INTERVENTO BILANCIO 2011 E PIANO INVESTIMENTI CONSIGLIO COMUNALE DI CARPI
Grazie Presidente, colleghi consiglieri e consigliere
Condivido pienamente le priorità di questo bilancio costruito sui pilastri del Sociale, dell'Istruzione e con riferimenti importanti, per quanto di competenza del Comune, alla Sanità. Materia quest'ultima che, pur nel rispetto delle competenze dirette dell'Azienda sanitaria provinciale, vedrà in futuro, sempre più attenzione e contributi, di idee e stimolo, da parte di questo consiglio comunale, oltre che della Giunta, si tratti di materia relative all'ospedale o all'organizzazione territoriale dei servizi Sono certo che il passaggio di molte competenze all'Unione Terre D'Argine non toglierà a questo consiglio capacità e sensibilità di influenzare le politiche che ci riguardano, in questo ambito e altri.
Sono tempi difficili per la Finanza locale e il fatto che i tagli imposti per quest'anno dai provvedimenti del Governo, per il nostro Comune, si siano rivelati meno pesanti di quanto si temeva nei mesi scorsi, non significa che prima l'amministrazione abbia gridato a vanvera “al lupo al lupo”. Mi pare invece che con responsabilità e serietà abbia preso in considerazione vari scenari, abbia fatto i conti con quelli che erano i dati di volta in volta disponibili e abbia definito i programmi sulla base di questi.
Scendendo nel particolare visto che il tempo è limitato e vorrei fare solo alcuni cenni per non sottrarre tempo al dibattito e agli altri interventi.
Comincerei dalla premessa del “Bilancio Insieme” fatta dal Sindaco nella relazione. Questa operazione di ascolto, che immagino potrebbe essere oggetto di facili ironie, a mio parere, come ho sempre sostenuto per altri provvedimenti e per cultura professionale, è un aspetto importante. Non va considerato solo uno spot ma credo possa rappresentare un impegno e una direzione di marcia per il lavoro di questa amministrazione, da rafforzare per il futuro, la cui importanza non deve essere sottaciuta. Intendo bilancio insieme come indicatore di capacità di ascolto, cultura della misurazione degli effetti dei risultati e rendicontazione alla comunità di quanto si è fatto. I risultati ottenuti in questa prima fase, credo complici anche i tempi stretti con i quali è stato necessario varare questo bilancio, non hanno forse consentito di dispiegare fino in fondo le potenzialità di questo metodo, ma credo che la direzione di marcia imboccata dall'amministrazione , sia non solo giusta ma irrevocabile, quindi per il futuro dovremo aspettarci una conferma di questi impegni. Gli incontri al bar, le assemblee nei centri sociali, cittadini che ci hanno detto che non sapevano che altrimenti avrebbero partecipato a queste possibilità di incontro con sindaco e amministratori....sgombriamo il campo dagli equivoci, non esiste lo strumento capace di fare il pieno di contatti con i nostri concittadini. Si deve costruire con il tempo e nel miglior modo possibile, un mix di interventi e di possibili contatti, misurando i risultati e avviando eventuali correzioni di rotta. In breve, diamo una possibilità a Bilancio Insieme di dispiegare le sue potenzialità come fattore di coesione sociale e strumento aperto, sempre, di un circuito di andata e ritorno delle informazioni dai cittadini al palazzo e viceversa. Chiudo su questo argomento sperando che il consiglio possa avere qualche informazione di massima anche sul tipo di riscontri o sollecitazioni avute o chieste dai cittadini nelle cartoline che sono state raccolte nelle urne che erano state sistemate nelle sedi comunali.
NUOVO WELFARE E SUSSIDIARIETA'
Il Sindaco lo ha esplicitato chiaramente e credo che dopo aver riflettuto tanto a lungo in passato sulla possibile declinazione per il nostro territorio del termine “sussidiarietà”, anche per la situazione della finanza locale più volta ricordata, credo che i tempi siano assolutamente maturi per cercare nuove modalità di ricostruzione e rigenerazione del nostro modello di welfare, di stato sociale, che tanti successi e benessere ha prodotto negli ultimi decenni nella nostra regione e nella nostra città.
Ora, visto che la Regione Emilia romagna non potrà continuamente intervenire a sanare per gli enti locali i tagli dello stato centrale, dobbiamo davvero chiederci, come diceva il Sindaco nella sua relazione, cosa può fare il privato sociale per la comunità, e non viceversa. Chiaro che la comunità e chi la rappresenta deve saper intercettare e ascoltare queste disponibilità. Forse i tempi sono maturi per fare prove di volo di tipo diverso. E se il pubblico non è più in grado di gestire direttamente tutto, valuti se le strade possono essere diverse ma abbia chiaro sin da ora, che dovrà essere sempre il pubblico a mantenere un fortissimo presidio politico, di indirizzi e controllo, di garanzia per i cittadini, dei servizi che eventualmente il settore privato potrà fornire alla comunità a costi compatibili, che tengano conto delle trasformazioni della società e delle nuove condizioni economiche per imprese e famiglie che la crisi economica all'interno della quale continuiamo ad essere, sta cambiando in modo stabile, non transitorio. Come, nuove forme di esternalizzazione di servizi e sussidiarità, possano generare utilità generale e sociale senza produrre nuova precarietà, di disuguaglianze o ingiustizia sociale, è il terreno sul quale anche il nostro Comune e L'Unione Terre d'Argine della quale siamo elemento fondante, dovrà misurere la capacità di affrontare il futuro per la Carpi di oggi e quella di domani.
SOCIALE
E' in questo ambito che si scaricano le tensioni della crisi economica e le profonde trasformazioni sociali che abbiamo conosciuto in questi anni.
