Sono ormai iniziati gli incontri, le riunioni, le presentazioni, i tavoli di confronto per giungere alla costituzione di una Consulta Mista italiani-immigrati, in sede di Unione delle Terre d’Argine, della quale potranno entrare a far parte le organizzazioni e/o associazioni che lo richiederanno e che avranno adeguati titoli di rappresentatività. Con queste brevi note, senza pretesa di esaustività e possibilità costante e successive di adeguamento e integrazione, vorrei contribuire al dibattito che si è aperto sul nostro territorio su questi aspetti.
- Si deve fare attenzione a costruire un regolamento che non abbia una impostazione troppo tradizionale fondata unicamente o principalmente sui temi dell’accoglienza senza riferimenti alla necessità del rispetto delle regole e della necessità di favorire la convivenza civile. Occorre introdurre più fattori bilaterali rispetto a quelli di tipo unidirezionale, cioè su quello che noi vogliamo dare agli immigrati. Non bisogna mai perdere di vista che il nostro obiettivo deve essere il funzionamento e la coesione della comunità intera presente sul territorio. Tutti quelli che sono presenti, pur nella pluralità irriducibile di culture, devono osservare le regole fondamentali di convivenza, altrimenti si mette a rischio la coesione sociale e si alimenta il conflitto e la lotta tra culture per la supremazia dell’una sull’altra. Noi dobbiamo fare la fabbrica degli italiani, o dei “carpigiani”, favorire chi crede nei valori fondanti della nostra comunità e dei vantaggi che il rispetto di regole condivise da a tutti quelli che vivono qui.
- Anche se il regolamento sarà predisposto o stampato non solo in italiano ma anche, presumo, nelle lingue principali dei residenti nel nostro territorio vorrei sottolineare che, a mio parere, la conoscenza della lingua e di aspetti di base della cultura italiana debba essere ritenuta valore distintivo per la partecipazione ai lavori della consulta ed eventuali altri strumenti che saranno individuati per favorire le azioni di integrazione degli stranieri presenti sul territorio. Questa esigenza, naturale per il funzionamento della Consulta mista stessa, non va intesa come concessione a posizioni culturali xenofobe o sensibili a toni razzisti ma come condizioni per il funzionamento concreto della Consulta stessa che, va sempre ribadito, non è composta solo da rappresenti di comunità straniere, ma da quelle italiane e da quelle straniere. L’’obiettivo di fondo resta quello della miglior integrazione possibile.
- Secondo me si devono privilegiare i gruppi che si dichiarano, a parola e nei fatti, a favore della costruzione e del rispetto di regole condivise. Prevedere azioni di verifica periodica e comunque costante della reale rappresentatività di chi chiede di far parte della consulta, per evitare che l’istituzione possa essere strumentalizzata da un lato e poco incisiva dall’altra
- Spiegare, nell’ambito delle azioni informative verso gli italiani e gli stranieri che dovranno essere identificate e/o provate, che non si tratta di dar entrare gli stranieri dalla porta di servizio con un escamotage ma che nella consulta sono fortemente rappresentate tutte le espressioni della società civile locale e che il rischio che la commissione diventi un cavallo di Troia per ambizioni o conquiste di spazi per qualcuno, è tenuto sotto controllo, limitato e tenuto presente. Così come devono essere ben presenti i vantaggi che una azione inclusiva di una quota rilevante della popolazione residente, se ben fatta, presenta più opportunità che rischi.
- Chiarire bene che questo regolamento riguarda il funzionamento della Consulta, non è la concessione della cittadinanza agli immigrati che è regolamentata dalle leggi nazionali .
- Nel regolamento si dovrebbero prendere impegni precisi, da parte di chi aderisce e dell’ente, per dare informazione periodica alle comunità di riferimento.
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