel tempo libero al volontariato negli organi di governo delle istituzioni della scuola, la cui complessità è nota e ogni giorno presente novità normative e organizzative delle quali tener conto.
Come detto in altre occasioni di presentazione di questa riorganizzazione, il lavoro fatto è pregevole, di qualità, si avverte la tensione, l’impegno e lo sforzo di dare un assetto stabile e con uno sguardo al futuro non di facciata per l’organizzazione prossima ventura dei servizi scolastici.
Un provvedimento così importante relativo a un servizio come la scuola dovrebbe poter contare, se possibile, su una ampia condivisione, non deve sembrare un provvedimento solo di maggioranza o che un’amministrazione impone, pur se legittimamente, con la sua forza dei suoi numeri in base al mandato ricevuto dagli elettori. Per questo, non nego che i timori che mi sono stati riferiti da singoli docenti e addetti della scuola, le posizioni recenti di tutti i sindacati più rappresentativi e altre associazioni, con critiche e richieste di rinvio del provvedimento, non tutte giustificate e condivisibili, mi hanno costretto ad un supplemento di riflessione e in questo sono state utili.
Come detto nella presentazione del Consiglio comunale di Carpi la massa critica in futuro per il governo delle istituzioni scolastiche è un aspetto molto importante, ed è vero che se si è troppo piccoli, il rischio è di non avere docenti, Ata, mezzi finanziari e risorse per lo svolgimento qualificato delle attività. Molto giusto anche il criterio di continuità organizzativa tra scuola primaria e scuole secondaria di primo grado e la sistemazione viaria dei plessi che dipendono da una direzione geograficamente vicina, non alla parte opposta della città.
Ho apprezzato la grande quantità di incontri, di presentazioni e riunioni che si sono svolte con l’impegno diretto degli amministratori e in particolare dell’assessore alle politiche scolastiche di Carpi, Filippi, proprio perché è la zona di Carpi quella maggiormente interessata dalle novità. I meccanismi di partecipazione pubblica alle decisioni sono positivi ma non va dimenticato che non solo di tipo quantitativo ma anche di fattori qualitativi, fermo restando che la decisione finale spetta alle amministrazioni locali titolari, pur con la necessità di ampia condivisione che si diceva priva.
La soluzione a quattro direzioni alle quali si è pervenuti. Non nego che mi preoccupo quando un territorio come il nostro perde un pezzo di istituzione, sembra di perdere peso, rappresentatività di un territorio e l’idea in sé non mi piace molto, ma vedo che con le razionalizzazioni in corso tutti i territori mi sembra si trovino alle prese con la necessità di rinunciare a qualcosa: Sassuolo, Modena, quindi i governi di centro-destra e di centro-sinistra condividono la stessa necessità.
Questo per dire che il successo o meno di questa riorganizzazione non sarà dovuto solo all’architettura a quattro o cinque direzioni e alla formula sulla carta. Proprio perché nell’ampio dibattito e confronto che si è svolto sono emerse delle preoccupazioni, questa riorganizzazione che si va a votare, da domani deve essere difesa, declinata e applicata in modo tale, e io credo che non sia una utopia, che si possa tener presente le preoccupazioni di molti docenti, sindacati e componenti genitoriali del mondo della scuola.
Non deve essere un alibi per rinunciare a questo impegno di miglioramento costante, soprattutto del mondo della scuola che deve sapersi anche unire, non solo dividere e mettere gli altri di fronte ad un out out, il fatto che si possa pensare che poi alle famiglie, alle persone che non conoscono queste dinamiche, interessa poi che il servizio ci sia e poco importa che ci siano 4 o 5 direzioni. Le differenze ci sono, non si può pretendere che tutti siano esperti di tecnica organizzativa della scuola ma questa riorganizzazione deve essere il segno di una scuola viva di un lavoro di miglioramento della scuola che è appena all’inizio, non un punto di arrivo. Dovremo far sentire ai nostri cittadini non esperti e farglielo misurare sul campo che vogliamo istituzioni scolastiche più grandi perché migliorino l’offerta e non perdano finanziamenti ma dovremo convincerli con i fatti che istituti comprensivi più grandi, con dinamiche demografiche in aumento, non significheranno le classi pollaio che voleva la Gelmini e che noi di questa parte abbiamo sempre avversato. E via dicendo.
La materia è complessa, le capacità di dirigenti, docenti e collaboratori e di dialogo con le famiglie ci sono e devono continuare ad essere sempre una costante di come si vive da noi. Io sono certo che questa quadratura del cerchio e questo dialogo saremo capaci di trovarlo.
Dopo tutto il lavoro fatto da tanti, però, un ennesimo rinvio credo sarebbe stato un modo, non solo di non decidere ma anche di offendere il lavoro di tanti che da tempo si sono impegnati su molti tavoli di lavoro. Io credo che questo sia un punto di partenza molto importante, uno sforzo di pensare al futuro delle scuole sul nostro territorio, con una organizzazione che penso prevederà la possibilità di aggiustamenti all’interno del quadro che si è definito e che dovrà tenere conto di tutte le possibilità migliorative che ci saranno sulla base di un quadro di leggi che regolano l’istruzione, in continuo cambiamento.
Approvare un regolamento a colpi di maggioranza, con varie voci critiche, non solo quantitativamente ma qualitativamente, non nascondo che mi preoccupa. La scuola del Territorio dell’Unione ha bisogno di essere organizzata meglio, quindi la riorganizzazione va nella direzione giusta ma vanno costruite condizioni per consentire un maggior grado di condivisione del percorso intrapreso. Altrimenti una buona riorganizzazione rischia di partire con minor slancio di quello che deve avere un provvedimento di questa portata. Dopo la riorganizzazione formale, da domani comincia quella reale. Calata nella realtà dei nostri plessi e certo non meno importante.
CI VOGLIONO TRENI E ARRIVANO LE INTIMIDAZIONI ALLA STAMPA.
Sono già passati alcuni giorni dal caso del giornalista della “Gazzetta di Modena” Rino Filippin, che sul treno dei pendolari tra Carpi e Modena, quello sempre pieno e spesso in ritardo nelle ore di punta, mentre raccoglieva testimonianze dei viaggiatori alle prese con continui disservizi, è stato addocchiato da un capotreno di Trenitalia che ha fatto intervenire la Polizia a Modena per identificare il cronista. Anziché risposte ai disservizi da anni presenti sulla linea, con proteste civili, pacate e democratiche di chi vorrebbe semplicemente un treno con un numero di carrozze sufficienti e ragionevolmente in orario, adesso arrivano anche le intimidazioni soft, ma non meno sgradevoli di quelle esplicite. Il caso merita di essere davvero ricordato. Riporto di seguito la nota di solidarietà che ho scritto a Filippin sul suo blog con la quale gli esprimevo il parere a caldo su quell’episodio:
“Vicenda tristissima Sig. Filippin, e se i fatti si sono svolti con questa modalità, quella che era una situazione sgradevolissima ma pur sempre limitata al solo campo di clamorosi disservizi, ora i nervi cominciano a saltare e si confonde il diritto di cronaca per un reato di ordine pubblico. Ha fatto bene a segnalarlo. Se la cosa fosse capitata a un cittadino qualunque e non a un giornalista forse non l’avremmo mai neppure saputo. Brutto segnale. Consiglio una dose doppia di camomilla a quell’addetto FS. Pazienza se nonostante le proteste legittime e civili che si possono fare non avremo mai un servizio ferroviario o navetta tra Carpi e Modena degno di questo nome, ma non mi sarei mai aspettato una azione di questo tipo nelle nostre zone, pericolosamente somigliante a comportamenti abituali in Paesi che credevano lontani dove democrazia e libertà di espressione sono mere espressioni linguistiche. Piena solidarietà.mb”
“Vicenda tristissima Sig. Filippin, e se i fatti si sono svolti con questa modalità, quella che era una situazione sgradevolissima ma pur sempre limitata al solo campo di clamorosi disservizi, ora i nervi cominciano a saltare e si confonde il diritto di cronaca per un reato di ordine pubblico. Ha fatto bene a segnalarlo. Se la cosa fosse capitata a un cittadino qualunque e non a un giornalista forse non l’avremmo mai neppure saputo. Brutto segnale. Consiglio una dose doppia di camomilla a quell’addetto FS. Pazienza se nonostante le proteste legittime e civili che si possono fare non avremo mai un servizio ferroviario o navetta tra Carpi e Modena degno di questo nome, ma non mi sarei mai aspettato una azione di questo tipo nelle nostre zone, pericolosamente somigliante a comportamenti abituali in Paesi che credevano lontani dove democrazia e libertà di espressione sono mere espressioni linguistiche. Piena solidarietà.mb”
sabato 19 novembre 2011
CONSULTA MISTA ITALIANI-IMMIGRATI. GIUDICHIAMOLA DAI RISULTATI SU INTEGRAZIONE E PREVENZIONE DEI CONFLITTI
Annoto sul mio diario l'intervento di giovedì 17 Novembre 2011 sul regolamento della nuova consulta mista per l'immigrazione, che non dovrà essere solo una fotografia dell'esistente ma uno strumento dentro la società delle terre d'argfine per favorire l'integrazione degli stranieri nella società locale ed esercitare un ruolo significativo di mediazione e promozione della qualità della convivenza civile nei nostri territori di Carpi, Novi, Soliera e Campogalliano. Ecco il testo integrale:
"Sono pienamente a favore dell’istituzione di questa consulta. Credo però che in un occasione come questa si debba dire che va definitivamente messa in soffitta, nelle sue varie forme, la vecchia politica dell’accoglienza dei migranti, che ormai non sono più una novità ma un dato costante delle nostre comunità.
Per questo credo che un organismo come questo, sicuramente importante rispetto al nulla, alla mancanza di qualsiasi embrione di forma di rappresentanza di comunità e culture straniere che abbiamo avuto fino ad ora, con migliaia di persone che vivono accanto agli italiani, con centinaia di bambini e ragazzi che vivono accanto ai nostri figli nelle scuole, costituisca comunque un passo avanti.
Una fotografia aggiornata della situazione che però si limiti a riprodurre il mondo dell’associazionismo e degli addetti lavori dell’immigrazione, sommando molte buone, anzi buonissime intenzioni, rimandando forse ad una fase successiva lo sviluppo di politiche più incisive per la costruzione di forme di integrazione, credo sia una operazione condivisibile ma troppo timida.
Io vorrei che una consulta, realmente mista, non avesse come obiettivo principale un primo piano sul fenomeno dell’immigrazione ma vorrei che cominciasse, proprio perché mista, a mettere basi per la costruzione di una “Fabbrica”, di una cabina di regia, di una fornace di mattoni con la quale costruire la nostra comunità futura delle Terre d’Argine. Nelle quali io spero che il sentimento prevalente delle persone che vivono qui nei nostri territori sia il riconoscersi nelle nostre terre, partendo dalla constatazione che le culture, i popoli, le sensibilità, non possano essere cancellate, ma pur dando loro piena legittimità e rispetto, esse vanno ricondotte non ad un invito al fare ciascun gruppo etnico quel gli pare, ma riconoscere, nel territorio in cui si abita, il rispetto dovuto allo stato di diritto e alla parità di diritti e doveri che solo se rispettati in ugual misura, garantiscono a residenti delle terre d’argine da data più antica o recente, analoghi doveri e opportunità.
Non parlo evidentemente di diritti di cittadinanza per i quali è la legislazione nazionale o comunitaria che dovrà stabilire come si diventa italiani. In questa occasione possiamo però toccare con mano quanto siano arretrate, anti-storiche e tutt’altro che produttive le sole posizioni con le quali si dice che gli stranieri devono tornare a casa e basta o robe simili che ogni tanto sentiamo pronunciare.
Ha fatto bene l’amministrazione che ha steso questo regolamento a cercare di superare modelli di tentativi analoghi del passato con i quali, anche nella nostra provincia si è cercato di fare consulte inclusive nelle quali si andavano a cercare anche quei gruppi che non volevano farne parte o a creare modelli di consultazione, elezione e rappresentanza troppo simili ad elezioni vere o prematuri per fenomeni che non si erano ancora stabilizzati, negli scorsi anni , come quelli migratori.
Ebbene, ora siamo stabilizzati e dobbiamo provare ad osare qualcosa di più. In questo regolamento c’è già tutto il seme, di quel che potrebbe essere in futuro un organismo come questo, ma trovo che così come può essere anche apprezzabile l’architettura burocratica prevista dal regolamento, trovo che questa prefiguri orizzonti poco ambiziosi per una consulta che non è come quella dell’ambiente o del traffico o dello sport come abbiamo conosciuto nei nostri comuni
Mi chiedo ad esempio: deve poter avere un ruolo o no la nostra consulta per casi come quelli di Via Unione Sovietica a Carpi dove ci sono luoghi di preghiera che creano problemi di convivenza civile?
Può avere un ruolo o no per casi come quello del condominio di Via Martiri di Belfiore a Carpi dove si deve cercare di prevenire fenomeni di degrado che minano la coesione sociale se alcune famiglie non pagano le spese di riscaldamento ?
A che punto siamo nelle regole di armonizzazione dei regolamenti delle direzioni didattiche di concessione di locali scolastici per attività di associazioni di stranieri per evitare, a difesa della coesione sociale, perché non si abbia la percezione che vi siano regole diverse o troppa severità o troppo poca nei confronti di associazioni di cittadini non italiani?
Senza contare che la Consulta dovrebbe valorizzare le buone pratiche presenti sul territorio, come le cene condominiali pure esistenti nelle quali cittadini delle T/A, partecipano, pur nella diversità culturale, gli uni accanto agli altri, con uno spirito ben diverso rispetto alle feste multietniche del passato che raramente hanno costituito veri motori di integrazione e che qualche concittadino percepisce, sbagliando, ma restiamo ai fatti e alla percezione, come segnali di invasione o allargamento di culture altre. O altre attività di mediazione che, pur se molto difficili, come avvenuto recentemente a Carpi per il palazzo di Via Pietri, con una parte attiva dell’ente locale, hanno consentito di giungere a soluzioni dove sino a poco prima c’erano solo problemi
Proposte: se percorribili economicamente spero che gli atti possano essere tradotti anche in altre lingue, sul modello Ue. Abbiamo ragione se chiediamo che gli atti siano scritti, almeno, quelli più importanti e che ci riguardano, anche in Italiano e non solo in francese, inglese o tedesco…
Credo vadano perfezionati i meccanismi con i quali non si tengono nella consulta associazioni o gruppi che non ci vogliono stare o altri che ci vogliano stare fin troppo e che abbiano in mente campagne di supremazia nei confronti di altri gruppi, comunque contrari allo spirito di questa consulta.
