venerdì 28 ottobre 2011

IO, CARPIGIANO DEL PD, SENZA CORRENTE

E adesso come faccio? All’ultimo congresso ero bersaniano. Alle europee ho dato il voto di preferenza alla Serracchiani che stava più dalla parte di Franceschini, mi piacciono molte cose che dice Renzi, soprattutto quando attenua il furore “generazionale” ammettendo che si possa avere un po’ di cervello anche se si superano i 35 anni, altrimenti avrei dovuto programmare in fretta il mio suicidio visto che ne ho compiuti da poco 50; mi piace molto, anche se eletto per un soffio, il Sindaco di Bologna (Bersaniano?) che sta facendo una specie di rivoluzione-rottamazione costruendo sul campo, partendo da una solida esperienza politica e da un forte senso di appartenenza al territorio ( anche se è di origini campane a tratti mi sembra più bolognese lui del dottor Balanzone ) un nuovo modello di governo locale nel quale il pubblico accetta di rinunciare al suo primato, anche perché non se lo può più permettere, accettando che i servizi possano essere svolti dal privato o privato sociale, a costi standard, che garantiscano il loro mantenimento, però con potere vero di indirizzo e di controllo di qualità del pubblico. Bella scommessa! Ma è di qui che passa il futuro delle nostre città e del nuovo modello emiliano. Mi trovo sempre d’accordo con quello che dice Follini ( Sostenitore di Bersani al congresso ), cattolico e responsabile della comunicazione del partito ma mi sembrano due belle intelligenze, con punti di forza e di debolezza, anche i tanto vituperati D’Alema e Veltroni. Un bel guaio! Allora cosa sono? Sarà colpa della mia insanabile vocazione al cerchiobottismo ( direbbe chi vede il bicchiere mezzo vuoto ) o della capacità di sintesi alla ricerca di equilibri più avanzati ( direbbero quelli più inclini al mezzo pieno ). Fanciullescamente avevo sempre pensato che la ricchezza di intelligenze, di contributi, di punti di vista, fatta salva l’onestà intellettuale, dovessero rappresentare sempre un vantaggio nell’organizzazione di cui si fa parte ( che sia la famiglia, l’azienda o la polisportiva…) . Dagli spifferi comunicativi e dalla lettura dei giornali delle ultime settimane pare invece che i ”Idee” faccia rima con “personalismi” e che la ditta in realtà sia una specie di “mostro” con 17-18 succursali sempre sull’orlo di una crisi di identificazione con la casa madre. Nelle aziende una situazione del genere sarebbe intollerabile, ma per fortuna le leggi della rappresentanza e della vita politica funzionano in modo diverso e il Pd è possibile, per quanto posso dire qui e ora a Carpi, rispetto a questa regole in vigore in altri contesti. Allora, per concludere, siccome non so chi sono, ma in giro ci sono molti altri che sono più furbi di me e lo sanno perfettamente, consapevole che dichiarandomi partigiano del Pd e basta, rischio, ma non credo, di finire come l’ultimo giapponese di qualche atollo del Pacifico, ripiego sull’unico certezza che nulla potrà mai scalfire, cioè il fatto che il primo motore dell’attività di volontariato sociale politico che sto facendo, è il fatto di sentire dentro di me l’insopprimibile senso di appartenenza a questa comunità e di essere carpigiano. Un pò patetico, lo so, ma incredibilmente, almeno per me, visceralmente vero. E chi condivide sinceramente questi valori troverà sempre piena collaborazione da parte mia.