Costruire un nuovo tipo di welfare anche locale, significa cercare di guidare o contenere, la futura domanda di servizi sociali che non è immaginabile pensare di affrontare solo limitandosi ad inseguire una domanda crescente. Dovremo sempre di più chiederci e agire, su come la domanda di servizi sociali si genera e può essere prevenuta. Per questo, la sfida di passaggio del sociale all'Unione Terre D'Argine è ancora di portata maggiore e tutt'altro che passaggio puramente burocratico. Gli standard di servizio regionali con le nuove norme sull'accreditamento faranno il resto per portare questi temi al centro della nostra attenzione di consiglieri e delle nostre responsabilità, come maggioranza e minoranza.
Sui progetti concreti, bene l'avvio dei lavori per la sopraelevazione della struttura protetta “Il Carpine” per anziani non autosufficienti che dovrebbe essere completata nell'estate del 2013. Per le dinamiche relative alla popolazione anziana e alla struttura famigliare dei nuclei presenti nel territorio, con molti single, intesi come anziani soli e pochi figli, c'è da immaginare sin da oggi che i nuovi posti non potranno coprire tutta la domanda. E qui sta un esempio delle sfide per tutti, che il resto possano farlo le azioni di messa in rete e di solidarietà sociale che il nuovo welfare da costruire, liberando energie sui modelli di sussidiarietà offerti dal privato con un autorevole ed efficace controllo pubblico.
Ancora. Impressionanti le dinamiche in incremento di quanto viene speso dall'amministrazione e in futuro dall'Unione per l'area famiglie, minori e adolescenti. Una conferma ulteriore di quanto le situazioni di crisi sia generatrice di disagio sociale, che si traduce in domanda di nuovi servizi, che è difficile immaginare che l'amministrazione possa sostenere con le sue sole forze, senza attivare, per quanto sia possibile anche politiche di contrasto e prevenzione di questi fenomeni.
Per costruire questo valore aggiunto da dare alla prevenzione del disagio sociale, credo che un aiuto possa venire dal progressivo dispiegamento delle potenzialità dell'economia della conoscenza. Puntare il più possibile su cittadini più informati, più consapevoli, maggiormente capaci di accedere a contenuti e saperi qualificati mi pare sia una delle strade che credo vadano prese in considerazione, non solo per i servizi sociali ma anche per altri comparti dove l'importanza della diffusione delle conoscenze e idee, può costituire un valore significativo, come l'istruzione, la cultura, la sanità. Valorizzare di più e diffondere meglio quel che si fa, dunque, puntando sulla riproducibilità dei contenuti e dei saperi, grazie alle nuove tecnologie, da mettere a disposizione delle persone. Ad esempio, mi pare che tutto quel che il Comune mette in campo in termini di seminari o conferenze pubbliche o iniziative, quando sia possibile, dovrebbe essere registrato o conservato o mantenuto a disposizione dei cittadini, perchè quelle idee vengano diffuse o che restino a disposizione per potersi propagare sul territorio, magari tramite la rete civica o con altre modalità, rinunciando al modello di utilizzo unico del valore di conferenze o seminari, che viene vanificato se quella sera o quel giorno, il cittadino che sarebbe stato interessato, era impegnato a fare altre cose. Insomma, moltiplicare i saperi disponibili “On demand” prodotti dall'ente locale, ovviamente in forma il più possibile gratuita.
E dove ci sono stati tagli dolorosi, come ad esempio per il LABO' nel settore dell'Istruzione fare in modo che non vengano disperse le competenze e che il sapere si trovi il modo di custodirlo e riprodurlo in seguito, a favore dei cittadini.
Una maggior circolazione più efficace di sapere può rappresentare, non certo l'unico ma una modalità di contrasto, di antidoto e prevenzione del disagio che poi approda ai servizi sociali, gonfiandone le esigenze finanziarie.
Campo Nomadi. L'indicazione del Sindaco di pensare a soluzion alternative all'attuale campo, attuando nei prossimi mesi il regolamento che impone il pagamento delle utenze ai residenti, mi pare rappresenti un impegno molto chiaro. Su questo aspetto spero che maggioranza e minoranza vadano oltre la fase delle polemiche e riescano, nell'interesse generale ad assumere posizioni il più convergenti possibili credo auspicate dalla città. Purtroppo devo dire che le proposte di emendamento presentate, mettendo sullo stesso piano campo nomadi e canile mi pare che vadano in tutt'altra direzione. Non è accettabile, né sul piano solo di ipotesi amministrativa, né tanto meno sul piano etico e di responsabilità civile, che questi temi possano essere messi e affrontati sullo stesso piano.
Per il disagio adulti, sottolineo la parte della relazione nella quale si ricorda la crescita di un'area di sofferenza legata all'impossibilità di far fronte alle esigenze quotidiane e agli imprevisti. Questo è un tratto nuovo della Carpi di oggi. E dobbiamo cercare di contrastare queste dinamiche, perchè è qui che si aggirano i virus che minano la nostra coesione sociale, bene supremo da tutelare e rafforzare ogni volta che sia possibile.
POLITICHE DEL TERRITORIO. Impressionante il dato relativo di 60 milioni di Euro di calo degli investimenti in edilizia, sul territorio, rispetto al 2008, con tutto quando ne è conseguito e che si verificherà in termini di economia e occupazione. L'adozione del Psc comunale che la relazione indica per il 2011 e che si salderà con l'aggiornamento del piano piste ciclabili e il nuovo piano del verde, indica, con grande assunzione di responsabilità di questo consiglio che il prossimo anno sarà veramente importante e che per il bene della città tante scelte sarebbe opportuno, se sarà possibile, che fossero le più condivise possibili.
