venerdì 2 dicembre 2011

NUOVA ORGANIZZAZIONE DELLA RETE SCOLASTICA DI CARPI E DELL’UNIONE TERRE D’ARGINE

Pubblico qui di seguito un intervento relativo alla riorganizzazione della rete scolastica approvata nei giorni scorsi dal Consiglio dell’Unione. E’ stato approvato un modello a quattro istituti comprensivi con la possibilità futura di impiegare nell’offerta formativa e organizzativa anche una autonomia scolastica del centro di formazione ed educazione degli adulti previsto dalle normative. Su questo provvedimento non è stato possibile avere una ampia maggioranza consiliare come mi sarei augurato e come auspico in genere per tutte le materie di interesse generale sulle quali dovrebbe essere possibile una maggior convergenza tra le forze politiche. Senza rievocare ulteriormente tutto il dibattito ricordo solo che ho apprezzato la presentazione dell’assessore Schena che ha ricordato la complessità della materia, la costante evoluzione della normativa, che è un provvedimento organico ma non ingessato e che si verificherà costantemente gli effetti che la riorganizzazione produrrà. Sono convinto infatti che il successo della riorganizzazione non dipenderà solo dalla delibera votata in Consiglio ma dalla sua capacità effettiva di calarsi nella realtà concreta delle istituzioni e della scuola carpigiana. Quindi il cammino vero della riorganizzazione sarà nel mondo della scuola vero e proprio. E le istituzioni pubbliche e scolastiche che lo hanno adottato a maggioranza dovranno impegnarsi per una sua razionale applicazione. Valorizzando ed evidenziando punti di forza e di debolezza concreti di questa riforma. Ecco il testo con il quale ho cercato di sintetizzare il mio parere su queste materie:
“Premetto che non sono un tecnico ma un genitore, oltre che consigliere, spesso prestato nel tempo libero al volontariato negli organi di governo delle istituzioni della scuola, la cui complessità è nota e ogni giorno presente novità normative e organizzative delle quali tener conto.
Come detto in altre occasioni di presentazione di questa riorganizzazione, il lavoro fatto è pregevole, di qualità, si avverte la tensione, l’impegno e lo sforzo di dare un assetto stabile e con uno sguardo al futuro non di facciata per l’organizzazione prossima ventura dei servizi scolastici.
Un provvedimento così importante relativo a un servizio come la scuola dovrebbe poter contare, se possibile, su una ampia condivisione, non deve sembrare un provvedimento solo di maggioranza o che un’amministrazione impone, pur se legittimamente, con la sua forza dei suoi numeri in base al mandato ricevuto dagli elettori. Per questo, non nego che i timori che mi sono stati riferiti da singoli docenti e addetti della scuola, le posizioni recenti di tutti i sindacati più rappresentativi e altre associazioni, con critiche e richieste di rinvio del provvedimento, non tutte giustificate e condivisibili, mi hanno costretto ad un supplemento di riflessione e in questo sono state utili.
Come detto nella presentazione del Consiglio comunale di Carpi la massa critica in futuro per il governo delle istituzioni scolastiche è un aspetto molto importante, ed è vero che se si è troppo piccoli, il rischio è di non avere docenti, Ata, mezzi finanziari e risorse per lo svolgimento qualificato delle attività. Molto giusto anche il criterio di continuità organizzativa tra scuola primaria e scuole secondaria di primo grado e la sistemazione viaria dei plessi che dipendono da una direzione geograficamente vicina, non alla parte opposta della città.
Ho apprezzato la grande quantità di incontri, di presentazioni e riunioni che si sono svolte con l’impegno diretto degli amministratori e in particolare dell’assessore alle politiche scolastiche di Carpi, Filippi, proprio perché è la zona di Carpi quella maggiormente interessata dalle novità. I meccanismi di partecipazione pubblica alle decisioni sono positivi ma non va dimenticato che non solo di tipo quantitativo ma anche di fattori qualitativi, fermo restando che la decisione finale spetta alle amministrazioni locali titolari, pur con la necessità di ampia condivisione che si diceva priva.
La soluzione a quattro direzioni alle quali si è pervenuti. Non nego che mi preoccupo quando un territorio come il nostro perde un pezzo di istituzione, sembra di perdere peso, rappresentatività di un territorio e l’idea in sé non mi piace molto, ma vedo che con le razionalizzazioni in corso tutti i territori mi sembra si trovino alle prese con la necessità di rinunciare a qualcosa: Sassuolo, Modena, quindi i governi di centro-destra e di centro-sinistra condividono la stessa necessità.
Questo per dire che il successo o meno di questa riorganizzazione non sarà dovuto solo all’architettura a quattro o cinque direzioni e alla formula sulla carta. Proprio perché nell’ampio dibattito e confronto che si è svolto sono emerse delle preoccupazioni, questa riorganizzazione che si va a votare, da domani deve essere difesa, declinata e applicata in modo tale, e io credo che non sia una utopia, che si possa tener presente le preoccupazioni di molti docenti, sindacati e componenti genitoriali del mondo della scuola.
Non deve essere un alibi per rinunciare a questo impegno di miglioramento costante, soprattutto del mondo della scuola che deve sapersi anche unire, non solo dividere e mettere gli altri di fronte ad un out out, il fatto che si possa pensare che poi alle famiglie, alle persone che non conoscono queste dinamiche, interessa poi che il servizio ci sia e poco importa che ci siano 4 o 5 direzioni. Le differenze ci sono, non si può pretendere che tutti siano esperti di tecnica organizzativa della scuola ma questa riorganizzazione deve essere il segno di una scuola viva di un lavoro di miglioramento della scuola che è appena all’inizio, non un punto di arrivo. Dovremo far sentire ai nostri cittadini non esperti e farglielo misurare sul campo che vogliamo istituzioni scolastiche più grandi perché migliorino l’offerta e non perdano finanziamenti ma dovremo convincerli con i fatti che istituti comprensivi più grandi, con dinamiche demografiche in aumento, non significheranno le classi pollaio che voleva la Gelmini e che noi di questa parte abbiamo sempre avversato. E via dicendo.
La materia è complessa, le capacità di dirigenti, docenti e collaboratori e di dialogo con le famiglie ci sono e devono continuare ad essere sempre una costante di come si vive da noi. Io sono certo che questa quadratura del cerchio e questo dialogo saremo capaci di trovarlo.
Dopo tutto il lavoro fatto da tanti, però, un ennesimo rinvio credo sarebbe stato un modo, non solo di non decidere ma anche di offendere il lavoro di tanti che da tempo si sono impegnati su molti tavoli di lavoro. Io credo che questo sia un punto di partenza molto importante, uno sforzo di pensare al futuro delle scuole sul nostro territorio, con una organizzazione che penso prevederà la possibilità di aggiustamenti all’interno del quadro che si è definito e che dovrà tenere conto di tutte le possibilità migliorative che ci saranno sulla base di un quadro di leggi che regolano l’istruzione, in continuo cambiamento.
Approvare un regolamento a colpi di maggioranza, con varie voci critiche, non solo quantitativamente ma qualitativamente, non nascondo che mi preoccupa. La scuola del Territorio dell’Unione ha bisogno di essere organizzata meglio, quindi la riorganizzazione va nella direzione giusta ma vanno costruite condizioni per consentire un maggior grado di condivisione del percorso intrapreso. Altrimenti una buona riorganizzazione rischia di partire con minor slancio di quello che deve avere un provvedimento di questa portata. Dopo la riorganizzazione formale, da domani comincia quella reale. Calata nella realtà dei nostri plessi e certo non meno importante.

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