E almeno infine, una rendicontazione non burocraticamente fredda ma partecipata e calda di quel che avverrà con questo strumento, indicando i mattoncini di integrazione che si ritiene di aver realizzato o intravisto.
Sono questi i motivi per i quali, plaudendo all’iniziativa ma spronando a volare più alto, visto l’ormai secolare esperienza di politiche di integrazione nel mondo, molte delle quali disponibili in rete a costi molto contenuti, a non accontentarsi di un buon regolamento formale.
L’assessore Zanni ha ricordato che si tratta solo di un punto di partenza. Io credo che questo sia l’atteggiamento giusto per evitare che la Consulta mista che sta per nascere, sia considerata una riedizione di altre consulte, e questa non è uguale alle altre consulte, o ancor peggio uno strumento che venga percepito o considerato come poco utile o estraneo alla società.
Marco Bagnoli – 17 novembre 2011
"Sono pienamente a favore dell’istituzione di questa consulta. Credo però che in un occasione come questa si debba dire che va definitivamente messa in soffitta, nelle sue varie forme, la vecchia politica dell’accoglienza dei migranti, che ormai non sono più una novità ma un dato costante delle nostre comunità.
Per questo credo che un organismo come questo, sicuramente importante rispetto al nulla, alla mancanza di qualsiasi embrione di forma di rappresentanza di comunità e culture straniere che abbiamo avuto fino ad ora, con migliaia di persone che vivono accanto agli italiani, con centinaia di bambini e ragazzi che vivono accanto ai nostri figli nelle scuole, costituisca comunque un passo avanti.
Una fotografia aggiornata della situazione che però si limiti a riprodurre il mondo dell’associazionismo e degli addetti lavori dell’immigrazione, sommando molte buone, anzi buonissime intenzioni, rimandando forse ad una fase successiva lo sviluppo di politiche più incisive per la costruzione di forme di integrazione, credo sia una operazione condivisibile ma troppo timida.
Io vorrei che una consulta, realmente mista, non avesse come obiettivo principale un primo piano sul fenomeno dell’immigrazione ma vorrei che cominciasse, proprio perché mista, a mettere basi per la costruzione di una “Fabbrica”, di una cabina di regia, di una fornace di mattoni con la quale costruire la nostra comunità futura delle Terre d’Argine. Nelle quali io spero che il sentimento prevalente delle persone che vivono qui nei nostri territori sia il riconoscersi nelle nostre terre, partendo dalla constatazione che le culture, i popoli, le sensibilità, non possano essere cancellate, ma pur dando loro piena legittimità e rispetto, esse vanno ricondotte non ad un invito al fare ciascun gruppo etnico quel gli pare, ma riconoscere, nel territorio in cui si abita, il rispetto dovuto allo stato di diritto e alla parità di diritti e doveri che solo se rispettati in ugual misura, garantiscono a residenti delle terre d’argine da data più antica o recente, analoghi doveri e opportunità.
Non parlo evidentemente di diritti di cittadinanza per i quali è la legislazione nazionale o comunitaria che dovrà stabilire come si diventa italiani. In questa occasione possiamo però toccare con mano quanto siano arretrate, anti-storiche e tutt’altro che produttive le sole posizioni con le quali si dice che gli stranieri devono tornare a casa e basta o robe simili che ogni tanto sentiamo pronunciare.
Ha fatto bene l’amministrazione che ha steso questo regolamento a cercare di superare modelli di tentativi analoghi del passato con i quali, anche nella nostra provincia si è cercato di fare consulte inclusive nelle quali si andavano a cercare anche quei gruppi che non volevano farne parte o a creare modelli di consultazione, elezione e rappresentanza troppo simili ad elezioni vere o prematuri per fenomeni che non si erano ancora stabilizzati, negli scorsi anni , come quelli migratori.
Ebbene, ora siamo stabilizzati e dobbiamo provare ad osare qualcosa di più. In questo regolamento c’è già tutto il seme, di quel che potrebbe essere in futuro un organismo come questo, ma trovo che così come può essere anche apprezzabile l’architettura burocratica prevista dal regolamento, trovo che questa prefiguri orizzonti poco ambiziosi per una consulta che non è come quella dell’ambiente o del traffico o dello sport come abbiamo conosciuto nei nostri comuni
Mi chiedo ad esempio: deve poter avere un ruolo o no la nostra consulta per casi come quelli di Via Unione Sovietica a Carpi dove ci sono luoghi di preghiera che creano problemi di convivenza civile?
Può avere un ruolo o no per casi come quello del condominio di Via Martiri di Belfiore a Carpi dove si deve cercare di prevenire fenomeni di degrado che minano la coesione sociale se alcune famiglie non pagano le spese di riscaldamento ?
A che punto siamo nelle regole di armonizzazione dei regolamenti delle direzioni didattiche di concessione di locali scolastici per attività di associazioni di stranieri per evitare, a difesa della coesione sociale, perché non si abbia la percezione che vi siano regole diverse o troppa severità o troppo poca nei confronti di associazioni di cittadini non italiani?
Senza contare che la Consulta dovrebbe valorizzare le buone pratiche presenti sul territorio, come le cene condominiali pure esistenti nelle quali cittadini delle T/A, partecipano, pur nella diversità culturale, gli uni accanto agli altri, con uno spirito ben diverso rispetto alle feste multietniche del passato che raramente hanno costituito veri motori di integrazione e che qualche concittadino percepisce, sbagliando, ma restiamo ai fatti e alla percezione, come segnali di invasione o allargamento di culture altre. O altre attività di mediazione che, pur se molto difficili, come avvenuto recentemente a Carpi per il palazzo di Via Pietri, con una parte attiva dell’ente locale, hanno consentito di giungere a soluzioni dove sino a poco prima c’erano solo problemi
Proposte: se percorribili economicamente spero che gli atti possano essere tradotti anche in altre lingue, sul modello Ue. Abbiamo ragione se chiediamo che gli atti siano scritti, almeno, quelli più importanti e che ci riguardano, anche in Italiano e non solo in francese, inglese o tedesco…
Credo vadano perfezionati i meccanismi con i quali non si tengono nella consulta associazioni o gruppi che non ci vogliono stare o altri che ci vogliano stare fin troppo e che abbiano in mente campagne di supremazia nei confronti di altri gruppi, comunque contrari allo spirito di questa consulta.
E almeno infine, una rendicontazione non burocraticamente fredda ma partecipata e calda di quel che avverrà con questo strumento, indicando i mattoncini di integrazione che si ritiene di aver realizzato o intravisto.
Sono questi i motivi per i quali, plaudendo all’iniziativa ma spronando a volare più alto, visto l’ormai secolare esperienza di politiche di integrazione nel mondo, molte delle quali disponibili in rete a costi molto contenuti, a non accontentarsi di un buon regolamento formale.
L’assessore Zanni ha ricordato che si tratta solo di un punto di partenza. Io credo che questo sia l’atteggiamento giusto per evitare che la Consulta mista che sta per nascere, sia considerata una riedizione di altre consulte, e questa non è uguale alle altre consulte, o ancor peggio uno strumento che venga percepito o considerato come poco utile o estraneo alla società.
Marco Bagnoli – 17 novembre 2011
venerdì 4 novembre 2011
INTERROGAZIONE SULLA SITUAZIONE ECONOMICA DELLE ASSOCIAZIONI E SOCIETA’ SPORTIVE DEL TERRITORIO.
Nei giorni scorsi ho depositato questa interrogazione. Mi sembra che possa essere utile visto che da più parti, in città e non solo, mi pare molto più vistosamente a Modena, si stanno manifestando crescenti difficoltà economiche delle società sportive e delle associazioni. In questo momento soffrono tutti ma credo che un punto della situazione da parte dell'assessorato competente, per il ruolo che le società sportive svolgono per il mantenimento della coesione sociale, non possa essere che opportuno. Ecco il testo dell'interrogazione.
Al Presidente del Consiglio Comunale
Al Sig. Sindaco
Alla Giunta
Carpi, 28 Ottobre 2011
INTERROGAZIONE SULLA SITUAZIONE ECONOMICA DELLE ASSOCIAZIONI E SOCIETA’ SPORTIVE DEL TERRITORIO.
Il sottoscritto Consigliere comunale, con la presente interrogazione, ritenendo di fondamentale importanza per il territorio, la sua coesione sociale, le famiglie e la cittadinanza in genere, il ruolo svolto dalle associazioni e società sportive, alle prese con la crisi economica e grandi cambiamenti organizzativi dovuti all’andamento demografico e a nuovi stili di vita, a seguito di numerosi articoli di stampa nei quali si descrivono crescenti difficoltà per molti sodalizi, nel territorio comunale e in quelli vicini, sono richiedere:
- se l’ Amministrazione sia al corrente di queste difficoltà di molte associazioni e gruppi sportivi
- se queste fenomeni abbiano avuto ripercussioni nell’attività degli uffici dell’ente che si occupano di cultura e di sport e tempo libero
- se siano allo studio iniziative, di concerto con i sodalizi cittadini, per prevenire, contrastare e aiutare questo genere di difficoltà
- se la situazione economica generale e dell’ente locale possa mettere a rischio le politiche per lo sport e il benessere adottate negli ultimi anni dall’amministrazione.
Con osservanza.
Marco Bagnoli – Consigliere Comunale Pd
Al Presidente del Consiglio Comunale
Al Sig. Sindaco
Alla Giunta
Carpi, 28 Ottobre 2011
INTERROGAZIONE SULLA SITUAZIONE ECONOMICA DELLE ASSOCIAZIONI E SOCIETA’ SPORTIVE DEL TERRITORIO.
Il sottoscritto Consigliere comunale, con la presente interrogazione, ritenendo di fondamentale importanza per il territorio, la sua coesione sociale, le famiglie e la cittadinanza in genere, il ruolo svolto dalle associazioni e società sportive, alle prese con la crisi economica e grandi cambiamenti organizzativi dovuti all’andamento demografico e a nuovi stili di vita, a seguito di numerosi articoli di stampa nei quali si descrivono crescenti difficoltà per molti sodalizi, nel territorio comunale e in quelli vicini, sono richiedere:
- se l’ Amministrazione sia al corrente di queste difficoltà di molte associazioni e gruppi sportivi
- se queste fenomeni abbiano avuto ripercussioni nell’attività degli uffici dell’ente che si occupano di cultura e di sport e tempo libero
- se siano allo studio iniziative, di concerto con i sodalizi cittadini, per prevenire, contrastare e aiutare questo genere di difficoltà
- se la situazione economica generale e dell’ente locale possa mettere a rischio le politiche per lo sport e il benessere adottate negli ultimi anni dall’amministrazione.
Con osservanza.
Marco Bagnoli – Consigliere Comunale Pd
venerdì 28 ottobre 2011
IO, CARPIGIANO DEL PD, SENZA CORRENTE
E adesso come faccio? All’ultimo congresso ero bersaniano. Alle europee ho dato il voto di preferenza alla Serracchiani che stava più dalla parte di Franceschini, mi piacciono molte cose che dice Renzi, soprattutto quando attenua il furore “generazionale” ammettendo che si possa avere un po’ di cervello anche se si superano i 35 anni, altrimenti avrei dovuto programmare in fretta il mio suicidio visto che ne ho compiuti da poco 50; mi piace molto, anche se eletto per un soffio, il Sindaco di Bologna (Bersaniano?) che sta facendo una specie di rivoluzione-rottamazione costruendo sul campo, partendo da una solida esperienza politica e da un forte senso di appartenenza al territorio ( anche se è di origini campane a tratti mi sembra più bolognese lui del dottor Balanzone ) un nuovo modello di governo locale nel quale il pubblico accetta di rinunciare al suo primato, anche perché non se lo può più permettere, accettando che i servizi possano essere svolti dal privato o privato sociale, a costi standard, che garantiscano il loro mantenimento, però con potere vero di indirizzo e di controllo di qualità del pubblico. Bella scommessa! Ma è di qui che passa il futuro delle nostre città e del nuovo modello emiliano. Mi trovo sempre d’accordo con quello che dice Follini ( Sostenitore di Bersani al congresso ), cattolico e responsabile della comunicazione del partito ma mi sembrano due belle intelligenze, con punti di forza e di debolezza, anche i tanto vituperati D’Alema e Veltroni. Un bel guaio! Allora cosa sono? Sarà colpa della mia insanabile vocazione al cerchiobottismo ( direbbe chi vede il bicchiere mezzo vuoto ) o della capacità di sintesi alla ricerca di equilibri più avanzati ( direbbero quelli più inclini al mezzo pieno ). Fanciullescamente avevo sempre pensato che la ricchezza di intelligenze, di contributi, di punti di vista, fatta salva l’onestà intellettuale, dovessero rappresentare sempre un vantaggio nell’organizzazione di cui si fa parte ( che sia la famiglia, l’azienda o la polisportiva…) . Dagli spifferi comunicativi e dalla lettura dei giornali delle ultime settimane pare invece che i ”Idee” faccia rima con “personalismi” e che la ditta in realtà sia una specie di “mostro” con 17-18 succursali sempre sull’orlo di una crisi di identificazione con la casa madre. Nelle aziende una situazione del genere sarebbe intollerabile, ma per fortuna le leggi della rappresentanza e della vita politica funzionano in modo diverso e il Pd è possibile, per quanto posso dire qui e ora a Carpi, rispetto a questa regole in vigore in altri contesti. Allora, per concludere, siccome non so chi sono, ma in giro ci sono molti altri che sono più furbi di me e lo sanno perfettamente, consapevole che dichiarandomi partigiano del Pd e basta, rischio, ma non credo, di finire come l’ultimo giapponese di qualche atollo del Pacifico, ripiego sull’unico certezza che nulla potrà mai scalfire, cioè il fatto che il primo motore dell’attività di volontariato sociale politico che sto facendo, è il fatto di sentire dentro di me l’insopprimibile senso di appartenenza a questa comunità e di essere carpigiano. Un pò patetico, lo so, ma incredibilmente, almeno per me, visceralmente vero. E chi condivide sinceramente questi valori troverà sempre piena collaborazione da parte mia.