Marco Bagnoli – Consigliere Pd
Comune di Carpi e Unione Terre d’Argine

NUOVE POLITICHE ABITATIVE PER CONTRASTARE LA REDISTRIBUZIONE INIQUA DELLA RICCHEZZA

Ecco il testo del mio breve intervento in consiglio comunale a Carpi alla presentazione del progetto "La Casa nella rete":

Ho apprezzato molto la relazione che fotografa a pieno la complessità della "situazione per l’accesso agevolato alla casa pubblica

Pieno utilizzo della molteplicità di strumenti potenzialmente adottabili, capacità delle istituzioni locali di usare bene il mix per la messa a punto di politiche pubbliche efficaci, aiutare chi ha davvero bisogno con modalità più sofisticate per stabilirlo, si chiami quoziente familiare, adeguamento delle certificazioni ISEE o messa in rete di tutte le informazioni personali disponibili per i richiedenti, l’obiettivo deve essere quello di definire un quadro di regole entro le quali valutare meglio, e con revisioni periodiche, le priorità per tutti i cittadini residenti che contribuiscono alla vita di un determinato territorio.

Vanno in questa direzione, a mio parere, criteri per l’assegnazione di alloggi pubblici, come quello, così detto “contributivo”, con il quale, in base all’anzianità di residenza, si riconosce il contributo che il cittadino residente ha dato alla comunità, adottando questo come uno dei requisiti tra altri, non come la discriminante per l’ottenimento degli alloggi pubblici. Quindi chi ha temuto in passato che adottare anche questo criterio significasse sposare il criterio etnico tout court , preoccupazione legittima, non aveva in realtà motivo di preoccuparsi più di tanto.

Credo che in questo ambito, come dimostrano le riflessioni che si stanno facendo in una città importante e simbolo come Bologna si possa aprire una fase nuova nel rapporto tra pubblico e privati in termine di sussidiarietà. Non uso questo termine come un mantra, mi riferisco alle possibilità da ampliare di collaborazione tra pubblico e privato, a costi sostenibili per dare servizi di pubblica utilità, con un ruolo prevalente del pubblico di controllore della qualità e del rispetto delle regole.

Con questo non si vuole dire che l’ente locale o l’Unione delle Terre d’Argine che ha la competenza sull’edilizia residenziale pubblica e sulle politiche abitative in genere, debbano rinunciare ad un impegno su questo fronte. Sostengo che in futuro, nella voce Sociale e Scuola che ha sempre rappresentato la spina dorsale del bilancio del nostro ente, bisognerà trovare il modo di ritagliare uno spazio più ampio per le politiche abitative. L’amministrazione ci dirà con quali modalità: se attraverso quelle già note e ampiamente utilizzate in passato come le aree Peep o forme di collaborazione con il privato o attività di housing sociale come il quadro normative consente con altre forme. La mia impressione che è dall’utilizzo con professionalità e creatività buona, non di facciata, dei nuovi strumenti normativi, più che da acquisti diretti o da utilizzo di incerti avanzi di bilancio che potrà derivare un nuovo dinamismo dell’ente locale e dell’Unione delle Terre d’Argine in questo settore di straordinaria importanza."