Statistica/Ced. Personalmente ho una certa aspettativa da questo passaggio all'Unione, credo che realizzare un Ced e un ufficio statistica intercomunale possa rappresentare una occasione importante, non solo per potenziare il servizio interno ma anche, a proposito di valori aggiunti ed economie di scala, per poter disporre, anche da parte dei decisori di questo consiglio, di nuovi indicatori e strumenti di lavoro per assumere deliberazion con maggior cognizione di causa e sulla base di elementi oggettivi.
Alloggi Erp e Case. Anche da questo settore, sul quale penso si soffermeranno altri colleghi del nostro gruppo non mi dilungo ma credo che dovremmo riuscire nel tempo, con la fortissima domanda esistente di alloggi di questo tipo a trovare il modo di incrementare la nostra capacità di rispondere alle richieste dei cittadini. Sulla carta ci sono molte norme e opportunità di attivare interventi che consentano di andare in questa direzione, l'housing sociale, la possibilità degli interventi delle Fondazioni bancarie, i nuovi ruoli delle ACER con la relative convenzioni stabilite con gli enti locali. Possibilità di sviluppo tante, per ora resta il dato di fatto che la distanza tra la domanda e l'offerta di possibilità abitative a costo contenuto è ancora rilevante. Non tutte le leve per cambiare direzione per questi aspetti sono in mano ai decisori pubblici. Questo è un settore nel quale anche dai privati, in un'ottica di nuovo welfare c'è da attendersi qualche segnale di tipo nuovo. La materia è passata all'Unione dei Comuni ma credo che per il nostro ente non mancherà una forte attenzione al tema, la cui evidenza per l'interesse generale è sotto gli occhi di tutti. Credo che, ad esempio, dovremmo mantenere anche nei regolamenti dell'Unione una forte attenzione, per ora emersa con chiarezza solo nel consiglio comunale di Carpi, del principio contributivo, cioè di assegnare un valore all'anzianità di residenza in un territorio per la formazione delle graduatorie di assegnazione degli alloggi.
Immigrazione. Bene il livello di servizi presenti sul territorio e il richiamo al rilancio e sviluppo delle possibili sinergie tra ente locali e volontariato e cooperazione sociale. Credo che oltre a questi fattori, riconoscendo il valore dell'immigrazione per il territorio, con un saldo attivo tra i fattori positivi e quelli negativi che il fenomeno migratorio può generare, proporrei una maggior attenzione, i tempi mi sembrano maturi, per un monitoraggio attento, magari formalizzato con informazioni periodiche alle commissioni o a questo consiglio sul livello o indicatori di convivenza civile nei nostri quartieri, quando la cronaca o il nostro presidio del territorio, ad esempio della polizia municipale, ravvisi l'esistenza di queste difficoltà.Per il bene della nostra coesione sociale, non sia mai che ci siano parti della città che si sentano abbandonate o lasciate alle prese con i propri, nuovi tipi di problemi che sino a due decenni fa non esistevano perchè anche la società carpigiana era completamente diversa.
Economia. Già si è detto in molte occasioni della crisi e dei gravi problemi che famiglie e imprese devono affrontare. Bene il metodo della massima concertazione possibile tra ente locale ed associazioni di categorie e sindacati, pur nel rispetto dei ruoli differenti e differenti responsabilità Della parte della relazione, per brevità, mi limito a sottolineare il pieno apprezzamento per la parte relativa alle azioni e proposte per lo sviluppo nella quale di fa riferimento alle necessità autentica e non di facciata di valorizzare il fattore di competenza del quale il nostro paese e territorio dispone in abbondanza, che è il fattore umano. Le imprese carpigiane di successo di oggi e del futuro, per competenze e professionalità di chi le guida e di chi ci lavora, in futuro, anche grazie ad una nuova formazione incentrata sul fattore umano alla quale il Comune sta dando il suo contributo con adeguate politiche formative, saranno soprattutto quelle capaci di fare i propri interessi sviluppando le proprie capacità di collaborazione, come parti di un sistema integrato, non ognuna per conto proprio e sola contro tutti, modello che si rivelò vincente in un altre stagioni ma che in quelle presenti e future, se perseguite, reenderebbero più deboli e non più forti, le nostre imprese e il nostro tessuto sociale
Sport e Benessere. Dell'avvio del progetto di realizzazione della piscina abbiamo parlato in altre occasioni e si auspica che tutto proceda con i tempi che l'amministrazione ci ha illustrato nelle scorse settimane. Apprezzabile l'attività di mantenimento dei servizi con l'adeguamento delle convenzioni in essere. Bene la capacità di dialogo del Comune con le società sportive quando si è discusso a viso aperto, con risultati concreti, sulle palestre e sulle caratteristiche tecniche dimensionali, dei nuovi edifici scolastici. Parlo di sport, dopo qualche osservazione su economia e formazione perchè da questo mondo, se riusciremo a sviluppare meglio le capacità di collaborazione con le società sportive, potrebbe nascere un potenziale strumento di marketing territoriale naturale per far conoscere il nostro territorio, le sue potenzialità turistiche e come luogo di insediamento per attività produttive. La stagione del Carpi F.C, quello che hanno saputo fare società di altre discipline in città, fermo restando le compatibilità finanziarie dell'ente locale, intendiamoci non mi auguro un comune imprenditore sportivo, può costituire un volano di azioni positive che sviluppino relazioni in grado di generare anche valore economico. Faccio cenno anche a qualcosa di più. Penso che un modello nel quale comune e società sportive, sappiano riconoscere sempre meglio, senza unilateralismi sterili, le ragioni reciproche, potrebbe costituire un tassello anche sociale importante per mantenere condizioni che favoriscano la coesione e integrazione sociale in un territorio come il nostro in grande trasformazione e che ha grande bisogno di tutto quanto mantenga o favorisca la rigenerazione di livelli migliori di convivenza civile. Credo che fenomeni diffusi e adeguati al nostro territorio di azionariato popolare, come sta avvenendo in queste settimane a Bologna, forme che da noi sono state solo spesso annunciate e mai portate a pieno compimento, costituirebbe un altro dei motori della coesione sociale che farebbero bene al nostro futuro di comunità
Cultura. Molto opportuno il richiamo alla sobrietà e allo sviluppo di forme di sussidiarietà. Che sia una sussidiarietà, intesa come collaborazione tra pubblico e privato, che produca anche qualità, anche se non tutto può raggiungere i livelli del Festival della Filosofia. Mantenere i servizi è già un dato significativo, magari a discapito anche di una minore quantità dei progetti e degli interventi. Ma a fronte di una qualità medio-alta di proposte culturali, pur se meno numerose del passato, credo che i cittadini, in tempi di crisi come questi, capirebbero e apprezzerebbero. E soprattutto per la cultura, confermo la mia proposta di verifica della possibilità di costruire modelli di riproducibilità degli eventi culturali e soprattutto dei contenuti, una specie di archivio digitale della cultura a Carpi “On demand” sul modello "you tube" per far sì che le nostre pregevoli azioni di politiche culturali raggiungano un sempre più elevato numero di cittadine e cittadine.