Marco Bagnoli – Consigliere Pd
Comune di Carpi e Unione Terre d’Argine
Marco Bagnoli – Consigliere Pd
Comune di Carpi e Unione Terre d’Argine
NUOVE POLITICHE ABITATIVE PER CONTRASTARE LA REDISTRIBUZIONE INIQUA DELLA RICCHEZZA
Ecco il testo del mio breve intervento in consiglio comunale a Carpi alla presentazione del progetto "La Casa nella rete":
Ho apprezzato molto la relazione che fotografa a pieno la complessità della "situazione per l’accesso agevolato alla casa pubblica
Pieno utilizzo della molteplicità di strumenti potenzialmente adottabili, capacità delle istituzioni locali di usare bene il mix per la messa a punto di politiche pubbliche efficaci, aiutare chi ha davvero bisogno con modalità più sofisticate per stabilirlo, si chiami quoziente familiare, adeguamento delle certificazioni ISEE o messa in rete di tutte le informazioni personali disponibili per i richiedenti, l’obiettivo deve essere quello di definire un quadro di regole entro le quali valutare meglio, e con revisioni periodiche, le priorità per tutti i cittadini residenti che contribuiscono alla vita di un determinato territorio.
Vanno in questa direzione, a mio parere, criteri per l’assegnazione di alloggi pubblici, come quello, così detto “contributivo”, con il quale, in base all’anzianità di residenza, si riconosce il contributo che il cittadino residente ha dato alla comunità, adottando questo come uno dei requisiti tra altri, non come la discriminante per l’ottenimento degli alloggi pubblici. Quindi chi ha temuto in passato che adottare anche questo criterio significasse sposare il criterio etnico tout court , preoccupazione legittima, non aveva in realtà motivo di preoccuparsi più di tanto.
Credo che in questo ambito, come dimostrano le riflessioni che si stanno facendo in una città importante e simbolo come Bologna si possa aprire una fase nuova nel rapporto tra pubblico e privati in termine di sussidiarietà. Non uso questo termine come un mantra, mi riferisco alle possibilità da ampliare di collaborazione tra pubblico e privato, a costi sostenibili per dare servizi di pubblica utilità, con un ruolo prevalente del pubblico di controllore della qualità e del rispetto delle regole.
Con questo non si vuole dire che l’ente locale o l’Unione delle Terre d’Argine che ha la competenza sull’edilizia residenziale pubblica e sulle politiche abitative in genere, debbano rinunciare ad un impegno su questo fronte. Sostengo che in futuro, nella voce Sociale e Scuola che ha sempre rappresentato la spina dorsale del bilancio del nostro ente, bisognerà trovare il modo di ritagliare uno spazio più ampio per le politiche abitative. L’amministrazione ci dirà con quali modalità: se attraverso quelle già note e ampiamente utilizzate in passato come le aree Peep o forme di collaborazione con il privato o attività di housing sociale come il quadro normative consente con altre forme. La mia impressione che è dall’utilizzo con professionalità e creatività buona, non di facciata, dei nuovi strumenti normativi, più che da acquisti diretti o da utilizzo di incerti avanzi di bilancio che potrà derivare un nuovo dinamismo dell’ente locale e dell’Unione delle Terre d’Argine in questo settore di straordinaria importanza."
Ho apprezzato molto la relazione che fotografa a pieno la complessità della "situazione per l’accesso agevolato alla casa pubblica
Pieno utilizzo della molteplicità di strumenti potenzialmente adottabili, capacità delle istituzioni locali di usare bene il mix per la messa a punto di politiche pubbliche efficaci, aiutare chi ha davvero bisogno con modalità più sofisticate per stabilirlo, si chiami quoziente familiare, adeguamento delle certificazioni ISEE o messa in rete di tutte le informazioni personali disponibili per i richiedenti, l’obiettivo deve essere quello di definire un quadro di regole entro le quali valutare meglio, e con revisioni periodiche, le priorità per tutti i cittadini residenti che contribuiscono alla vita di un determinato territorio.
Vanno in questa direzione, a mio parere, criteri per l’assegnazione di alloggi pubblici, come quello, così detto “contributivo”, con il quale, in base all’anzianità di residenza, si riconosce il contributo che il cittadino residente ha dato alla comunità, adottando questo come uno dei requisiti tra altri, non come la discriminante per l’ottenimento degli alloggi pubblici. Quindi chi ha temuto in passato che adottare anche questo criterio significasse sposare il criterio etnico tout court , preoccupazione legittima, non aveva in realtà motivo di preoccuparsi più di tanto.
Credo che in questo ambito, come dimostrano le riflessioni che si stanno facendo in una città importante e simbolo come Bologna si possa aprire una fase nuova nel rapporto tra pubblico e privati in termine di sussidiarietà. Non uso questo termine come un mantra, mi riferisco alle possibilità da ampliare di collaborazione tra pubblico e privato, a costi sostenibili per dare servizi di pubblica utilità, con un ruolo prevalente del pubblico di controllore della qualità e del rispetto delle regole.
Con questo non si vuole dire che l’ente locale o l’Unione delle Terre d’Argine che ha la competenza sull’edilizia residenziale pubblica e sulle politiche abitative in genere, debbano rinunciare ad un impegno su questo fronte. Sostengo che in futuro, nella voce Sociale e Scuola che ha sempre rappresentato la spina dorsale del bilancio del nostro ente, bisognerà trovare il modo di ritagliare uno spazio più ampio per le politiche abitative. L’amministrazione ci dirà con quali modalità: se attraverso quelle già note e ampiamente utilizzate in passato come le aree Peep o forme di collaborazione con il privato o attività di housing sociale come il quadro normative consente con altre forme. La mia impressione che è dall’utilizzo con professionalità e creatività buona, non di facciata, dei nuovi strumenti normativi, più che da acquisti diretti o da utilizzo di incerti avanzi di bilancio che potrà derivare un nuovo dinamismo dell’ente locale e dell’Unione delle Terre d’Argine in questo settore di straordinaria importanza."
martedì 18 ottobre 2011
PARTECIPAZIONE E DEMOCRAZIA LOCALE TRA MOZIONI ON LINE E QUORUM REFERENDARI
La discussione sull’attuazione anche in modalità on line della possibilità della presentazione di mozioni da parte di un certo numero di cittadini e sulle modalità di referendum comunali, resa possibile dalla presentazione di ordini del giorno del gruppo consiliare “5 Stelle-Beppe Grillo- Rifondazione Comunista”, è stata una buona occasione per il Consiglio comunale di Carpi di riflettere su questi aspetti specifici e sulle nuove opportunità di partecipazione democratica dei cittadini alla vita degli enti locali, consentita dallo sviluppo delle nuove tecnologie. Riassumo in breve il mio contributo a questa discussione che personalmente trovo molto stimolante. Per la possibilità di studiare modalità on line di presentazione di mozioni da parte di cittadini, io ritengo che, in generale, si debba avere fiducia nelle opportunità date delle nuove tecnologie. Non bisogna però farne un dogma e occorre studiare bene gli aspetti tecnici e organizzativi che consentano di mettere in maggior comunicazione l’ente locale e i cittadini, aumentando il grado di partecipazione evitando però che possano esserci usi fraudolenti o scorretti di questi strumenti. Pur ritenendo questi aspetti importanti non va dimenticato di ribadire che l’istituzione con il maggior grado di rappresentatività del Comune, perché eletto a suffragio universale e con le preferenze, è certamente il Consiglio comunale, il cui ruolo non va sminuito o sottovalutato. E non bisogna scordare che non tutta la popolazione si esprime con il computer, e non parlo solo di differenze anagrafiche. Il documento, anche con il mio voto, pur con queste precisazioni e con la richiesta di una fase approfondita di studio, è stato approvato. Respinto invece il documento relativo a proposte di referendum e a forme diverse di consultazione dei cittadini, con una discussione imperniata principalmente sull’utilità o meno di mantenere un quorum di firme anche per i referendum locali. Ribadendo che non bisogna mai dimenticare il ruolo del consiglio come espressione della rappresentanza voluta dai cittadini elettori, ho detto che a mio parere il quorum, pur essendoci in Italia o nel mondo altre forme referendarie senza, resta indispensabile. Che senza quorum, in Italia, vi è il rischio che gruppi di minoranze motivate e con pareri legittimi possano imporre il loro parere alle maggioranze. Le quali anche se non partecipano al voto, non possono essere giudicate amorfe, silenti o private del loro diritto o meno a manifestare un parere. Sarebbe come se in consiglio si potesse votare solo a favore o contro e l’astensione non avesse valore alcuno. E poi Carpi non mi pare davvero un luogo dove le idee, tutte le idee, non possano trovare cittadinanza, attenzione da parte dei media o strumenti e forme per essere diffuse. Quindi, per me, pur se si può discutere di numero di firme per farli convocare o di regole per organizzarli, il quorum referendario comunale sta bene dov’è . E bisogna stare attenti, per l’equilibrio delle istituzioni e per assicurare alle comunità la continuità di governo, poi da sottoporre al giudizio degli elettori, a rendere troppo facile l’accesso, con il rischio di rendere meno vincolante il voto del consiglio comunale, la cui legittimità e autorevolezza deriva proprio dall’essere stato votato dalla stragrande maggioranza di tutti i cittadini. E le cui decisioni non possono essere invalidate continuamente, con quorum o soglie troppo basse, dalle iniziative di una minoranza, per quanto qualificata essa possa essere, alla quale viene garantita ugualmente, nel rispetto delle regole, la possibilità di esprimere il proprio pensiero
SANITA’, FIRMATO IL PAL. MA I TERRITORI NON RINUNCINO A VIGILARE.
Ok la forma, Piano attuativo della sanità provinciale approvato. Ma non si rinunci alla sostanza e all’impegno dei territori per vigilare, con spirito costruttivo, sulle modalità con le quali le linee guida del Piano verranno declinate sui territori. E’ chiaro che la sanità extra-large che abbiamo conosciuto negli scorsi decenni, con il massimo dei servizi per tutti in modo generalizzato non potremo continuare a riprodurlo, per i noti vincoli economici e le profonde trasformazioni sociali e organizzative nelle quali siamo immersi. Il principio anche qui sarà che i servizi devono essere garantiti al massimo per chi ha di meno e chi ha di più dovrà contribuire maggiormente. Ora il tema, di straordinaria complessità, al cuore del problema delle riduzione delle disuguaglianze nel nostro tempo, con la costruzione di modelli di erogazione dei servizi che siano più equi, lancia una sfida di straordinaria responsabilità per le classi dirigenti del servizio sanitario, per le comunità e i loro amministratori ( a proposito, forza Sindaco Campedelli e assessore Bellelli per la mission in corso, davvero non da poco…. ). Le prime dovranno garantire più efficienza ed efficacia, evitando soluzioni organizzative solo incentrate sui costi, evitando rischi di tagli lineari alla “Tremonti” che danno pochi benefici e distruggono talento e risorse umane che vanno al di là dei puri indicatori economici. I tecnici poi, e questa sarà la grande responsabilità della politica, non dovranno essere lasciati soli e dovranno essere esperti al servizio del bene comune delle comunità. Non per nostalgie della sanità con i comitati di gestione dei politici che attuarono la prima fase della riforma sanitaria alla fine degli anni 70, ma per recuperare un adeguato peso dei territori nell’organizzazione dei servizi, quello che si sta dimostrando il tallone d’Achille di questo Pal, Per i territori dunque e i Comitati locali, se riusciranno ad essere sinceramente interpreti di queste esigenze, zigzagando tra i rischi di vetero campanilismo rivendicazionista o di strumentalizzazione politica, il lavoro importante da fare comincia ora. Benissimo il nuovo reparto di radioterapia ma come si fa a non avere in ordine le sale operatorie in una città come Carpi? Mettiamocela tutta per obiettivi concreti come questi, per quanto ognuno possa fare nel proprio ruolo o come semplice ma straordinariamente importante impegno civico.
DISSERVIZIO CONTINUO PER IL TRENO CARPI-MODENA. ALMENO MULTIAMOLI!
Forse non ce la faremo mai, come istituzioni pubbliche, in questo pienamente uguali e in sintonia con i cittadini-utenti, a ottenere garanzie per un servizio decente e continuativo senza intoppi nella linea tra Carpi e Modena. Che si tratti di servizio Trenitalia o Fer, con la presenza o meno di convenzioni o contratti di servizio, che se ne parli in Consiglio o nelle commissioni consiliari con i rappresentanti di Trenitalia o Fer, mai insieme (Sic!) c’è sempre solo o l’uno o l’altro, che si vada o meno a protestare “indignati” davanti a qualche sede regionale, pare sempre che il muro di gomma e di incapacità a far muovere i treni in orario sia più forte di qualsiasi altra cosa. Anche io mi iscrivo al gruppo di coloro che dicono, visto che le cose stanno così, accontentiamoci almeno di qualche micro-garanzia, sempre che sia possibile averla, di treni in orario nelle fasce principali di spostamento dei pendolari e non dico lasciar perdere il resto, ma concentrare le energie organizzative su questi aspetti. Aggiungo però, almeno per non perdere completamente di vista lo stato di diritto nel quale dovremmo vivere, che dovrebbero essere applicate pienamente le sanzioni, pecuniarie e normative che dovrebbero essere previste nelle convenzioni o contratti di servizio per i servizi pubblici che FER o Trenitalia hanno in essere con la Regione Emilia Romagna. Se non ci sentono con gli ordini del giorno e con i sit-in, proviamo con il portafoglio. Ammesso che sia rimasto qualche spicciolo.
domenica 2 ottobre 2011
VERSO IL REFERENDUM PER UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE. ARIA NUOVA, BASTA PORCELLUM
E pensare che qualche furbacchione pensa di anticipare il voto al 2012 per tornare a votare con lo stesso sistema che consente alle oligarchie di partito di scegliere i candidati senza passare direttamente dai cittadini. Tutto ormai è possibile in questo nostro povero Paese ma la raccolta di firme a tempo di record comunicata in questi giorni rappresenta un bel calcio negli stinchi a chi preferisce modelli del tipo “non disturbate il manovratore” rispetto ad un rapporto il più diritto possibile tra eletti ed elettori, con questi ultimi che dicono chi deve essere il candidato, non che si beccano quello che hanno deciso più o meno legittimamente i componenti di qualche “cerchio magico” o direttorio o notabilato. Questa raccolta firme sprint, che speriamo ci porti dritto ad una legge elettorale più equa ci dice anche questo, che senza un canale diretto tra elettori ed eletti e forme evidenti con le quali si manifesti la volontà dei cittadini tra elettori ed eletti, non si va da nessuna parte. Anzi, senza una roba così, per le scelte nazionali e locali, si va a sbattere. Contro il muro degli elettori, che cambiali in bianco non le firmano per nessuno.
venerdì 30 settembre 2011
DIBATTITI E PREGIUDIZI POLITICI. LE MIE DOMANDE PLEONASTICHE SULL’ATTUAZIONE DEL PREVENTIVO 2011.