martedì 18 ottobre 2011

PARTECIPAZIONE E DEMOCRAZIA LOCALE TRA MOZIONI ON LINE E QUORUM REFERENDARI

La discussione sull’attuazione anche in modalità on line della possibilità della presentazione di mozioni da parte di un certo numero di cittadini e sulle modalità di referendum comunali, resa possibile dalla presentazione di ordini del giorno del gruppo consiliare “5 Stelle-Beppe Grillo- Rifondazione Comunista”, è stata una buona occasione per il Consiglio comunale di Carpi di riflettere su questi aspetti specifici e sulle nuove opportunità di partecipazione democratica dei cittadini alla vita degli enti locali, consentita dallo sviluppo delle nuove tecnologie. Riassumo in breve il mio contributo a questa discussione che personalmente trovo molto stimolante. Per la possibilità di studiare modalità on line di presentazione di mozioni da parte di cittadini, io ritengo che, in generale, si debba avere fiducia nelle opportunità date delle nuove tecnologie. Non bisogna però farne un dogma e occorre studiare bene gli aspetti tecnici e organizzativi che consentano di mettere in maggior comunicazione l’ente locale e i cittadini, aumentando il grado di partecipazione evitando però che possano esserci usi fraudolenti o scorretti di questi strumenti. Pur ritenendo questi aspetti importanti non va dimenticato di ribadire che l’istituzione con il maggior grado di rappresentatività del Comune, perché eletto a suffragio universale e con le preferenze, è certamente il Consiglio comunale, il cui ruolo non va sminuito o sottovalutato. E non bisogna scordare che non tutta la popolazione si esprime con il computer, e non parlo solo di differenze anagrafiche. Il documento, anche con il mio voto, pur con queste precisazioni e con la richiesta di una fase approfondita di studio, è stato approvato. Respinto invece il documento relativo a proposte di referendum e a forme diverse di consultazione dei cittadini, con una discussione imperniata principalmente sull’utilità o meno di mantenere un quorum di firme anche per i referendum locali. Ribadendo che non bisogna mai dimenticare il ruolo del consiglio come espressione della rappresentanza voluta dai cittadini elettori, ho detto che a mio parere il quorum, pur essendoci in Italia o nel mondo altre forme referendarie senza, resta indispensabile. Che senza quorum, in Italia, vi è il rischio che gruppi di minoranze motivate e con pareri legittimi possano imporre il loro parere alle maggioranze. Le quali anche se non partecipano al voto, non possono essere giudicate amorfe, silenti o private del loro diritto o meno a manifestare un parere. Sarebbe come se in consiglio si potesse votare solo a favore o contro e l’astensione non avesse valore alcuno. E poi Carpi non mi pare davvero un luogo dove le idee, tutte le idee, non possano trovare cittadinanza, attenzione da parte dei media o strumenti e forme per essere diffuse. Quindi, per me, pur se si può discutere di numero di firme per farli convocare o di regole per organizzarli, il quorum referendario comunale sta bene dov’è . E bisogna stare attenti, per l’equilibrio delle istituzioni e per assicurare alle comunità la continuità di governo, poi da sottoporre al giudizio degli elettori, a rendere troppo facile l’accesso, con il rischio di rendere meno vincolante il voto del consiglio comunale, la cui legittimità e autorevolezza deriva proprio dall’essere stato votato dalla stragrande maggioranza di tutti i cittadini. E le cui decisioni non possono essere invalidate continuamente, con quorum o soglie troppo basse, dalle iniziative di una minoranza, per quanto qualificata essa possa essere, alla quale viene garantita ugualmente, nel rispetto delle regole, la possibilità di esprimere il proprio pensiero

SANITA’, FIRMATO IL PAL. MA I TERRITORI NON RINUNCINO A VIGILARE.

Ok la forma, Piano attuativo della sanità provinciale approvato. Ma non si rinunci alla sostanza e all’impegno dei territori per vigilare, con spirito costruttivo, sulle modalità con le quali le linee guida del Piano verranno declinate sui territori. E’ chiaro che la sanità extra-large che abbiamo conosciuto negli scorsi decenni, con il massimo dei servizi per tutti in modo generalizzato non potremo continuare a riprodurlo, per i noti vincoli economici e le profonde trasformazioni sociali e organizzative nelle quali siamo immersi. Il principio anche qui sarà che i servizi devono essere garantiti al massimo per chi ha di meno e chi ha di più dovrà contribuire maggiormente. Ora il tema, di straordinaria complessità, al cuore del problema delle riduzione delle disuguaglianze nel nostro tempo, con la costruzione di modelli di erogazione dei servizi che siano più equi, lancia una sfida di straordinaria responsabilità per le classi dirigenti del servizio sanitario, per le comunità e i loro amministratori ( a proposito, forza Sindaco Campedelli e assessore Bellelli per la mission in corso, davvero non da poco…. ). Le prime dovranno garantire più efficienza ed efficacia, evitando soluzioni organizzative solo incentrate sui costi, evitando rischi di tagli lineari alla “Tremonti” che danno pochi benefici e distruggono talento e risorse umane che vanno al di là dei puri indicatori economici. I tecnici poi, e questa sarà la grande responsabilità della politica, non dovranno essere lasciati soli e dovranno essere esperti al servizio del bene comune delle comunità. Non per nostalgie della sanità con i comitati di gestione dei politici che attuarono la prima fase della riforma sanitaria alla fine degli anni 70, ma per recuperare un adeguato peso dei territori nell’organizzazione dei servizi, quello che si sta dimostrando il tallone d’Achille di questo Pal, Per i territori dunque e i Comitati locali, se riusciranno ad essere sinceramente interpreti di queste esigenze, zigzagando tra i rischi di vetero campanilismo rivendicazionista o di strumentalizzazione politica, il lavoro importante da fare comincia ora. Benissimo il nuovo reparto di radioterapia ma come si fa a non avere in ordine le sale operatorie in una città come Carpi? Mettiamocela tutta per obiettivi concreti come questi, per quanto ognuno possa fare nel proprio ruolo o come semplice ma straordinariamente importante impegno civico.