Carpi, 28 dicembre 2010
Marco Bagnoli
Consigliere comunale Pd
mercoledì 29 dicembre 2010
sabato 25 dicembre 2010
IMPARIAMO L'"UNIONESE" (SENZA DIMENTICARE IL CARPIGIANO)
Dobbiamo imparare l'”Unionese”, cioè a sapere declinare i problemi in un ottica territoriale intercomunale, pur senza dimenticare l'ottica carpigiana, perchè non possiamo dimenticare che siamo nel consiglio dell'Unione su mandato della comunità carpigiana. E' questo, a mio parere, il nocciolo politico della seduta del Consiglio dell'Unione Terre D'argine di mercoledì 22 dicembre nella quale, sul piano strettamente tecnico, sono stati approvati, con il passaggio del Sociale, Casa, Ced, Statistica all'Unione, anche il bilancio preventivo 2011 e il relativo Piano degli Investimenti.
Non è il supercomune, ma non puà neppure più essere una semplice sommatoria di quel che succede a Carpi, a Novi, a Campogalliano o a Soliera.
Fermo restando la libertà di espressione e di azione di ogni consigliere, in Consiglio dell'Unione mi auguro di sentire sempre meno dai colleghi consiglieri riferimenti del tipo “Noi nel comune X o noi quando abbiamo discusso nel comune Y....” perchè espressioni che denotano una difficoltà, pur se comprensibile di sapere leggere la realtà del nostro territorio con categorie diverse da quelli dei singoli Municipi. So che non è facile ma dovremo tutti impegnarci di più in questa direzione. Senza...e qui è l'altra grande scommessa, svuotare i nostri singoli Comuni e le istanze che ad essi fanno riferimento. Stanno in questa sentiero stretto e in una azione politica matura e qualificata riuscire a costruire forme di federalismo adeguate, senza restare ancorati ad antistorici campanilismi, che pur non devono inficiare la capacità di saper rappresentare le comunità locali. Di seguito si pubblica il testo, che, pur non avendo avuto la possibilità di leggere in consiglio, ho chiesto di mettere agli atti, come contributo, anche per il futuro della nostra Unione:
"Per L’Unione è un passaggio fondamentale. Con il passaggio dei servizi sociali, oltre al resto, casa, statistica, Ced, è l’esame di maturità. La posta in gioco è la capacità di fornire i servizi, creare economie di scala, costruire riconoscibilità e autorevolezza, che i cittadini possano pienamente recepire.
Un'altra grande scommessa , che non sia solo un “più uno”, una sommatoria dei servizi, ma che la macchina, dopo una fase di assestamento, entri a regime e produca quel valore aggiunto che tutti ci attendiamo. Con la nascita della Grande Unione c’è dunque molto di più che una scorciatoia, un escamotage per aggirare il patto di stabilità. No, l’Unione dei comuni e il suo bilancio non può essere solo una turbata o descritta come tale, ma davvero uno strumento operativo nuovo e aggiornato ai tempi che stiamo attraversando.
Questa che nasce simbolicamente con questo bilancio preventivo non deve essere solo una Unione dei Comuni, ma deve cominciare ad incamminarsi sempre più diventare una unione dei cittadini che abitano su questi territori. Dico subito che il Comune unico mi sembra una ipotesi per ora accademica e che non si può calare dall’alto e che non vedo tra le cose da fare nell’agenda delle priorità.
Tariffe. Aumentando i servizi, vedo che aumenteranno anche le tariffe in uesto ambito, con ritocchi al costo dei servizi, in particolare scolastici per i cittadini, pur a fronte di elevata qualità delle prestazioni fornite. Il giudizio di qualità non è in discussione, poiché viviamo in tempi di crisi economica e molte famiglie sono in difficoltà, prima ancora di chiedere moderazione negli aumenti, che sono certo l’Unione ha valutato pienamente, chiedo informazione pubblica preventiva, cultura della massima trasparenza e rendicontazione chiara e puntuale di quel che l’unione decide e fa, non accontentandosi solo della regolarità formale o numerica dei propri atti ma pensando sempre a come possa essere capita dai nostri cittadini. Non perché i cittadini non siano abbastanza intelligenti, ci mancherebbe, ma per metterli sempre il più possibile in condizione di comprendere quel che si fa. Io mi arrabbio, e penso molti altri, quando sento dire che l’Unione è un carrozzone e vorrei che si facesse tutto il possibile per contrastare questo modo di pensare che non fa bene all’Unione, alla sua autorevolezza e al nuovo rapporto con i cittadini dei territori da rafforzare. Che non si pensi insomma che possa bastare una Unione dei Comuni solo delle burocrazie .