Mi scuso con i consiglieri di minoranza se qualcuno si è offeso. Se fare domande terra terra, strettamente tecniche, da non addetto ai lavori, in piena libertà e onestà intellettuale, su un tema complesso come la “Ricognizione sullo stato di attuazione dei programmi ai sensi dell’articolo 193 del Decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, assestamento al Bilancio di previsione 2011, destinazione dell’avanzo di amministrazione 2010 e variazione al Piano poliennale degli investimenti e della Relazione previsionale e programmatica 2011/2013” significa solo fare i portaborse della Giunta o fare domande stupide, mi scuso con gli esperti e i soloni di turno per averli costretti a sentire le “banalità” sulle quali chiedevo chiarimenti. Le domande, in sintesi, erano: quale impatto tecnico, positivo o negativo ha prodotto il primo anno di applicazione delle norme sul federalismo fiscale? Si conferma che nonostante il calo delle spese per il personale i servizi sono stati mantenuti al livello precedente? Lo storno di 68.000 Euro alla voce sport e benessere per la gestione delle palestre a cosa è dovuto? Per quali motivi si è scelto di verificare a Novembre l’andamento delle contravvenzioni? Le entrate derivanti dalle concessioni edilizie che quest’anno finanziano la rata per il progetto piscina sono state in linea con le previsioni? Giudichino i carpigiani dell’inutilità di questi quesiti a cominciare da quelli che hanno espresso il voto di preferenza nei miei confronti per dare un contributo all’attività di Palazzo Scacchetti. Dove credo che, specialmente in Consiglio, accanto al diritto di critica debba continuare ad avere pieno diritto di cittadinanza anche quello di esprimere pareri o fare domande o interventi. Che ognuno ha diritto di fare con il suo stile. Appunto.
mercoledì 28 settembre 2011
CONSULTA MISTA ITALIANI-IMMIGRATI PER L’INTEGRAZIONE E LA CONVIVENZA CIVILE
Sono ormai iniziati gli incontri, le riunioni, le presentazioni, i tavoli di confronto per giungere alla costituzione di una Consulta Mista italiani-immigrati, in sede di Unione delle Terre d’Argine, della quale potranno entrare a far parte le organizzazioni e/o associazioni che lo richiederanno e che avranno adeguati titoli di rappresentatività. Con queste brevi note, senza pretesa di esaustività e possibilità costante e successive di adeguamento e integrazione, vorrei contribuire al dibattito che si è aperto sul nostro territorio su questi aspetti.
- Si deve fare attenzione a costruire un regolamento che non abbia una impostazione troppo tradizionale fondata unicamente o principalmente sui temi dell’accoglienza senza riferimenti alla necessità del rispetto delle regole e della necessità di favorire la convivenza civile. Occorre introdurre più fattori bilaterali rispetto a quelli di tipo unidirezionale, cioè su quello che noi vogliamo dare agli immigrati. Non bisogna mai perdere di vista che il nostro obiettivo deve essere il funzionamento e la coesione della comunità intera presente sul territorio. Tutti quelli che sono presenti, pur nella pluralità irriducibile di culture, devono osservare le regole fondamentali di convivenza, altrimenti si mette a rischio la coesione sociale e si alimenta il conflitto e la lotta tra culture per la supremazia dell’una sull’altra. Noi dobbiamo fare la fabbrica degli italiani, o dei “carpigiani”, favorire chi crede nei valori fondanti della nostra comunità e dei vantaggi che il rispetto di regole condivise da a tutti quelli che vivono qui.
- Anche se il regolamento sarà predisposto o stampato non solo in italiano ma anche, presumo, nelle lingue principali dei residenti nel nostro territorio vorrei sottolineare che, a mio parere, la conoscenza della lingua e di aspetti di base della cultura italiana debba essere ritenuta valore distintivo per la partecipazione ai lavori della consulta ed eventuali altri strumenti che saranno individuati per favorire le azioni di integrazione degli stranieri presenti sul territorio. Questa esigenza, naturale per il funzionamento della Consulta mista stessa, non va intesa come concessione a posizioni culturali xenofobe o sensibili a toni razzisti ma come condizioni per il funzionamento concreto della Consulta stessa che, va sempre ribadito, non è composta solo da rappresenti di comunità straniere, ma da quelle italiane e da quelle straniere. L’’obiettivo di fondo resta quello della miglior integrazione possibile.
- Secondo me si devono privilegiare i gruppi che si dichiarano, a parola e nei fatti, a favore della costruzione e del rispetto di regole condivise. Prevedere azioni di verifica periodica e comunque costante della reale rappresentatività di chi chiede di far parte della consulta, per evitare che l’istituzione possa essere strumentalizzata da un lato e poco incisiva dall’altra
- Spiegare, nell’ambito delle azioni informative verso gli italiani e gli stranieri che dovranno essere identificate e/o provate, che non si tratta di dar entrare gli stranieri dalla porta di servizio con un escamotage ma che nella consulta sono fortemente rappresentate tutte le espressioni della società civile locale e che il rischio che la commissione diventi un cavallo di Troia per ambizioni o conquiste di spazi per qualcuno, è tenuto sotto controllo, limitato e tenuto presente. Così come devono essere ben presenti i vantaggi che una azione inclusiva di una quota rilevante della popolazione residente, se ben fatta, presenta più opportunità che rischi.
- Chiarire bene che questo regolamento riguarda il funzionamento della Consulta, non è la concessione della cittadinanza agli immigrati che è regolamentata dalle leggi nazionali .
- Nel regolamento si dovrebbero prendere impegni precisi, da parte di chi aderisce e dell’ente, per dare informazione periodica alle comunità di riferimento.
- Si deve fare attenzione a costruire un regolamento che non abbia una impostazione troppo tradizionale fondata unicamente o principalmente sui temi dell’accoglienza senza riferimenti alla necessità del rispetto delle regole e della necessità di favorire la convivenza civile. Occorre introdurre più fattori bilaterali rispetto a quelli di tipo unidirezionale, cioè su quello che noi vogliamo dare agli immigrati. Non bisogna mai perdere di vista che il nostro obiettivo deve essere il funzionamento e la coesione della comunità intera presente sul territorio. Tutti quelli che sono presenti, pur nella pluralità irriducibile di culture, devono osservare le regole fondamentali di convivenza, altrimenti si mette a rischio la coesione sociale e si alimenta il conflitto e la lotta tra culture per la supremazia dell’una sull’altra. Noi dobbiamo fare la fabbrica degli italiani, o dei “carpigiani”, favorire chi crede nei valori fondanti della nostra comunità e dei vantaggi che il rispetto di regole condivise da a tutti quelli che vivono qui.
- Anche se il regolamento sarà predisposto o stampato non solo in italiano ma anche, presumo, nelle lingue principali dei residenti nel nostro territorio vorrei sottolineare che, a mio parere, la conoscenza della lingua e di aspetti di base della cultura italiana debba essere ritenuta valore distintivo per la partecipazione ai lavori della consulta ed eventuali altri strumenti che saranno individuati per favorire le azioni di integrazione degli stranieri presenti sul territorio. Questa esigenza, naturale per il funzionamento della Consulta mista stessa, non va intesa come concessione a posizioni culturali xenofobe o sensibili a toni razzisti ma come condizioni per il funzionamento concreto della Consulta stessa che, va sempre ribadito, non è composta solo da rappresenti di comunità straniere, ma da quelle italiane e da quelle straniere. L’’obiettivo di fondo resta quello della miglior integrazione possibile.
- Secondo me si devono privilegiare i gruppi che si dichiarano, a parola e nei fatti, a favore della costruzione e del rispetto di regole condivise. Prevedere azioni di verifica periodica e comunque costante della reale rappresentatività di chi chiede di far parte della consulta, per evitare che l’istituzione possa essere strumentalizzata da un lato e poco incisiva dall’altra
- Spiegare, nell’ambito delle azioni informative verso gli italiani e gli stranieri che dovranno essere identificate e/o provate, che non si tratta di dar entrare gli stranieri dalla porta di servizio con un escamotage ma che nella consulta sono fortemente rappresentate tutte le espressioni della società civile locale e che il rischio che la commissione diventi un cavallo di Troia per ambizioni o conquiste di spazi per qualcuno, è tenuto sotto controllo, limitato e tenuto presente. Così come devono essere ben presenti i vantaggi che una azione inclusiva di una quota rilevante della popolazione residente, se ben fatta, presenta più opportunità che rischi.
- Chiarire bene che questo regolamento riguarda il funzionamento della Consulta, non è la concessione della cittadinanza agli immigrati che è regolamentata dalle leggi nazionali .
- Nel regolamento si dovrebbero prendere impegni precisi, da parte di chi aderisce e dell’ente, per dare informazione periodica alle comunità di riferimento.
sabato 17 settembre 2011
ATTIRARE INVESTIMENTI PRODUTTIVI
Al Presidente del Consiglio Comunale
Al Sig. Sindaco
Alla Giunta
Carpi, 8 settembre 2011
INTERROGAZIONE SULLE POLITICHE PER ATTIRARE INVESTIMENTI PRODUTTIVI SUL TERRITORIO. SITUAZIONE E PROSPETTIVE
Il sottoscritto Consigliere comunale, con la presente interrogazione, facendo proprie le preoccupazioni presenti sul territorio per la situazione economica, nella quale oltre a diverse imprese che stanno reagendo alla crisi e ottengono buoni risultati con mantenimento o anche incremento del numero di addetti, altre aziende piccole e medie versano in variegate difficoltà e ritenendo di fondamentale importanza per il territorio azioni mirate per la sua promozione come area, capace di attirare investimenti per insediamenti di nuove imprese dato l’alto livello di servizi e competenze umane presenti, per quanto di competenza dell’ente locale, sono a richiedere:
- Quale sia attualmente la situazione del territorio comunale, per quanto risulti da richieste di insediamenti o semplici richieste di informazioni pervenute agli uffici quanto a capacità di attirare nuove imprese
- Quali siano i settori economici dai quali queste richieste o interessamenti sono venuti per insediamenti o nuove forme di investimenti sul territorio
- Se siano in corso iniziative di marketing territoriale di questo tipo per l’area carpigiana, se siano state svolte in proprio dal Comune o attivando sinergie con altri soggetti istituzionali o privati presenti sul territorio e quali prime indicazioni o risultati ne siano scaturiti.
- Quale sia lo stato di utilizzo, per quanto è a conoscenza dell’Amministrazione, del patrimonio edilizio produttivo della città e quale sia l’orientamento dell’ente locale per far fronte a questo tipo di fenomeno per agevolare il loro riutilizzo o forme di riconversione .
- Se siano in atto o allo studio forme di coordinamento e collaborazione tra i Comuni delle Terre d’Argine anche in un ottica di politica di attrazione di imprese su area vasta, se siano state valutate economie di scala in questo ambito o se si ritiene che per un territorio come quello di Carpi, allo stato attuale sia più opportuno proseguire con una azione pienamente autonoma in termini di politiche per gli interventi economici
Con osservanza.
Marco Bagnoli – Gruppo Consigliare Pd
Al Sig. Sindaco
Alla Giunta
Carpi, 8 settembre 2011
INTERROGAZIONE SULLE POLITICHE PER ATTIRARE INVESTIMENTI PRODUTTIVI SUL TERRITORIO. SITUAZIONE E PROSPETTIVE
Il sottoscritto Consigliere comunale, con la presente interrogazione, facendo proprie le preoccupazioni presenti sul territorio per la situazione economica, nella quale oltre a diverse imprese che stanno reagendo alla crisi e ottengono buoni risultati con mantenimento o anche incremento del numero di addetti, altre aziende piccole e medie versano in variegate difficoltà e ritenendo di fondamentale importanza per il territorio azioni mirate per la sua promozione come area, capace di attirare investimenti per insediamenti di nuove imprese dato l’alto livello di servizi e competenze umane presenti, per quanto di competenza dell’ente locale, sono a richiedere:
- Quale sia attualmente la situazione del territorio comunale, per quanto risulti da richieste di insediamenti o semplici richieste di informazioni pervenute agli uffici quanto a capacità di attirare nuove imprese
- Quali siano i settori economici dai quali queste richieste o interessamenti sono venuti per insediamenti o nuove forme di investimenti sul territorio
- Se siano in corso iniziative di marketing territoriale di questo tipo per l’area carpigiana, se siano state svolte in proprio dal Comune o attivando sinergie con altri soggetti istituzionali o privati presenti sul territorio e quali prime indicazioni o risultati ne siano scaturiti.
- Quale sia lo stato di utilizzo, per quanto è a conoscenza dell’Amministrazione, del patrimonio edilizio produttivo della città e quale sia l’orientamento dell’ente locale per far fronte a questo tipo di fenomeno per agevolare il loro riutilizzo o forme di riconversione .
- Se siano in atto o allo studio forme di coordinamento e collaborazione tra i Comuni delle Terre d’Argine anche in un ottica di politica di attrazione di imprese su area vasta, se siano state valutate economie di scala in questo ambito o se si ritiene che per un territorio come quello di Carpi, allo stato attuale sia più opportuno proseguire con una azione pienamente autonoma in termini di politiche per gli interventi economici
Con osservanza.
Marco Bagnoli – Gruppo Consigliare Pd
BARRIERE ARCHITETTONICHE
Nella seduta dell’ 8 settembre 2011 è stato presentato un ordine del giorno, firmato da me e dal Consigliere Paluan (5 Stelle-Rifondazione Comunista) con il quale, con l’approvazione unanime del Consiglio abbiamo chiesto l’assunzione di impegni solenni per la vigilanza, l’attenzione e la continuità per azione di prevenzione e rimozione delle barriere architettoniche nella nostra città. Di seguito si pubblica il testo dell’Odg e il testo del mio intervento.
