sabato 19 novembre 2011

CONSULTA MISTA ITALIANI-IMMIGRATI. GIUDICHIAMOLA DAI RISULTATI SU INTEGRAZIONE E PREVENZIONE DEI CONFLITTI

Annoto sul mio diario l'intervento di giovedì 17 Novembre 2011 sul regolamento della nuova consulta mista per l'immigrazione, che non dovrà essere solo una fotografia dell'esistente ma uno strumento dentro la società delle terre d'argfine per favorire l'integrazione degli stranieri nella società locale ed esercitare un ruolo significativo di mediazione e promozione della qualità della convivenza civile nei nostri territori di Carpi, Novi, Soliera e Campogalliano. Ecco il testo integrale:

"Sono pienamente a favore dell’istituzione di questa consulta. Credo però che in un occasione come questa si debba dire che va definitivamente messa in soffitta, nelle sue varie forme, la vecchia politica dell’accoglienza dei migranti, che ormai non sono più una novità ma un dato costante delle nostre comunità.
Per questo credo che un organismo come questo, sicuramente importante rispetto al nulla, alla mancanza di qualsiasi embrione di forma di rappresentanza di comunità e culture straniere che abbiamo avuto fino ad ora, con migliaia di persone che vivono accanto agli italiani, con centinaia di bambini e ragazzi che vivono accanto ai nostri figli nelle scuole, costituisca comunque un passo avanti.
Una fotografia aggiornata della situazione che però si limiti a riprodurre il mondo dell’associazionismo e degli addetti lavori dell’immigrazione, sommando molte buone, anzi buonissime intenzioni, rimandando forse ad una fase successiva lo sviluppo di politiche più incisive per la costruzione di forme di integrazione, credo sia una operazione condivisibile ma troppo timida.
Io vorrei che una consulta, realmente mista, non avesse come obiettivo principale un primo piano sul fenomeno dell’immigrazione ma vorrei che cominciasse, proprio perché mista, a mettere basi per la costruzione di una “Fabbrica”, di una cabina di regia, di una fornace di mattoni con la quale costruire la nostra comunità futura delle Terre d’Argine. Nelle quali io spero che il sentimento prevalente delle persone che vivono qui nei nostri territori sia il riconoscersi nelle nostre terre, partendo dalla constatazione che le culture, i popoli, le sensibilità, non possano essere cancellate, ma pur dando loro piena legittimità e rispetto, esse vanno ricondotte non ad un invito al fare ciascun gruppo etnico quel gli pare, ma riconoscere, nel territorio in cui si abita, il rispetto dovuto allo stato di diritto e alla parità di diritti e doveri che solo se rispettati in ugual misura, garantiscono a residenti delle terre d’argine da data più antica o recente, analoghi doveri e opportunità.
Non parlo evidentemente di diritti di cittadinanza per i quali è la legislazione nazionale o comunitaria che dovrà stabilire come si diventa italiani. In questa occasione possiamo però toccare con mano quanto siano arretrate, anti-storiche e tutt’altro che produttive le sole posizioni con le quali si dice che gli stranieri devono tornare a casa e basta o robe simili che ogni tanto sentiamo pronunciare.
Ha fatto bene l’amministrazione che ha steso questo regolamento a cercare di superare modelli di tentativi analoghi del passato con i quali, anche nella nostra provincia si è cercato di fare consulte inclusive nelle quali si andavano a cercare anche quei gruppi che non volevano farne parte o a creare modelli di consultazione, elezione e rappresentanza troppo simili ad elezioni vere o prematuri per fenomeni che non si erano ancora stabilizzati, negli scorsi anni , come quelli migratori.
Ebbene, ora siamo stabilizzati e dobbiamo provare ad osare qualcosa di più. In questo regolamento c’è già tutto il seme, di quel che potrebbe essere in futuro un organismo come questo, ma trovo che così come può essere anche apprezzabile l’architettura burocratica prevista dal regolamento, trovo che questa prefiguri orizzonti poco ambiziosi per una consulta che non è come quella dell’ambiente o del traffico o dello sport come abbiamo conosciuto nei nostri comuni
Mi chiedo ad esempio: deve poter avere un ruolo o no la nostra consulta per casi come quelli di Via Unione Sovietica a Carpi dove ci sono luoghi di preghiera che creano problemi di convivenza civile?
Può avere un ruolo o no per casi come quello del condominio di Via Martiri di Belfiore a Carpi dove si deve cercare di prevenire fenomeni di degrado che minano la coesione sociale se alcune famiglie non pagano le spese di riscaldamento ?
A che punto siamo nelle regole di armonizzazione dei regolamenti delle direzioni didattiche di concessione di locali scolastici per attività di associazioni di stranieri per evitare, a difesa della coesione sociale, perché non si abbia la percezione che vi siano regole diverse o troppa severità o troppo poca nei confronti di associazioni di cittadini non italiani?
Senza contare che la Consulta dovrebbe valorizzare le buone pratiche presenti sul territorio, come le cene condominiali pure esistenti nelle quali cittadini delle T/A, partecipano, pur nella diversità culturale, gli uni accanto agli altri, con uno spirito ben diverso rispetto alle feste multietniche del passato che raramente hanno costituito veri motori di integrazione e che qualche concittadino percepisce, sbagliando, ma restiamo ai fatti e alla percezione, come segnali di invasione o allargamento di culture altre. O altre attività di mediazione che, pur se molto difficili, come avvenuto recentemente a Carpi per il palazzo di Via Pietri, con una parte attiva dell’ente locale, hanno consentito di giungere a soluzioni dove sino a poco prima c’erano solo problemi
Proposte: se percorribili economicamente spero che gli atti possano essere tradotti anche in altre lingue, sul modello Ue. Abbiamo ragione se chiediamo che gli atti siano scritti, almeno, quelli più importanti e che ci riguardano, anche in Italiano e non solo in francese, inglese o tedesco…
Credo vadano perfezionati i meccanismi con i quali non si tengono nella consulta associazioni o gruppi che non ci vogliono stare o altri che ci vogliano stare fin troppo e che abbiano in mente campagne di supremazia nei confronti di altri gruppi, comunque contrari allo spirito di questa consulta.
E almeno infine, una rendicontazione non burocraticamente fredda ma partecipata e calda di quel che avverrà con questo strumento, indicando i mattoncini di integrazione che si ritiene di aver realizzato o intravisto.
Sono questi i motivi per i quali, plaudendo all’iniziativa ma spronando a volare più alto, visto l’ormai secolare esperienza di politiche di integrazione nel mondo, molte delle quali disponibili in rete a costi molto contenuti, a non accontentarsi di un buon regolamento formale.
L’assessore Zanni ha ricordato che si tratta solo di un punto di partenza. Io credo che questo sia l’atteggiamento giusto per evitare che la Consulta mista che sta per nascere, sia considerata una riedizione di altre consulte, e questa non è uguale alle altre consulte, o ancor peggio uno strumento che venga percepito o considerato come poco utile o estraneo alla società.


Marco Bagnoli – 17 novembre 2011

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