Statistica/Ced. Personalmente ho una certa aspettativa da questo passaggio, credo che realizzare un Ced e un ufficio statistica intercomunale possa rappresentare una occasione importante, non solo per potenziare il servizio interno ma anche, a proposito di valori aggiunto ed economie di scala, per poter disporre, anche da parte dei decisori di questo consiglio, di nuovi indicatori e strumenti di lavoro per assumere deliberazione con maggior cognizione di causa e sulla base di elementi oggettivi. Possibilità che le funzioni statistiche di enti, imprese e organizzazioni in genere, certo consentirebbero, per incrementare la disponibilità di indicatori oggettivi, da affian agli altri tecnici e politici, sulla base dei quali assumere le decisioni.
Alloggi Erp e Case. Anche da questo settore, sul quale penso si soffermeranno altri colleghi del nostro gruppo non mi dilungo ma credo che dovremmo riuscire nel tempo, con la fortissima domanda esistente di alloggi di questo tipo a trovare il modo di incrementare la nostra capacità di rispondere alle richieste dei cittadini.
Concludendo, l’Unione potrà diventare un banco di prova del futuro nuovo welfare del quale tutti stiamo discutendo e avvertiamo la necessità. Sta tramontando la stagione del tutto pubblico, che pure ha dato, specialmente nei nostri territori, straordinari risultati per qualità e quantità di servizi e non è ancora avviata la stagione di un nuovo e più maturo rapporto tra pubblico e privato, in un ottica di sussidiarietà, alla ricerca di nuovi equilibri tra la possibilità di offrire servizi a costi più compatibili con le finanze locali, salvaguardando un forte presidio politico di indirizzo e controllo, non necessariamente di gestione, cercando di generare nuove forme di servizi sociali, con auspicabili positivi effetti anche in termini di posti di lavoro, per le imprese private, cooperative e no profit che potrebbero, con l’ente pubblico a fare da regolatore, aprire una nuova stagione di ingegneria sociale avanzata, per il mantenimento della coesione sociale dei nostri territori. Bene supremo di noi, che come i nostri cittadini, viviamo qui.
Infine un accenno al tema della Rappresentatività. Per l’importanza di questi compiti, certo non a breve termine ma appena sia tecnicamente possibile, credo sia opportuno per il futuro, verificare le possibilità che, ad un consiglio come questo, che dovrà assumere decisioni future rilevanti, pur se oggi pienamente legittimo e rappresentativo, sia possibile cercare, nelle forme sulle quali si dovrà riflettere da parte di tutte le componenti di maggioranza e minoranza, ulteriori gradi di rappresentatività possibile, per fare in modo che questa Unione della quale votiamo il Bilancio questa sera, in futuro sia sempre di più istituzione di tutti, in nome dell’interesse generale".
Non è il supercomune, ma non puà neppure più essere una semplice sommatoria di quel che succede a Carpi, a Novi, a Campogalliano o a Soliera.
Fermo restando la libertà di espressione e di azione di ogni consigliere, in Consiglio dell'Unione mi auguro di sentire sempre meno dai colleghi consiglieri riferimenti del tipo “Noi nel comune X o noi quando abbiamo discusso nel comune Y....” perchè espressioni che denotano una difficoltà, pur se comprensibile di sapere leggere la realtà del nostro territorio con categorie diverse da quelli dei singoli Municipi. So che non è facile ma dovremo tutti impegnarci di più in questa direzione. Senza...e qui è l'altra grande scommessa, svuotare i nostri singoli Comuni e le istanze che ad essi fanno riferimento. Stanno in questa sentiero stretto e in una azione politica matura e qualificata riuscire a costruire forme di federalismo adeguate, senza restare ancorati ad antistorici campanilismi, che pur non devono inficiare la capacità di saper rappresentare le comunità locali. Di seguito si pubblica il testo, che, pur non avendo avuto la possibilità di leggere in consiglio, ho chiesto di mettere agli atti, come contributo, anche per il futuro della nostra Unione:
"Per L’Unione è un passaggio fondamentale. Con il passaggio dei servizi sociali, oltre al resto, casa, statistica, Ced, è l’esame di maturità. La posta in gioco è la capacità di fornire i servizi, creare economie di scala, costruire riconoscibilità e autorevolezza, che i cittadini possano pienamente recepire.
Un'altra grande scommessa , che non sia solo un “più uno”, una sommatoria dei servizi, ma che la macchina, dopo una fase di assestamento, entri a regime e produca quel valore aggiunto che tutti ci attendiamo. Con la nascita della Grande Unione c’è dunque molto di più che una scorciatoia, un escamotage per aggirare il patto di stabilità. No, l’Unione dei comuni e il suo bilancio non può essere solo una turbata o descritta come tale, ma davvero uno strumento operativo nuovo e aggiornato ai tempi che stiamo attraversando.
Questa che nasce simbolicamente con questo bilancio preventivo non deve essere solo una Unione dei Comuni, ma deve cominciare ad incamminarsi sempre più diventare una unione dei cittadini che abitano su questi territori. Dico subito che il Comune unico mi sembra una ipotesi per ora accademica e che non si può calare dall’alto e che non vedo tra le cose da fare nell’agenda delle priorità.