PROPOSTA DI ORDINE DEL GIORNO SULLE BARRIERE ARCHITETTONICHE
Carpi, 22 dicembre 2010
Premesso
- Che l’abbattimento delle barriere architettoniche è uno obbiettivo da perseguire al di là delle norme e delle leggi, perché una città amica delle persone che hanno difficoltà a spostarsi, è una città che permette ai cittadini di avere stessi diritti ed opportunità,
- che una città che si pone l’obbiettivo di abbattere le barriere architettoniche, dimostra in modo inequivocabile che considera tutti i suoi cittadini parte della medesima comunità;
- che Carpi è una città che ha dimostrato negli anni una forte sensibilità su questo tema ma che molto resta da fare; per l'evoluzione delle esigenze concrete dei diversamente abili e delle norme vigenti in materia
- che la popolazione invecchia e i problemi di mobilità aumenteranno ma allo stesso tempo dobbiamo difendere l’autosufficienza e l’ autonomia degli individui,
- che i marciapiedi sono oggettivamente una barriera che deve essere accessibile e permeabile in doversi punti con discese dolci;
IL CONSIGLIO COMUNALE DI CARPI IMPEGNA:
a) A pensare, dove non sia possibile la realizzazione di rampe di accesso al marciapiede con pendenze al di sotto dell’15% , di predisporre nella progettazione dei nuovi comparti di urbanizzazione marciapiedi di dimensioni tali che permettano tale discesa\salita, quindi a marciapiedi di almeno 2 metri;
b) A rendere tutti gli accessi ai pedonali delle abitazioni di nuova realizzazione accessibili con discese dolci, quindi con pendenze che siano al di sotto del 15%
c) Ad avere nella prossima commissione per la qualità architettonica e del paesaggio almeno un componente che abbia maturato negli anni una esperienza nell’abbattimento delle barriere architettoniche
d) Ad avere sul tema abbattimento barriere architettoniche la massima attenzione e sensibilità.
Marco Bagnoli – Consigliere Pd
Lorenzo Paluan – Consigliere Carpi a 5 stelle – Rifondazione Comunista
TESTO INTERVENTO IN CONSIGLIO:
L’Ordine del giorno è datato ma i contenuti ai quali si fa riferimento sicuramente no.
Non è un documento di sole buone intenzioni ma vuole rappresentare un impegno vero e non formale del Consiglio perché assuma, tramite la Giunta, come proprio, un atteggiamento culturale nel quale l’ottica della necessità di abbattere e di non creare, al di là delle intenzioni, barriere architettoniche e ostacoli di fatto, nella realizzazione di edifici e opere pubbliche, sia sempre presente il più possibile.
La mia speranza che questi impegni formali siano capaci di produrre sempre più effetti sostanziali deriva da analoghi tipi di impegni assunti da questo consiglio anche per altre aree di problemi, ad esempio la carta dei sindaci per l’ambiente, approvata largamente da questo consiglio, con la sottolineatura dell’impegno a produrre risultati concreti e a documentarli, non solo con azioni di
facciata.
A mio giudizio e del collega Paluan con il quale abbiamo presentato questo Odg, Carpi non parte da zero ma sono ampi i margini di miglioramento. Non ci sfuggono le lettere ai giornali, le segnalazioni agli uffici tecnici di barriere di fatto che a volte emergono sul campo e che non sembravano tali nella fase di studio e programmazione. Ma non dobbiamo neppure perdere la capacità di vedere che le sensibilità ci sono e le realizzazioni edilizie nelle quali si è tenuto e si tiene conto a Carpi della necessità di limitare o evitare le barriere architettoniche per i diversamente abili, sono presenti.
Per questo credo che l’Amministrazione abbia fatto bene nei mesi scorsi, anche se può aver dato l’impressione di un eccesso di zelo, anche nel lavoro della seconda commissione, a tener conto di questo impegno che si stava andando ad assumere, assumendo le proprie decisioni come se l’ordine del giorno che si presenta stasera fosse già stato votato, e aggiungo la mia speranza di voto a larga maggioranza .
Concludendo, spero che questo impegno per l’abbattimento e la prevenzione delle barriere architettoniche negli edifici cittadini, lo ribadisco, riesca ad essere non solo formale ma anche sostanziale. E sin da ora mi scuso con i colleghi che in futuro mi sentiranno ripetere sempre la stessa richiesta di conferma sul controllo per la prevenzione di possibili barriere architettoniche, considerato che questa sera abbiamo adottato una ulteriore delibera che ci avvicina alla costituzione della commissione terre d’argine per la qualità architettonica e dei paesaggi
PROPOSTA DI ORDINE DEL GIORNO SULLE BARRIERE ARCHITETTONICHE
Carpi, 22 dicembre 2010
Premesso
- Che l’abbattimento delle barriere architettoniche è uno obbiettivo da perseguire al di là delle norme e delle leggi, perché una città amica delle persone che hanno difficoltà a spostarsi, è una città che permette ai cittadini di avere stessi diritti ed opportunità,
- che una città che si pone l’obbiettivo di abbattere le barriere architettoniche, dimostra in modo inequivocabile che considera tutti i suoi cittadini parte della medesima comunità;
- che Carpi è una città che ha dimostrato negli anni una forte sensibilità su questo tema ma che molto resta da fare; per l'evoluzione delle esigenze concrete dei diversamente abili e delle norme vigenti in materia
- che la popolazione invecchia e i problemi di mobilità aumenteranno ma allo stesso tempo dobbiamo difendere l’autosufficienza e l’ autonomia degli individui,
- che i marciapiedi sono oggettivamente una barriera che deve essere accessibile e permeabile in doversi punti con discese dolci;
IL CONSIGLIO COMUNALE DI CARPI IMPEGNA:
a) A pensare, dove non sia possibile la realizzazione di rampe di accesso al marciapiede con pendenze al di sotto dell’15% , di predisporre nella progettazione dei nuovi comparti di urbanizzazione marciapiedi di dimensioni tali che permettano tale discesa\salita, quindi a marciapiedi di almeno 2 metri;
b) A rendere tutti gli accessi ai pedonali delle abitazioni di nuova realizzazione accessibili con discese dolci, quindi con pendenze che siano al di sotto del 15%
c) Ad avere nella prossima commissione per la qualità architettonica e del paesaggio almeno un componente che abbia maturato negli anni una esperienza nell’abbattimento delle barriere architettoniche
d) Ad avere sul tema abbattimento barriere architettoniche la massima attenzione e sensibilità.
Marco Bagnoli – Consigliere Pd
Lorenzo Paluan – Consigliere Carpi a 5 stelle – Rifondazione Comunista
TESTO INTERVENTO IN CONSIGLIO:
L’Ordine del giorno è datato ma i contenuti ai quali si fa riferimento sicuramente no.
Non è un documento di sole buone intenzioni ma vuole rappresentare un impegno vero e non formale del Consiglio perché assuma, tramite la Giunta, come proprio, un atteggiamento culturale nel quale l’ottica della necessità di abbattere e di non creare, al di là delle intenzioni, barriere architettoniche e ostacoli di fatto, nella realizzazione di edifici e opere pubbliche, sia sempre presente il più possibile.
La mia speranza che questi impegni formali siano capaci di produrre sempre più effetti sostanziali deriva da analoghi tipi di impegni assunti da questo consiglio anche per altre aree di problemi, ad esempio la carta dei sindaci per l’ambiente, approvata largamente da questo consiglio, con la sottolineatura dell’impegno a produrre risultati concreti e a documentarli, non solo con azioni di
facciata.
A mio giudizio e del collega Paluan con il quale abbiamo presentato questo Odg, Carpi non parte da zero ma sono ampi i margini di miglioramento. Non ci sfuggono le lettere ai giornali, le segnalazioni agli uffici tecnici di barriere di fatto che a volte emergono sul campo e che non sembravano tali nella fase di studio e programmazione. Ma non dobbiamo neppure perdere la capacità di vedere che le sensibilità ci sono e le realizzazioni edilizie nelle quali si è tenuto e si tiene conto a Carpi della necessità di limitare o evitare le barriere architettoniche per i diversamente abili, sono presenti.
Per questo credo che l’Amministrazione abbia fatto bene nei mesi scorsi, anche se può aver dato l’impressione di un eccesso di zelo, anche nel lavoro della seconda commissione, a tener conto di questo impegno che si stava andando ad assumere, assumendo le proprie decisioni come se l’ordine del giorno che si presenta stasera fosse già stato votato, e aggiungo la mia speranza di voto a larga maggioranza .
Concludendo, spero che questo impegno per l’abbattimento e la prevenzione delle barriere architettoniche negli edifici cittadini, lo ribadisco, riesca ad essere non solo formale ma anche sostanziale. E sin da ora mi scuso con i colleghi che in futuro mi sentiranno ripetere sempre la stessa richiesta di conferma sul controllo per la prevenzione di possibili barriere architettoniche, considerato che questa sera abbiamo adottato una ulteriore delibera che ci avvicina alla costituzione della commissione terre d’argine per la qualità architettonica e dei paesaggi
COMMISSIONE ARCHITETTONICA E DEL PAESAGGIO, GETTONI & C.
Visto che la commissione qualità è obbligatoria, pur se consultiva, come spiegato nei lavori della 2a commissione comunale e visto che la stessa ha un costo con un gettone per chi ne farà parte remunerato in base alle tariffe professionali, al di là degli aspetti tecnici, essendo quella architettonica e paesaggistica una ottica alla quale anche i cittadini in genere sono molto sensibili ( Parco Lama, spazi Verdi…..) , ho chiesto in Consiglio di valutare la possibilità che la commissione stessa produca periodicamente, magari una volta all’anno, una relazione con la quale misurare le variabili sul territorio dei principali indicatori oggetto dell’attività della commissione stessa. Credo sarebbe una relazione e una modalità di rendicontazione del lavoro fatto con denaro pubblico, molto gradita ai cittadini.
Sarebbe anche il modo di far percepire alle nostre comunità che questa commissione, non è più la vecchia commissione edilizia comunale, sancta sanctorum solo per iniziati, ingegneri o geometri o comunque comprensibile nelle sue operatività per i soli addetti ai lavori, ma capace anche di rivolgersi ad un pubblico più vasto, aumentando sempre più il grado di trasparenza e comprensione delle attività comunali di questo tipo.
Credo che una decisione di questo tipo, anche se non prevista espressamente nel testo della convenzione, per evitare di ripresentare la delibera in tutti i comuni, potrebbero essere valutata nella normale operatività che la Commissione sceglierà di darsi.
Sulla proposta della Lega di non pagare i componenti della Commissione, credo che essi debbano sentire fortemente l’onore di essere al servizio della comunità, ci è stato assicurato che il gettone di 130 a seduta ( in media di 4 ore ) consente di risparmiare almeno la metà di quelle che sarebbero le tariffe di mercato e poi penso che puntare sempre a non pagare le competenze e i professionisti, sia pericoloso perché taglia fuori dalla possibilità di lavorare per l’ente locale, i giovani professionisti o altri più esperti che lavorano per vivere. Insomma il rischio è che acquisiscano incarichi di questo tipo, solo onorifico, solo i ricchi, che possono fare a meno di compensi. Francamente mi sembrerebbe un ritorno al passato di un notabilato che accede alle cariche pubbliche per censo che non mi pare un simbolo di modernità ma un pericoloso tuffo nel passato.
Sarebbe anche il modo di far percepire alle nostre comunità che questa commissione, non è più la vecchia commissione edilizia comunale, sancta sanctorum solo per iniziati, ingegneri o geometri o comunque comprensibile nelle sue operatività per i soli addetti ai lavori, ma capace anche di rivolgersi ad un pubblico più vasto, aumentando sempre più il grado di trasparenza e comprensione delle attività comunali di questo tipo.
Credo che una decisione di questo tipo, anche se non prevista espressamente nel testo della convenzione, per evitare di ripresentare la delibera in tutti i comuni, potrebbero essere valutata nella normale operatività che la Commissione sceglierà di darsi.
Sulla proposta della Lega di non pagare i componenti della Commissione, credo che essi debbano sentire fortemente l’onore di essere al servizio della comunità, ci è stato assicurato che il gettone di 130 a seduta ( in media di 4 ore ) consente di risparmiare almeno la metà di quelle che sarebbero le tariffe di mercato e poi penso che puntare sempre a non pagare le competenze e i professionisti, sia pericoloso perché taglia fuori dalla possibilità di lavorare per l’ente locale, i giovani professionisti o altri più esperti che lavorano per vivere. Insomma il rischio è che acquisiscano incarichi di questo tipo, solo onorifico, solo i ricchi, che possono fare a meno di compensi. Francamente mi sembrerebbe un ritorno al passato di un notabilato che accede alle cariche pubbliche per censo che non mi pare un simbolo di modernità ma un pericoloso tuffo nel passato.
FONDO ROTATIVO PER IL SOSTEGNO ALL’INNOVAZIONE DELLE IMPRESE
Il Consiglio comunale ha approvato il rinnovo del Fondo per il sostegno agli investimenti in innovazione delle imprese. Con i fondi messi in campo, si parla di 35.000 Euro, il Comune in collaborazione con banche e Camera di Commercio contribuisce all’abbattimento degli interessi per progetti di innovazione e ricerca. Cosa buona, ho detto in Consiglio e andrebbe incrementata la conoscenza delle imprese di questo genere di bandi tra i quali spesso è difficile orientarsi per le nostre PMI e alle volte per le associazioni di categoria che devono consigliarle, penso in particolare a bandi europei e simili. Il Comune potrebbe svolgere da questo punto di vista un ruolo di coordinamento che mi auguro in futuro possa concretizzarsi nell’interesse delle nostre imprese che hanno sempre più bisogno di questi strumenti, incentivi e aiuti, quando ci sono, in una fase nella quale competere sul mercato è a dir poco arduo per molti operatori.