DISSERVIZIO CONTINUO PER IL TRENO CARPI-MODENA. ALMENO MULTIAMOLI!

Forse non ce la faremo mai, come istituzioni pubbliche, in questo pienamente uguali e in sintonia con i cittadini-utenti, a ottenere garanzie per un servizio decente e continuativo senza intoppi nella linea tra Carpi e Modena. Che si tratti di servizio Trenitalia o Fer, con la presenza o meno di convenzioni o contratti di servizio, che se ne parli in Consiglio o nelle commissioni consiliari con i rappresentanti di Trenitalia o Fer, mai insieme (Sic!) c’è sempre solo o l’uno o l’altro, che si vada o meno a protestare “indignati” davanti a qualche sede regionale, pare sempre che il muro di gomma e di incapacità a far muovere i treni in orario sia più forte di qualsiasi altra cosa. Anche io mi iscrivo al gruppo di coloro che dicono, visto che le cose stanno così, accontentiamoci almeno di qualche micro-garanzia, sempre che sia possibile averla, di treni in orario nelle fasce principali di spostamento dei pendolari e non dico lasciar perdere il resto, ma concentrare le energie organizzative su questi aspetti. Aggiungo però, almeno per non perdere completamente di vista lo stato di diritto nel quale dovremmo vivere, che dovrebbero essere applicate pienamente le sanzioni, pecuniarie e normative che dovrebbero essere previste nelle convenzioni o contratti di servizio per i servizi pubblici che FER o Trenitalia hanno in essere con la Regione Emilia Romagna. Se non ci sentono con gli ordini del giorno e con i sit-in, proviamo con il portafoglio. Ammesso che sia rimasto qualche spicciolo.

domenica 2 ottobre 2011

VERSO IL REFERENDUM PER UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE. ARIA NUOVA, BASTA PORCELLUM

E pensare che qualche furbacchione pensa di anticipare il voto al 2012 per tornare a votare con lo stesso sistema che consente alle oligarchie di partito di scegliere i candidati senza passare direttamente dai cittadini. Tutto ormai è possibile in questo nostro povero Paese ma la raccolta di firme a tempo di record comunicata in questi giorni rappresenta un bel calcio negli stinchi a chi preferisce modelli del tipo “non disturbate il manovratore” rispetto ad un rapporto il più diritto possibile tra eletti ed elettori, con questi ultimi che dicono chi deve essere il candidato, non che si beccano quello che hanno deciso più o meno legittimamente i componenti di qualche “cerchio magico” o direttorio o notabilato. Questa raccolta firme sprint, che speriamo ci porti dritto ad una legge elettorale più equa ci dice anche questo, che senza un canale diretto tra elettori ed eletti e forme evidenti con le quali si manifesti la volontà dei cittadini tra elettori ed eletti, non si va da nessuna parte. Anzi, senza una roba così, per le scelte nazionali e locali, si va a sbattere. Contro il muro degli elettori, che cambiali in bianco non le firmano per nessuno.