Tariffe. Aumentando i servizi, vedo che aumenteranno anche le tariffe in uesto ambito, con ritocchi al costo dei servizi, in particolare scolastici per i cittadini, pur a fronte di elevata qualità delle prestazioni fornite. Il giudizio di qualità non è in discussione, poiché viviamo in tempi di crisi economica e molte famiglie sono in difficoltà, prima ancora di chiedere moderazione negli aumenti, che sono certo l’Unione ha valutato pienamente, chiedo informazione pubblica preventiva, cultura della massima trasparenza e rendicontazione chiara e puntuale di quel che l’unione decide e fa, non accontentandosi solo della regolarità formale o numerica dei propri atti ma pensando sempre a come possa essere capita dai nostri cittadini. Non perché i cittadini non siano abbastanza intelligenti, ci mancherebbe, ma per metterli sempre il più possibile in condizione di comprendere quel che si fa. Io mi arrabbio, e penso molti altri, quando sento dire che l’Unione è un carrozzone e vorrei che si facesse tutto il possibile per contrastare questo modo di pensare che non fa bene all’Unione, alla sua autorevolezza e al nuovo rapporto con i cittadini dei territori da rafforzare. Che non si pensi insomma che possa bastare una Unione dei Comuni solo delle burocrazie .
Statistica/Ced. Personalmente ho una certa aspettativa da questo passaggio, credo che realizzare un Ced e un ufficio statistica intercomunale possa rappresentare una occasione importante, non solo per potenziare il servizio interno ma anche, a proposito di valori aggiunto ed economie di scala, per poter disporre, anche da parte dei decisori di questo consiglio, di nuovi indicatori e strumenti di lavoro per assumere deliberazione con maggior cognizione di causa e sulla base di elementi oggettivi. Possibilità che le funzioni statistiche di enti, imprese e organizzazioni in genere, certo consentirebbero, per incrementare la disponibilità di indicatori oggettivi, da affian agli altri tecnici e politici, sulla base dei quali assumere le decisioni.
Alloggi Erp e Case. Anche da questo settore, sul quale penso si soffermeranno altri colleghi del nostro gruppo non mi dilungo ma credo che dovremmo riuscire nel tempo, con la fortissima domanda esistente di alloggi di questo tipo a trovare il modo di incrementare la nostra capacità di rispondere alle richieste dei cittadini.
Concludendo, l’Unione potrà diventare un banco di prova del futuro nuovo welfare del quale tutti stiamo discutendo e avvertiamo la necessità. Sta tramontando la stagione del tutto pubblico, che pure ha dato, specialmente nei nostri territori, straordinari risultati per qualità e quantità di servizi e non è ancora avviata la stagione di un nuovo e più maturo rapporto tra pubblico e privato, in un ottica di sussidiarietà, alla ricerca di nuovi equilibri tra la possibilità di offrire servizi a costi più compatibili con le finanze locali, salvaguardando un forte presidio politico di indirizzo e controllo, non necessariamente di gestione, cercando di generare nuove forme di servizi sociali, con auspicabili positivi effetti anche in termini di posti di lavoro, per le imprese private, cooperative e no profit che potrebbero, con l’ente pubblico a fare da regolatore, aprire una nuova stagione di ingegneria sociale avanzata, per il mantenimento della coesione sociale dei nostri territori. Bene supremo di noi, che come i nostri cittadini, viviamo qui.
Infine un accenno al tema della Rappresentatività. Per l’importanza di questi compiti, certo non a breve termine ma appena sia tecnicamente possibile, credo sia opportuno per il futuro, verificare le possibilità che, ad un consiglio come questo, che dovrà assumere decisioni future rilevanti, pur se oggi pienamente legittimo e rappresentativo, sia possibile cercare, nelle forme sulle quali si dovrà riflettere da parte di tutte le componenti di maggioranza e minoranza, ulteriori gradi di rappresentatività possibile, per fare in modo che questa Unione della quale votiamo il Bilancio questa sera, in futuro sia sempre di più istituzione di tutti, in nome dell’interesse generale".
lunedì 20 dicembre 2010
QUALITA' DELLA VITA E CONVIVENZA CIVILE ZONA VIA UNIONE SOVIETICA
Il Circolo Pd “1° Maggio-Carpi Sud” esprime preoccupazione per il grave episodio di Via Unione Sovietica dopo una lite tra immigrati, uno dei quali clandestino, finita a colpi di forbice e con il ferimento di una persona. Premesso che ci si rende conto che non si può militarizzare quella parte del quartiere, si chiede alle Forze dell'Ordine, alle quali va il nostro ringraziamento e pieno appoggio, che vengano mantenute e rafforzate la vigilanza e il controllo del territorio.
Si chiede che il Comune faccia il possibile per mantener informata la popolazione su quanto riguarda la vita del quartiere e sulle iniziative in corso per favorire la soluzione o l’attenuazione dei fenomeni di ordine pubblico che possano causare forme di degrado sociale nella zona. Il Circolo Pd “1°Maggio-Carpi Sud” chiede inoltre che l’Ente locale si faccia promotore, incoraggi o favorisca, eventuali iniziative di quartiere o rafforzando le attività esistenti , per la promozione, l'inclusione e l’integrazione sociale nel rispetto delle culture e sensibilità esistenti, a garanzia della convivenza civile, ritenendo fonte di potenziali problemi , la presenza di gruppi non dialoganti con il resto del territorio.
Il Circolo Pd della zona conferma inoltre piena disponibilità al confronto e alla collaborazione con chiunque abbia a cuore questi temi e la difesa della qualità della vita nel nostro quartiere, che non è un “ghetto”, nonostante questo genere di episodi deprecabili, ma una parte della città nella quale la qualità della vita resta elevata ed è tutt’altro che compromessa. Una qualità che anzi va difesa, come tutti noi cerchiamo di fare, mettendo in campo, nel tempo libero, anche con il nostro e altrui volontariato sociale, le nostre competenze, esperienze e sensibilità.