REDDITI E PATRIMONIO DEI CONSIGLIERI COMUNALI
Non ho neanche mezzo problema a dichiarare quanto previsto dalla legge 441 del 1982. In effetti ci abbiamo messo un po’ ad applicarla nel Comune di Carpi. Ma al di là degli aspetti formali, quel che conta è la sostanza. Che per me significa che il punto di partenza è che chi fa volontariato civile facendo il consigliere comunale, anche in un comune di medie dimensioni come Carpi, non attiene alla discussione sui costi della politica ( ci rimborsano 60-70 € al mese e noi del gruppo Pd metà li lasciamo al partito ) è che prima di tutto è una persona onesta. Non una persona che a priori deve dichiarare perché ha qualcosa da nascondere. La trasparenza nei piccoli e grandi ruoli pubblici mi va benissimo, la vetero demagogia e il populismo spicciolo fanno di ogni erba un fascio e gettano fango anche su aspetti che riguardano la vita comunitaria e istituzionale che sarebbero da salvaguardare, più che offendere, deridere o guardare con sospetto. I margini di miglioramento ci sono sempre, anche se questo non deve suonare come giustificazionismo furbetto, ma Carpi non sarebbe migliore se non avesse la vita democratica e la vivacità culturale e di comunità che per fortuna può vantare. E che va tutelata e incrementata. Anche in tempi durissimi di crisi economica e sociale come questi.
mercoledì 24 agosto 2011
QUOZIENTE ISEE A CARPI, PIU’ ISTRUZIONI PER L’USO. E LOTTA ALL’EVASIONE E AI FINTI POVERI
Non ho statistiche sotto mano ma la mia sensazione è che a Carpi o nei Comuni delle Terre d’Argine, ancora pochi cittadini rispetto a quelli che potrebbero beneficiarne, misurano i loro redditi sulla base degli Indicatori Situazione Economica Equivalente. E magari potrebbero ottenere contributi o tariffe agevolate sui servizi previsti dalle norme che invece non chiedono perché non sanno bene come funzionano questi meccanismi. Oppure perchè siamo talmente poco abituati a chiedere, alcuni troppo ma altri non chiedono neppure ciò a cui avrebbero diritto, senza contare chi non chiede per vergogna, al punto che tante situazioni di disagio vengono incrementate. Intendiamoci, non è un invito, con i tempi che corrono, ad un ultimo “assalto” a ciò che resta, per fortuna in Emilia ancora tanto, dello stato sociale, ma ad utilizzare meglio le risorse e le norme che ci sono. Per dare a chi ha davvero più bisogno. La conoscenza delle regole è sempre un bene per le democrazie e rafforzare le conoscenze degli utenti sulla necessità di misurare meglio le proprie capacità contributive, valutando meglio entrate e uscite documentate, tra le tante cose da fare, in tempi così difficili, non sarebbe male. Per tanti purtroppo, ormai una necessità.
giovedì 18 agosto 2011
CARPIFORMAZIONE SARA’ “MODENESE”. BENE, SE IL NOSTRO TERRITORIO AVRA’ PIU’ OPPORTUNITA’ FORMATIVE. E PIU’ ORIENTAMENTO SCOLASTICO.
Stavolta l’unificazione dei centri di formazione professionale pubblici della provincia di Modena si può fare davvero. Bene, anzi benissimo, se i nuovi soci potranno portare al CFP modenese la loro massa critica e generare economie di scala, ricevendo una possibilità di qualificazione e ampliamento dell’offerta formativa per la gente dei territori, giovani e adulti da qualificare e riqualificare. Male se dovesse prevalere la tentazione di considerare il nuovo CFP, una ennesima struttura modenacentrica, un atteggiamento culturale che come visto spesso in passato fatica a tener conto della molteplicità dei territori, delle loro esigenze, della necessità di agganciarli saldamente alle radici e alle strutture produttive e alle reti sociali locali, con conseguenze non all’altezza delle attese. La portata storica di questa unificazione della quale sento parlare da decenni e che finalmente può dispiegare tutti i suoi potenziali effetti positivi, a mio parere, deve saldarsi con un rinnovato impegno, non formale ma sostanziale, che riconosca la funzione strategica dell’orientamento scolastico, per favorire il successo dei nostri ragazzi a scuola ed contrastare la dispersione dei giovani fuori dai percorsi educativi, con il rischio non solo di non trovare la via scolastica più adatta a loro e che servirebbe anche al mondo produttivo con il quale il dialogo dovrà essere sempre più adeguato, ma anche di finire emarginati in vicoli ciechi, rispetto ai pur pochi percorsi scuola/lavoro che oggi possono condurre ad una occupazione. Si intende, con un rapporto tra scuola e imprese improntato alla pari dignità, senza complessi di superiorità dell’una e delle altre, entrambe complementari per il bene comune. Visto che a Carpi stiamo costruendo materialmente, e facciamo bene, molte scuole, con investimenti per le elementari, le medie e le “superiori”, non si dimentichi che non sono meno importanti i “mattoni” immateriali, come le reti del sapere e dell’orientamento scolastico per le nuove generazioni. Ovviamente anche queste improntate al controllo di gestione e di efficienza ed efficacia. Ai carpigiani che avranno 20 anni nel 2032, bisogna cominciare a pensare oggi. Non si vive di solo presente.
COMMERCIO, SANITA’ PRIVATA & C. SI’ ALLE NUOVE IMPRESE. MISURANDO COSTI E BENEFICI PER IL TERRITORIO.
Se fossi un imprenditore con mezzi economici a disposizione forse non mi verrebbe in mente di aprire un altro commerciale vicino a Carpi. Ma non è il mio mestiere e come consigliere comunale mi interessa che le leggi siano rispettate e che le nostre zone sappiano essere “accoglienti”, nei limiti che dicevo, per chi investe da noi. E si sa quanto abbiamo bisogno che anche qui, come territorio, per il bene comune, di essere capaci di attirare investimenti, per generare tutto quanto di positivo può venirne, limitando o contrastando effetti negativi o discorsivi dei mercati. Come cittadino e come persona che in famiglia ha provato sulla propria pelle quanto sia difficile essere figlio o parente di un paziente psichiatrico (Alzheimer, post ictus o depressione che sia..) al quale avrebbe fatto comodo che un centro fosse vicino a Carpi e non a Villa Rosa, dove peraltro trovai competenze e senso di vicinanza ) non mi sembrerebbe una cattiva idea che a Carpi potesse nascere una struttura del genere. Se fossi sempre l’imprenditore di prima magari avrei potuto anche investirci. Ma non sono quell’imprenditore, non è il mio mestiere e poi ci sono altre istituzioni e regole, che nella loro autonomia e producendo i propri effetti, scelgono i propri atti amministrativi. La cui giustezza e lungimiranza o meno sarà poi giudicata dagli organi competenti, fermo restando che è fatta salva la libertà di pensiero e di espressione, che in questi giorni è ampiamente esercitata, da me compreso. Quindi la struttura di servizio psichiatrico pare non si farà. Speriamo ci sia il servizio Ausl adeguato. Metafore a parte, visto che siamo tutti d’accordo che Carpi abbia bisogno di attirare investimenti, se crediamo davvero nell’economia di mercato, senza nostalgie di piani quinquennali di antica memoria o fideismi fuori luogo di autoregolazione del mercato, la nostra bussola deve essere, al di là delle mode, dire sì, per quanto è competenza degli enti locali e per quando prevedibile al momento dei rischi della scelta, a ciò che genera più valore per il territorio, al netto dei possibili contraccolpi negativi che ogni iniziativa nuova che appare sul mercato può comportare, nei confronti di chi su quel mercato c’era già. Non avrebbero dovuto fare il Borgogioso perché i commercianti del centro erano preoccupati di perdere clienti? Saggiamente, si crearono le condizioni per il nuovo iper e si studiarono forme di tutela e valorizzazione del centro storico ed entrambe queste competenti del mercato oggi si offrono ai consumatori di Carpi e non solo, per essere scelti, con maggiori vantaggi per la collettività di quanto non fosse in precedenza. Sano pragmatismo, rispetto delle regole, capacità di programmazione forse senso dell’identità territoriale. Poi, dalla famiglia, alla polisportiva, alla squadra di calcetto, ben poche volte ogni decisione può essere assunta all’unanimità. Ma una volta che la decisione viene assunta, anche a maggioranza, che possa dispiegare i suoi effetti, che saranno giudicati nelle sedi opportune, Senza che chi sosteneva la posizione risultata minoritaria, continui a “brangugnare” o a fare dispetti o a considerarsi vittima di una ingiustizia. Nelle famiglie, nelle squadre di calcetto, nelle aziende, nei consigli comunali, chi pensa che nelle sue idee ci sia qualcosa di buono, le continua a portare avanti. E ci saranno le prossime discussioni, o elezioni, o assemblee o bilanci aziendali, nelle quali le posizioni minoritarie potranno diventare maggioritarie. Mantenendo la coesione del gruppo, dell’istituzione e del territorio, come ci ricordano sempre, Dio li abbia in gloria, figure come il nostro saggio presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano o il suo predecessore Carlo Azeglio Ciampi.
domenica 31 luglio 2011
OSPEDALE “RAMAZZINI” PROSSIMO VENTURO. FORSE PIU’ OPPORTUNITA’ CHE RISCHI DOPO IL PAL PROVINCIALE
Il nuovo ospedale di Carpi non è dietro l’angolo ma al nostro nosocomio si attribuiscono funzioni crescenti al servizio di tutta l’area nord della Provincia di Modena, quindi ci sarà necessità di fare investimenti e di adeguare la struttura, avendone riconosciuta la priorità e centralità nell’organizzazione sanitaria provinciale del futuro. Quindi è più vicina la prospettiva di una ristrutturazione del “Ramazzini” che una sua costruzione ex-novo. Questo è quanto mi sembra di aver capito in questa fase, da quanto abbiamo letto sulla stampa locale e dalle sensazioni riportate da colloqui con addetti ai lavori. Vedremo nelle prossime settimane il prosieguo di queste presentazioni che saranno ultimate con l’adozione del Piano in autunno. Mi auguro, con queste indicazioni che stanno emergendo, che vadano avanti le azioni di adeguamento per le sale operatorie e le situazioni in genere più bisognose di interventi nella struttura. In questa fase, per le informazioni delle quali dispongo, non troppe di più di quelle di ogni cittadino, mi sembra che questo riconoscimento della centralità del “Ramazzini” rappresenti più una mezza vittoria che una mezza sconfitta rispetto ad ipotesi di nuovo ospedale tout court per la quale in tanti in questi anni ci siamo impegnati, per quello che era possibile fare nei nostri ruoli istituzionali e come cittadini. Sarà una vittoria piena per il territorio se la “centralità” piena che il Pal provinciale mi pare assegni all’ospedale di Carpi, sarà declinata con decisioni di governo sanitario conseguenti, coerenti con l’obiettivo che il nosocomio di Carpi possa rappresentare un punto di riferimento per tutta l’area nord. Anche se l’obiettivo per i servizi sanitari del futuro, in fase di risorse economiche calanti, sarà imperniato sullo schema “Meno ospedali, più servizi territoriali”, un ospedale vero che rappresenti un adeguato centro di prossimità anche per i residenti di Mirandola, Finale o Concordia, senza dover raggiungere subito il polo più attrezzato di Baggiovara, ci dovrà pur essere. E potrebbe essere Carpi. Ovviamente con meno criticità di quelle di oggi, pur con l’inaugurazione di servizi specializzati, ma si spera, nel minor tempo possibile, da non addetto ai lavori la prima cosa che mi vengono in mente sono sempre queste, con sale operatorie adeguate, che un polo ospedaliero di medio livello, non può non avere. Oltre al resto ovviamente, che i nostri Sindaci ben conoscono e che non mancheranno di ricordare ai professionisti modenesi dell’architettura dei servizi sanitari e alle autorità politiche competenti, provinciali e regionali, alle quali, come contribuenti dei costi della sanità provinciale, chiediamo, come i nostri cittadini, fatti, autorevolezza e trasparenza.
sabato 30 luglio 2011
IMMIGRAZIONE, PERCORSI DI CITTADINANZA CON CERTEZZA DI DIRITTI E DOVERI. E MIGLIORARE AL PIU' PRESTO LA RAPPRESENTANZA DEI PARTITI NELL'UNIONE
Non sono per la concessione indiscriminata della cittadinanza e non ho mai avuti attacchi di “buonismo” ideologico che tengano sganciati tra di loro diritti e doveri che devono essere osservati da tutta la comunità che abita un territorio Penso che i tempi siano maturi per studiare, provare, verificare e discutere nelle forme più aperte e condivise possibili, procedendo con cautela, anche con prove, misurazione e cambi di direzione le modalità con le quali chi vive a Carpi e negli altri Comuni delle Terre d’Argine possa contribuire alla vita della comunità, sentirsene parte, nel rispetto della varietà di culture e religioni ma definendo con chiarezza e relativo impegno ad osservarli, il quadro di regole generali di convivenza. E’ un problema complesso, che non può fondarsi solo su norme e scelte locali ma è quello con il quale in tutte le regioni europee più avanzate, ci si confronta e si cerca di governare i fenomeni, non ci si limita a rimandare per la fatica di cercare ricette e azioni di governo che certamente non sono a portata di mano e che dipendono da molti fattori. E’ per questa complessità ampiamente sottovalutata che mi sono sembrati deludenti, in Consiglio e spesso anche sui media, i giudizi stereotipati, pur legittimi, che ne sono usciti. Evitando di ripercorrere tutti gli interventi sentiti da una parte e dall’altra, tutti legittimi, a parte quelli con i quali chi commenta dà l’impressione di considerarsi il depositario della verità e gli altri tutti allocchi che non si rendono conto dell’evidenza di ciò che sta loro di fronte, ecco in sintesi ciò che vorrei dire a bocce ferme ed animi meno accesi come solo i temi relativi all’immigrazione e alla cittadinanza, sanno generare. La commissione mista delle terre d’Argine, associazioni di italiani e stranieri, con diritto di parola nel Consiglio, non credo vada considerata un dogma. Sarà un tentativo di costruire modelli di condivisione e di partecipazione pubblica, cercando di inglobare nella vita delle istituzioni ciò che nella vita di ogni giorno già esiste. Poi si verificheranno funzionamenti e risultati. Personalmente credo che l’attivazione di questa commissione mista dovrebbe essere preceduta dall’adeguamento, con relativo accordo tra le forze politiche, delle modalità di rappresentanza nel Consiglio dell’Unione, delle forze politiche presenti nei vari consigli comunali. Dal testo approvato nell’odg del Consiglio comunale di Carpi, travolto dal dibattito finito sui soliti binari del “sì” o “no” all’immigrazione, come se dai nostri consigli potessimo determinare i flussi migratori, è passato in secondo piano un forte impegno per la prevenzione e il contrasto, con misurazione dei risultati, delle varie forme possibili di degrado urbano dalle quali dobbiamo cercare di preservare il più possibile le nostre città, favorendo certezza di diritti e doveri, con l’autorevolezza e il rispetto delle regole, da intendere come aiuto concreto ai cittadini da parte delle istituzioni locali che dovranno essere percepite sempre come vicine alla nostra gente. Il nostro obiettivo generale, con una adeguata normativa nazionale che non può prescindere dagli standard dell’unione europea, deve essere la costruzione di comunità locali più coese, inclusive, tenendo conto delle dinamiche e della composizione della popolazione, guardando alle esperienze di altri paesi che prima di noi hanno affrontato seriamente i problemi e le opportunità connesse ai processi migratori, cercando di sbagliare il meno possibile e di costruire azioni di governo adatte alle nostre zone. L’unica certezza che ho in questo ambito è che chiudere gli occhi, non far nulla e sperare che i problemi si risolvano da sé o lasciarli a decantare, sarebbe molto peggio delle fatica che facciamo in questi anni a cercare percorsi, azioni, esercitando la responsabilità di fare scelte, senza certezze ma ragionevoli probabilità che producano buoni risultati. O più vantaggi che svantaggi.