Marco Bagnoli - Segretario Circolo Pd "1°Maggio-Carpi Sud" e Consigliere comunale Pd
Si chiede che il Comune faccia il possibile per mantener informata la popolazione su quanto riguarda la vita del quartiere e sulle iniziative in corso per favorire la soluzione o l’attenuazione dei fenomeni di ordine pubblico che possano causare forme di degrado sociale nella zona. Il Circolo Pd “1°Maggio-Carpi Sud” chiede inoltre che l’Ente locale si faccia promotore, incoraggi o favorisca, eventuali iniziative di quartiere o rafforzando le attività esistenti , per la promozione, l'inclusione e l’integrazione sociale nel rispetto delle culture e sensibilità esistenti, a garanzia della convivenza civile, ritenendo fonte di potenziali problemi , la presenza di gruppi non dialoganti con il resto del territorio.
Il Circolo Pd della zona conferma inoltre piena disponibilità al confronto e alla collaborazione con chiunque abbia a cuore questi temi e la difesa della qualità della vita nel nostro quartiere, che non è un “ghetto”, nonostante questo genere di episodi deprecabili, ma una parte della città nella quale la qualità della vita resta elevata ed è tutt’altro che compromessa. Una qualità che anzi va difesa, come tutti noi cerchiamo di fare, mettendo in campo, nel tempo libero, anche con il nostro e altrui volontariato sociale, le nostre competenze, esperienze e sensibilità.
Marco Bagnoli - Segretario Circolo Pd "1°Maggio-Carpi Sud" e Consigliere comunale Pd
venerdì 26 novembre 2010
25/11/2010 – GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE
25/11/2010 – Intervento giornata Internazionale contro la violenza alle donne
di Marco Bagnoli – gruppo Consigliare PD
Non vi nascondo che non sono mancati dubbi sulla scelta di intervenire o meno in un dibattito su un tema così importante come la celebrazione della giornata internazionale contro la violenza alle donne.
Il rischio mi pareva in questi casi, essendo questa l’assemblea di una istituzione locale, quello di dire cose troppo generali oppure troppo specifiche, con il rischio di essere accusati di fare della gran “aria fritta”, come molti osservatori e anche vari mass media scrissero e dissero, dopo la seduta del 2009.
Aria fritta alla quale, da neo consigliere diedi in buona fede il mio contributo e sono partito da lì per decidere se intervenire o meno. Il mio parere è che la città sarebbe più povera, intendo di idee e di forme di partecipazione democratica, se rinunciasse a questa possibilità di discussione e approfondimento. Poi, di quello che diciamo qui, ognuno potrà prendere ciò che vuole, farne spallucce o trarne spunti di riflessione per altre attività che vadano nella direzione da tutti auspicata che la nostra sia una società e una città, nella quale riescano a mettere ulteriori radici e a svilupparsi gli anticorpi ai comportamenti violenti, e in particolare a quelli nei confronti delle donne, odiosi, come quelli perpetrati nei confronti di bambini, anziani e tra individui in genere.
Detto questo vorrei fare alcune osservazioni molto sintetiche per contribuire alla discussione, credo pertinenti per ciò di cui una assemblea elettiva locale deve e può occuparsi:
- Materia complessa non esistono Rapporti di Causa/Effetto. Finiamo fuori strada se cerchiamo di guardare a fatti di cronaca molto specifici come quelli di Novi o di Rovereto, o altri che hanno coinvolto donne italiane o straniere, per sostenere tesi più generali come ad esempio il fatto che certe cose succedono perché sono fallite le politiche di integrazione nei nostri territori. Non vi è dubbio che molto deve ancora essere fatto. Io sono certo che se rinunciassimo alle nostre politiche di integrazione, che pur devono essere sempre in evoluzione, razionalizzate, migliorate, saremmo tutti residenti in territori meno ospitali e meno sicuri. Giocare da apprendisti stregoni con temi di straordinaria complessità come le migrazioni di popoli, l’esistenza di culture altre, il futuro dell’Italia e delle nostre zone nelle quali convivono già, ad esempio nelle scuole, e vivranno ancora per molti decenni, persone di culture diverse ma uniti dal fatto di essere italiani, nel senso che devono essere rispettati diritti e doveri della repubblica italiana è un dato che non può essere cancellato e che va governato, più che rifiutato a priori, alla ricerca di una Italia di soli italiani che non esiste più e che credo non esisterà più per gran parte di questo secolo .
- Violenza e Risorse. E’ vero che occorre far crescere, nel perimetro della società in genere, gli anticorpi alla violenza . Ed è indubbio che una maggior quantità di risorse economiche, pubbliche e private, che possano produrre azioni in questa direzione, sarebbe auspicabile. Per quanto riguarda i conti degli enti locali e delle Istituzioni so benissimo che i tempi sono durissimi, come durissimi sono quelli per tante famiglie e imprese che stanno affrontando situazioni difficili di crisi.
Nonostante questo dato di fatto, delle poche risorse anti-violenza e per le pari opportunità , per le quali ci si augura una inversione di tendenza, se cresce la consapevolezza nella società, nelle istituzioni, nelle singole persone, che un alto tasso di violenza in generale, e alle donne in particolare, è un danno per tutti, c’è la possibilità, pur con poche risorse, che prosegua con maggior forza un processo, a mio parere in atto, di costante consapevolezza e interiorizzazione nelle coscienze e negli animi, della pericolosità di una società violenta in genere e per le donne in particolare, per tutto il corpo sociale.
Per sgombrare il campo da possibili equivoci sono tra quelli che ritengono che il cambiamento sociale e l’adeguamento dell’Italia ai tempi nuovi passi dal cambiamento reale della condizione femminile. Non solo per motivi etici e politici ma anche concreti e pratici.