sabato 25 giugno 2011
PLEASE, NIENTE SPOT PER CHI INTERROMPE L’ATTIVITA’ DEL CONSIGLIO
Nessuno tocchi il diritto di cronaca, ma lo “spottone” che si sono fatti i due esponenti radicali giovedì 23 giugno in Consiglio comunale, interrompendo i lavori dell’assemblea chiedendo quindi l’applicazione di una legge ma violandone una ancora più importante, zittendo la principale sede di rappresentanza della città di Carpi, mi pare sia stato un pessimo esempio di come le idee e le istanze dei cittadini, tutti, devono poter arrivare alle istituzioni, locali e non solo. Il presidente del Consiglio comunale, Giovanni Taurasi, ha fatto il possibile per contrastare la situazione a dir poco anomala che si era creata ed era il minimo richiedere l’intervento dei vigili urbani per far accomodare fuori, ma è stato necessario spintonarli un po’, quei due, uno che urlava e l’altro che riprendeva con la telecamera e il filmato poi è finito su You Tube. Se fosse volato qualche cazzotto magari il filmato sarebbe arrivato anche, chi lo sa, da Vespa o commentato al Tg1 da Minzolini, immagino già come , trattandosi di una cosa successa nella “rossa” Carpi, ma per fortuna così non è stato. Per farla breve, quei due non erano eroi, la “vittima” era il Consiglio e chi in esso rappresenta la gente di Carpi. Una cosa del genere non l’avevo mai vista (forse sono troppo ingenuo) né da cittadino e tanto meno da Consigliere e mi sono sentito intellettualmente prevaricato. Spero di non vedere più, ma i tempi turbolenti in cui viviamo mi fanno dire non si sa mai, scene di questo tipo. Spero solo che la prossima volta, che ripeto non mi auguro, vi sia qualche reazione di contrasto democratico in più da parte di tutti i gruppi, non solo principalmente da parte di consiglieri Pd. Altrimenti sono poco credibili le dichiarazioni che facciamo spesso in difesa di ordine, sicurezza e legalità, valori nei quali anche io mi riconosco completamente come molti altri e che dobbiamo essere maggiormente pronti a difendere quando a non essere rispettata è l’istituzione che rappresentiamo e con essa i nostri concittadini. Se il Consiglio comunale viene interrotto, offeso e sbeffeggiato, nei limiti consentiti dalla legge e dal buon senso, bisogna reagire, a sinistra, centro e destra e contrastare azioni palesemente illegali. Non ci si può limitare ad assistere, per quanto colti di sorpresa. Quanto alla richiesta dei radicali di veder pubblicata sul web, lo dice una legge, anche i redditi dei consiglieri comunali, ma che problema c’è?
PIANO DI ZONA PER LA SALUTE E IL BENESSERE 2009-2011
Il piano di zona approvato nei giorni scorsi dal Consiglio comunale rappresenta una straordinaria fotografia della quantità e qualità dei servizi sociali presenti sul territorio. E’ stato giusto parlarne diffusamente a Carpi anche se formalmente la materia è passata per competenza all’Unione delle Terre d’Argine. Non intendo fare geremiadi della bontà del piano e degli interventi previsti che è innegabile. Vorrei aggiungere alcune considerazioni che annoto sul blog quando arriverà il momento di costruire il piano 2012-2014 che dovrà essere realizzato in condizioni economiche completamente diverse rispetto al precedente. Che, non va dimenticato, era stato pensato in periodo pre-crisi e quindi con una finanza locale ben lontana dai mal di pancia e dalle esigenze di razionalizzazione di oggi. Creo che per il futuro bisognerà cercare di dare maggiore flessibilità ai programmi, evitando gabbie troppo rigide, poiché la società è in grande trasformazione e con essa anche le priorità che vanno spesso ridefinite, pur senza rinunciare ad un impianto generale adeguatamente stabile. Penso che tutto quel che già oggi si fa, anche in termini di informazione pubblica e di rendere disponibili i saperi, utilizzando meglio gli strumenti dell’e-government che già oggi ci sono e si sperimentano, dovrà trovare nuovi spazi. Le risorse, dovranno essere riorientate verso la prevenzione del disagio rispetto agli stanziamenti per “curarlo” quando esso si è già manifestato. Bisognerà favorire il più possibile l’incoraggiamento e lo sviluppo delle attività di utilità sociali presenti sul territorio che la comunità è in grado di realizzare da sola, senza che per forza debba occuparsene il pubblico. Ci vuole dunque una sussidiarietà “intelligente”, non ideologica, ritagliata su misura del profilo del territorio e della gente che qui vive, lavora e contribuisce alla comunità. In parità di diritti, doveri e opportunità.
sabato 11 giugno 2011
NUOVA PISCINA. SI’ ALLA CONDIVISIONE PUBBLICA SULLO STATO DEI LAVORI . NO A “COMMISSIONI AD HOC”
L’approvazione in Consiglio comunale del progetto definitivo della nuova piscina comunale è stato un fatto rilevante che va sottolineato. Ora comincia la fase non meno importante della procedura di appalto, della partecipazione ad esso di soggetti adeguati per assicurare la costruzione e gestione nei tempi indicati nella presentazione, cioè entro il 2014. Proprio perché il progetto era molto atteso in città dove da tempo si aspetta il nuovo impianto natatorio, ho proposto, che accanto alle procedure tecnico-.economiche, sia affiancato, nell’ambito di un processo di partecipazione/e condivisione pubblica dell’ “impresa”, anche un programma costante di informazioni sullo stato di avanzamento dei lavori. Non una “commissione” di controllo come proposto dal Pdl in Consiglio, che avrebbe più i contorni di “poliziotto” dell’andamento lavori, ma, come io immaginerei, un impegno di informazione costante, ovviamente con linguaggio adeguato, senza coinvolgere il pubblico nelle fasi più marcatamente tecniche, ma uno sforzo di costruzione collettiva delle nuova opera, anche per gli aspetti immateriali, senza ignorare ciò che l’impianto natatorio prossimo venturo, ancor prima che sia costruito, già rappresenta come simbolo della comunità.
“NUOVO” STADIO OK. PER LA CITTA, NON SOLO PER LE IMPRESE SPORTIVE DEL CARPI
La soluzione concordata tra Comune e Fc Carpi mi sembra la più equilibrata possibile vista la situazione che si era creata, con la necessità di dare risposte certe, in tempi rapidi e di avviare un percorso tecnico-economico che consentisse di coniugare il più possibile esigenze private ed interesse pubblico. Quindi poter usare lo stadio, di fatto ora chiuso con i “sigilli” della Prefettura. La scelta di adottare il criterio generale di “sganciamento” delle scelte amministrative del Comune dai risultati sportivi della società, che vivono di dinamiche proprie e di alti e bassi che il Comune non può limitarsi ad inseguire, è quella più corretta. E immaginare un futuro dello stadio come struttura polivalente, che possa essere utilizzato anche per altre attività, sportive, ricreative o culturali per gli investimenti che saranno fatti, quindi con benefici più vasti rispetto al perimetro dei cittadini interessati alle attività sportive e al mondo del calcio, mi pare un valore aggiunto. Mi pare anche da sottolineare che l’intesa raggiunta, nel pieno rispetto delle norme e regole, con merito da entrambe le parti e che occorrerà fare in modo che possa dispiegare pienamente tutti i potenziali effetti positivi, ha evitato che venissero alimentate in città, non sempre in buona fede e con onestà intellettuale, inutili contrapposizioni e conflitti. Anche se è normale che in città ci siano opinioni diverse sulla opportunità o meno di fare accordi come questi, senza dimenticare che in alcuni casi sia possibili costruirli e in altri non si riesca a farli andare in porto. Che sia un buon accordo, certo da controllare e gestire bene, anche chi è sempre stato scettico o lo riteneva improbabile per mancanza di fondi o di capacità/volontà di dialogo delle parti, senza giri di parole, potrebbe però anche riconoscere di essersi sbagliato. Ma si sa che si fa prima a criticare e a dire dei “no” che ad argomentare e costruire dei “sì”.
INDAGINE 2010 SULLA SICUREZZA PERCEPITA
Sono stati resi noti nelle scorse settimane i dati relativi alla tradizionale indagine sulla sicurezza percepita, condotta nel territorio comunale di Carpi con interviste telefoniche per campioni rappresentative. Nel dibattito in Consiglio c’è chi ha detto che non serve a niente fare indagini così, chi ha ricordato che anche gli aspetti percettivi su un aspetto come il sentirsi più o meno sicuri nel territorio nel quale si vive, un valore lo abbia di certo. Poi il dibattito ha preso una direzione diversa ad altissimo tasso di strumentalizzazione politica, si è ridetto che nonostante quel che l’indagine ha evidenziato i problemi di sicurezza ci sono, sono state rifatte semplicistiche ipotesi di rapporti di causa-effetto tra stranieri e criminalità e robe simili che accendono le serate consiliari ma non permettono di fare molti passi in avanti su quel che si può fare per migliorare gli strumenti che l’amministrazione si è data, con i soldi dei contribuenti, per conoscere meglio la realtà che è intorno a noi e per poter prendere decisioni migliori. Io credo che tutti gli aspetti relativi alla sicurezza, pur se importanti, oggi siamo percepiti come seri, ma meno rilevanti rispetto ai problemi dell’economia, dell’avere un lavoro, di riuscire ad arrivare alla fine del mese, esigenze con le quali quote crescenti di carpigiani devono purtroppo fare sempre di più i conti. Io credo che esistano i margini per riflettere e valutare, pur se nelle ricerche sociologiche la possibilità di comparazione dei dati è molto importante per registrare le variazioni, di introdurre nuovi elementi di ricerca, che aggiornino gli strumenti per fotografare la parte di percezione della sicurezza dei cittadini, che tradizionalmente queste indagini vogliono evidenziare. D’altronde è questo il principale problema di ogni indagine sociologica, cercare di individuare fenomeni nuovi, non limitarsi a riflettere l’esistente, driblando il rischio di far emergere molti fattori che a torto o a ragione, si ritiene che possano essere individuati con altre metodologie. In sintesi, io credo che il Comune faccia bene a continuare con questo tipo di indagini, che non si tratta solo di azioni propagandistiche, che effettivamente, e credo tutti si debba esserne contenti, Carpi ha meno problemi di altre zone, ma questo non significa che sia il migliore dei mondi possibili. Penso che si debba fare molta attenzione alle varie forme di degrado sociale che possano presentarsi, imparare a riconoscerle, ampliare il campione dei soggetti a cui si chiede, residenti immigrati compresi. Mescolare, integrare, valorizzare, non solo i dati statistici quantitativi ma anche altri indicatori qualitativi, con nuove azioni di ascolto attivo. Andando oltre le equazioni e semplificazioni del tipo “Qui va tutto bene non ci sono problemi” o “Più immigrati, meno sicurezza”, che ci portano solo in vicoli ciechi mentre qui occorre trovare terreni comuni per l’interesse generale della città e di tutti quelli che qui vivono e percepiscono la sicurezza come un bene fondamentale per tutti. Mai conseguito una volta per tutte ma da conquistare giorno dopo giorno.
I NUMERI DI CARPI
L’analisi annuale dell’ufficio statistica del Comune di Carpi relativa al 2010 mai come quest’anno ha ricevuto molta attenzione poiché forse per la prima volta i grandi cambiamenti sociali in corso anche nel nostro territorio stanno producendo anche un cambio effettivo dei numeri che fotografano ciò che siamo. Non ripeto cose già dette da molti altri osservatori e organi di stampa. Mi limito solo a riferire il dato empirico che mi ha impressionato maggiormente, ed è quello relativo al numero dei morti del 2010, 641. Gli stranieri deceduti residenti nel territorio, nello stesso periodo, sono stati 5. Embè, si potrebbe dire, bella forza, gli immigrati, molti dei quali sono nati qui appartengono ad una fascia di età giovane, eccetera. Tutto vero, è ovvio Ma il dato è impressionante. La foresta cresce, non fa troppo rumore ma ci cambia fortemente. Tante risposte ai nostri perché siamo così e stiamo cambiando credo siano contenute in quel dato apparentemente striminzito.
sabato 14 maggio 2011
CALCIO CARPI & DINTORNI, E’ L’ORA DELL’AZIONARIATO POPOLARE
Conquistata la serie “C-1” sul campo, ora bisogna creare le condizioni perché duri. Bonaccini, Sottili, Giuntoli, il presidente Rossi, Rinaldi, Caliumi, Setti ( sì, proprio lui, il vice-presidente del Bologna in corso di rifondazione ) e tutti quelli che hanno contribuito al risultato sportivo e organizzativo sono stati bravissimi, ma proprio perché ora va tutto bene bisogna fare in modo che la squadra di calcio possa continuare nel suo ruolo sportivo e, se sarà possibile, di motore, tra tanti altri si intende, dell’identità del territorio e della città. E’ vero che Carpi non è Madrid o Barcellona, neppure si chiede al Carpi di fare il Chievo, ma se il Sassuolo in B ci staziona da tempo, forse qualche piccola ambizione possiamo nutrirla. Non tanto, non solo, in termini di risultati sportivi, ma quanto per creare una situazione nella quale, discorso che vale non solo per il Carpi ma anche per altre realtà di altri sport, i singoli ambienti sportivi riescano ad uscire dai propri steccati e ad essere percepiti come patrimonio vero della cultura e dell’identità del nostro territorio da fasce più ampie di popolazione. Non so esattamente, sul piano tecnico ed economico come si possa fare e come possa essere allargato (modello polisportive?) ad altri settori ma credo che questo momento, usando come traino quel che di straordinario sta facendo il Carpi calcio potrebbe essere il momento per dare vita a programmi di cultura sportiva più ambiziosi. Rispetto al passato, perché così non si va troppo lontano, bisogna che i rapporti tra Comune e Società sportive non vengano impostati solo in termini di “braccio di ferro” e rivendicazionismi o accuse di scarso ascolto reciproco. Il Comune per le società sportive non è solo una controparte alla quale scucire più soldi possibile, con i tempi che corrono poi, inoltre non si può pretendere che il Comune o l’assessore si trasformino in tifosi e chiudano un occhio sulle procedure o sulle prassi perché hai vinto la serie B o C. Un banco di prova importante sarà come si riuscirà a far fronte alla necessità di adeguare lo stadio “Cabassi” sul quale stanno lavorando il Sindaco Campedelli e l’assessore D’Addese. Aspettiamo di conoscere le possibilità concrete di realizzare questi programmi. Questo per l’oggi, ma per il domani o il dopodomani, per costruire un potente motore di coesione sociale che si fondi anche, ma non solo, sulle energie dell’associazionismo sportivo e sulle capacità che esso ha di mobilitare, coinvolgere e unire persone, le strade sono altre: azionariato diffuso, costruzione di una identità cittadina di cultura sportiva, costruzione di progetti. Una specie di “Comitato per il Parco Lama” dello sport, capace però sempre, per durare, di vedere anche gli interessi generali non solo quelli particolari, e con i piedi per terra, senza gare a chi le spara più grosse in fatto di voglia di impianti, senza demagogie ma puntando ad obiettivi sostenibili. Un lavoro quindi di lunga lena e di investimento prolungato nel tempo che pensi alle generazioni future, quando i successi del Carpi di oggi saranno un ricordo sbiadito e per evitare che anche dopo una retrocessione di prima squadra rimanga in piedi la cultura sportiva che può animare vivai, iniziative di tempo libero e contribuire al miglioramento o mantenimento di buoni livello di qualità della vita per la nostra gente. Ma c’è ancora in giro gente che abbia voglia di impegnarsi per progetti con risultati che potrebbero essere visti solo da chi ci sarà dopo di noi? Io lo spero.
venerdì 29 aprile 2011
NON POSSIAMO METTERE BARRIERE ALLA FATALITA’ O AI DIVERSAMENTE ABILI
La tristezza infinita per quanto avvenuto lunedì’ 25 aprile in Piazza Martiri rimane vivissima e il ricordo di quella terribile mattinata, con tre vittime provocate da una vettura senza controllo con alla guida una persona disabile, non potrà essere cancellato per molti generazioni di carpigiani. Non ho molto da aggiungere alle tante cose, molte sensate e ragionevoli ma tante altre un po’ meno, populiste e demagogiche, segno dei tempi e conferma ulteriore che Carpi, pur con le sue peculiarità positive, non è immune da correnti di pensiero sbrigative e populiste, dai vari tam tam mediatici o passaparola. Almeno stavolta, per ora, la politica locale ha resistito alla tentazione di strumentalizzare quanto avvenuto facendone strumento di contrapposizione ideologica alla ricerca di improbabili consensi che avrebbero assunto i contorni di azioni di basso sciacallaggio. Poi credo sia giusto riflettere e interrogarsi sull’uso della piazza, sul tipo di servizi di ordine pubblico che in certe occasioni sarebbe più opportuno adottare e cose simili. Ma il dolore della comunità e il senso di appartenenza, il desiderio sincero di stringersi simbolicamente alle famiglie travolte dall’improvvisa tragedia, hanno prevalso. Aggiungo una osservazione, assolutamente di secondaria importanza, ma che forse potrà tornare utile quando si tornerà a discutere in città e in Consiglio comunale dei principali argomenti di ordinaria amministrazione. So che molti stanno riflettendo sul fatto che transennare di più gli spazi urbani possa limitare certi rischi di incidenti. Non credo ci siano risposte univoche a certi interrogativi e che a colpi di transenne o barriere non ci sarebbe la possibilità di prevedere tutte le possibili variabili o casi di sinistro che potrebbero presentarsi. Anche se sono opzioni da valutare e sono certo che sarà fatto dalle autorità. Il dolore per chi ha perso la vita su quella panchina e avrebbe potuto essere nostro padre, nonno o vicino di casa che come tanti vanno a fare un giro in piazza, non deve però farci tornare indietro rispetto agli sforzi culturali e pratici per fare cadere vecchie barriere, anziché erigerne di nuove, per consentire anche ai diversamente abili di vivere nella maggior completezza possibile, i tempi e i luoghi della città. Nel rispetto delle regole e delle norme, ovviamente, con diritti e doveri. L’inchiesta della Magistratura accerterà le responsabilità per il terribile episodio del 25 aprile 2011. Ma come non possiamo mettere barriere alla fatalità, non possiamo pensare che solo nuove barriere/transenne possano rendere la nostra città più sicura e civile.
lunedì 18 aprile 2011
MENO BARRIERE A CARPI PER I DIVERSAMENTE ABILI
Le ideologie non mi piacciono, preferisco il confronto delle idee. Allo stesso tempo non sono certo un ultras della “cementificazione” e dell’uso indiscriminato del territorio. Penso però che ci porterebbe fuori strada una visione solo ideologica della necessità che una città come Carpi tenga nel maggior conto l’esigenza di non creare o rimuovere tutte le volte che si può, per i nuovi quartieri e quelli da ristrutturare, le potenziali barriere architettoniche per i diversamente abili. Avviare una nuova stagione di attenzione non episodica per la disabilità che tenga conto anche della sostenibilità dell’impatto tecnico-economico per i costruttori e per chi andrà ad abitare in quelle zone. Sono questi, in estrema sintesi, alcuni dei principali obiettivi, contenuti in un ordine del giorno che ho presentato con il Consigliere Paluan del gruppo “Carpi 5 Stelle-Rifondazione comunista” che sarà discusso tra poche settimane. E qualche settimana fa avevo chiesto, nella seconda commissione comunale “Territorio e Ambiente”, d’accordo con Paluan, alla presentazione di un importante piano particolareggiato in previsione di quell’Odg, se questo era uno dei casi nei quali sarebbe stato possibile valutare o richiedere da parte degli uffici tecnici dell’Ente, eventuali migliorie che potessero raggiungere buoni obiettivi di interesse generale in termini di barriere architettoniche. Pur sapendo che quel piano già era a norma, senza che per questo i proponenti dovessero sentirsi mortificati o ingiustamente fatti oggetto di ulteriori richieste che avrebbero potuto ritenere improprie. Alla richiesta preliminare è stato risposto che poteva essere fatto un veloce supplemento di istruttoria e così è stato: il Comune ha proposto alcune migliorie al piano, i proponenti si sono resi disponibili e hanno accolto le sollecitazioni dell’Ente regolatore, consentendo, non sono un tecnico, e così è stato riferito in Consiglio, che venissero migliorate alcune parti che ampliano spazi per la circolazione di chi si trova in carrozzina o ha difficoltà a muoversi. Il mio obiettivo non era certo di fare l’”esautoratore” delle funzioni e prerogative del Consiglio comunale, come qualche collega più esperto e consigliere di minoranza, come il capogruppo Andreoli del Pdl, teme possa accadere. Al di là del caso specifico al quale l’orientamento generale è stato applicato, mi pare che se il metodo che stiamo cercando di costruire e proporre con il futuro ordine del giorno, consentirà di far crescere in città una cultura professionale urbanistica più sensibile , non solo paternalisticamente, ma in modo autentico, alla necessità di tener conto anche del punto di vista di chi ha abilità differenti, credo avremmo dato un utile contributo. Ci proviamo.
REGOLAMENTO COMUNALE DELLE ATTIVITA’ RUMOROSE TEMPORANEE
Nei giorni scorsi in Consiglio abbiamo approvato il nuovo regolamento relativo alle attività rumorose temporanee. Si tratta di un tema che può sembrare molto tecnico e tale da non appassionare i non addetti ai lavori, ma si tratta di un documento importante e ad elevato contenuto “pratico” , al quale si potrà fare riferimento in futuro, quando in città si verificheranno casi dubbi o possibili contenziosi in merito, ad esempio, a manifestazioni culturali o di intrattenimento, per fortuna in effetti molto numerose, oppure all’attività dei cantieri edili, che per altri versi, è bene che vi siano per lo stato generale dell’economia. In sintesi, la sensibilità pubblica nei confronti delle possibili fonti di inquinamento acustico è giustamente crescente e questi del regolamento sono alcuni “paletti” importanti. Io penso che sia un buon regolamento. Nel mio intervento in Consiglio ho ricordato che parlare di regolamento non significa adottare uno strumento onnicomprensivo che rappresenti una specie di camicia di forza per molte attività che servono alla qualità della vita di un territorio. In aula, in commissione e non solo, visto il percorso di confronto e presentazione con enti, istituzioni , soggetti interessati, che hanno preceduto l’arrivo in Consiglio del provvedimento, erano emerse preoccupazioni per un orientamento generale che indicava nelle ore 24 il termine di chiusura delle attività rumorose temporanee, vista come un limite a possibili iniziative per un pubblico di giovani, rispetto a chi vuole riposare bene di notte pensando al lavoro o agli impegni del giorno dopo. Io credo che le politiche di vivibilità di un territorio e una offerta culturale che attiri un pubblico più giovanile che adulto, da rispettare entrambi, dipendano da molti fattori e non si possa pensare di raggiungere questi obiettivi solo con strumenti di questo tipo. E’ una preoccupazione però che condivido e alla quale, nel caso, ritengo possa essere data risposta con un intelligente uso del sistema delle deroghe, in caso di necessità. Il percorso del regolamento non è completato, ora si attendono le osservazioni da soggetti interessati che potranno essere recepite o rigettate. Credo che, in una società in grande trasformazione, l’adozione di regolamenti che prevedano la possibilità in genere di deroghe o comunque la possibilità di tener conto delle variabili dei singoli casi, pur senza rendere il regolamento stesso un optional, rappresenti la giusta direzione per dare alla città regole che in questo ambito tengano nel maggior conto possibile gli interessi particolari e valorizzino nella stessa misura gli interessi generali della collettività. Del caro vecchio e spesso evocato “buon senso comune”, credo che in questo ambito vi sarà ancora bisogno per chi dovrà applicare questo regolamento.
RELAZIONE 2010 POLIZIA MUNICIPALE
Scrivo ora, dopo la presentazione in Consiglio della relazione perché ho voluto approfondire maggiormente l’esame del documento prima di fare qualche osservazione. Ha ragione chi in Consiglio ha fatto i complimenti alla Comandante e Vice Comandante presenti, per la quantità e qualità di informazioni contenute nel rapporto. Gli indicatori, come avviene in questi casi, sono di natura ambivalente e possono essere letti in vari modi. Dico in breve quello che ha attirato la mia attenzione. Bene il calo dei sinistri e degli incidenti con esito mortale, bene le campagne specifiche che hanno evidenziato che l’attività di controllo degli agenti in certi ambiti fosse opportuna e ha consentito di fare emergere aree sulle quali, prima di queste campagne specifiche, non era chiaro quanti fossero e l’ordine di grandezza dei reati ad esse ascrivibili. In sintesi l’impressione che ho avuto è che siano in calo gli interventi tradizionali legati alla circolazione stradale ma siano in aumento invece gli indicatori relativi a fenomeni di violazioni e malcostume, fattori di coesione e qualità morale del territorio che in passato erano davvero poco significativi: tagliandi assicurativi scaduti, i casi di omissione di soccorso, i reati collegati allo stato di ebbrezza alla guida o l’insistenza con la quale ancora troppi continuano a telefonare in auto in movimento senza auricolare. Forse piccoli segnali, che per me però dicono tanto sul grado di sfarinamento in corso delle strutture e reti sociali che in passato hanno fatto di Carpi, per molti versi, una città modello di coesione sociale. Certo oggi messa a rischio da una grande molteplicità di fattori. Che non fanno venire meno la qualità della vita della nostra zona ma che devono costituire campanelli d’allarme per le grandi trasformazioni in atto anche tra di noi, in tutti i campi, da quello economico a quello sociale e culturale in genere. Una relazione ampia, ragionieristicamente precisa e ricca di informazioni e sollecitazioni. Per il futuro continuo a ritenere che, senza rinunciare alla precisione e alla prevalenza che il dato statistico deve mantenere, queste relazioni potrebbero contenere, proprio perché gli agenti sono in prima fila sul territorio, e anche se i loro compiti principali sono altri e ben definiti, qualche pagina, osservazione e indicazione sullo stato del “termometro sociale”, che inserite come strumento di informazione e aggiornamento per i decisori politici, l’Amministrazione, e il Consiglio comunale, potrebbero essere tenute utilmente in considerazione. Non solo cioè indicatori quantitativi ma anche qualche osservazione qualitativa e su aspetti immateriali rispetto a quanto previsto dal codice della strada, renderebbe più completo questo documento, la cui qualità rimane peraltro sicuramente elevata.
sabato 26 marzo 2011
LA TRAGEDIA DI PINA E LE ALTRE. E’ LA FRAGILITA DELLE FAMIGLIE, NON SOLO LA VIOLENZA DI GENERE
Povera Pina, per te, la tua bambina e la tua famiglia, è una tragedia comunque. L’altra sera in consiglio comunale mentre era in corso il minuto di silenzio per ricordarti, ho pensato e ora provo a scriverlo, che non può essere solo la categoria della violenza di genere e degli uomini che uccidono le donne, l’unica lettura da dare a questo terribile fatto di cronaca. Le statistiche parlano chiaro e non ammettono discussioni: nella stragrande maggioranza dei casi sono gli uomini che uccidono le donne e non viceversa. La storia di Pina, uccisa a coltellate dal marito, e di tante altre purtroppo, ci conferma anche, e non bisogna dimenticarlo anche in casi come questi, che questi fatti non sono leggibili solo in termini di genere e di conflitto maschile/femminile ma sono un segnale potentissimo e assordante, al quale ormai purtroppo ci si comincia ad abituare, del degrado e della fragilità crescente delle relazioni famigliari, personali e sociali in genere. Credo che anche questo sia un modo per onorare la tua memoria, non archiviare con troppa fretta ciò che ti è capitato, attribuendo un'unica causa alla invece probabile tempesta di cause materiali ed immateriali che hanno generato i fatti di quella terribile alba di marzo. Pensare che sia tutta colpa della natura violenta dei maschi contro le femmine che ogni tanto ritorna, potrà essere consolatorio per qualcuno, uomini o donne che siano,ed è giusto manifestare contro questi fenomeni, ma credo che adottare il paradigma della causa prevalente ci allontani in realtà dall’inestricabile selva di ragioni, che con maggiore o minor forza hanno creato le condizioni perché questi eventi si possano verificare. Non vi sono dubbi invece sul fatto che quando la vita viene rubata così, è tutta la società ad essere la grande sconfitta e soprattutto l’istituzione famiglia, il luogo dei nostri affetti più intimi e dove si costruisce, si forma, si arricchisce o si distrugge, l’essenza di ciò che siamo, la nostra personalità, la nostra capacità di costruire mondi nei quali le persone abbiano pieno diritto di cittadinanza. Quando si dice difendere la coesione sociale a Carpi, non significa buttarla in politica ma difendere ciò che abbiamo di più prezioso, la capacità di vivere gli uni accanto agli altri.
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