Oltre alle dinamiche culturali generali di contrasto della violenza e della crescente disapprovazione sociale dei comportamenti violenti che alle volte vengono minimizzati o che è difficile valutare in tutte le forme che possono presentarsi, non parlo solo della violenza nei confronti delle donne ma nei comportamenti violenti o molto aggressivi che vediamo in famiglia, quando siamo al volante, in piazza o persino in qualche consiglio comunale, vanno attivati circuiti virtuosi dei quali i singoli e la società sono potenziali attori e promotori, per contrastare e prevenire la violenza. Ben vengano leggi contro lo stalking, la difesa contro gli ex-mariti o ex-fidanzati, ma ci siano anche leggi non scritte che funzionino, come certi modi non rispettosi di trattare le donne sui posti di lavoro, contro i quali deve scattare la condanna etica, la disapprovazione, la buona indignazione, non sempre la solidarietà scatta naturalmente, anche delle donne nei confronti di altre donne…
Vanno nelle direzione giusta, preferirei non ce ne fosse bisogno ma bisogno c’è, iniziative come i taxi-rosa nelle ore notturne, i corsi, se ben fatti, di difesa personale che non vogliano trasformare uomini o donne in tanti rambo, o le stesse attività di portinariato sociale che prevengono forme di contrasti in certi condomini più a rischio dove il tasso di comportamenti violenti, che coinvolgano le donne, sono più alti.
Io credo che dovrebbero essere incoraggiate anche forme di progettualità e sussidiarietà, di collaborazione tra pubblico e privato, per generare nel corpo sociale spirito di collaborazione e la maggior condivisione possibile, senza ovviamente scoraggiare la circolazione delle idee, il confronto e un sano conflitto che porti però il più possibile ad un avanzamento della cultura del fare accordi rispetto alla cultura dell’individualismo sfrenato e del muro contro muro, o ancor peggio del “vaffa” a chi non la pensa come te, che non mi pare porti alla costruzione del ben comune, dopo aver dileggiato e mandato a quel paese tutto quello che non va.
In conclusione: continui il contrasto alla violenza, alle donne e al comportamento aggressivo e violento tout court. Il mio parere personale è che a priori non devono essere eretti steccati, che questi si generano sulla base delle idee e delle proposte e da qui nascondo i reciproci sì e no. O discutiamo…..
Futuro: non mi accontenterei più solo di chiedere politiche di genere, per reprimere, contrastare e prevenire la violenza alle donne ma chiedo come cittadino e come consigliere comunale che si cerchino, pur con tutte le difficoltà che immagino voltando pagina, nuove politiche di genere che servano a tutta la società e che tolgano, a chi non vuol capire, l’alibi che si tratti solo di politiche di genere ideologiche o di parte. Più servizi anti-violenza, efficienza efficacia e maggiore giustizia e capacità di ascolto per la persona, sono valori per tutti senza connotazioni ulteriori, di destra o sinistra, ma per la società e la città tutta. In sostanza, coesione sociale, che non è come il prezzemolo come qualcuno sospetta ad ogni sua evocazione, ma è ciò di cui abbiamo bisogno, la coesione sociale, per costruire un futuro per chi vive sul nostro territorio e ci vivrà in futuro
di Marco Bagnoli – gruppo Consigliare PD
Non vi nascondo che non sono mancati dubbi sulla scelta di intervenire o meno in un dibattito su un tema così importante come la celebrazione della giornata internazionale contro la violenza alle donne.
Il rischio mi pareva in questi casi, essendo questa l’assemblea di una istituzione locale, quello di dire cose troppo generali oppure troppo specifiche, con il rischio di essere accusati di fare della gran “aria fritta”, come molti osservatori e anche vari mass media scrissero e dissero, dopo la seduta del 2009.
Aria fritta alla quale, da neo consigliere diedi in buona fede il mio contributo e sono partito da lì per decidere se intervenire o meno. Il mio parere è che la città sarebbe più povera, intendo di idee e di forme di partecipazione democratica, se rinunciasse a questa possibilità di discussione e approfondimento. Poi, di quello che diciamo qui, ognuno potrà prendere ciò che vuole, farne spallucce o trarne spunti di riflessione per altre attività che vadano nella direzione da tutti auspicata che la nostra sia una società e una città, nella quale riescano a mettere ulteriori radici e a svilupparsi gli anticorpi ai comportamenti violenti, e in particolare a quelli nei confronti delle donne, odiosi, come quelli perpetrati nei confronti di bambini, anziani e tra individui in genere.
Detto questo vorrei fare alcune osservazioni molto sintetiche per contribuire alla discussione, credo pertinenti per ciò di cui una assemblea elettiva locale deve e può occuparsi:
- Materia complessa non esistono Rapporti di Causa/Effetto. Finiamo fuori strada se cerchiamo di guardare a fatti di cronaca molto specifici come quelli di Novi o di Rovereto, o altri che hanno coinvolto donne italiane o straniere, per sostenere tesi più generali come ad esempio il fatto che certe cose succedono perché sono fallite le politiche di integrazione nei nostri territori. Non vi è dubbio che molto deve ancora essere fatto. Io sono certo che se rinunciassimo alle nostre politiche di integrazione, che pur devono essere sempre in evoluzione, razionalizzate, migliorate, saremmo tutti residenti in territori meno ospitali e meno sicuri. Giocare da apprendisti stregoni con temi di straordinaria complessità come le migrazioni di popoli, l’esistenza di culture altre, il futuro dell’Italia e delle nostre zone nelle quali convivono già, ad esempio nelle scuole, e vivranno ancora per molti decenni, persone di culture diverse ma uniti dal fatto di essere italiani, nel senso che devono essere rispettati diritti e doveri della repubblica italiana è un dato che non può essere cancellato e che va governato, più che rifiutato a priori, alla ricerca di una Italia di soli italiani che non esiste più e che credo non esisterà più per gran parte di questo secolo .
- Violenza e Risorse. E’ vero che occorre far crescere, nel perimetro della società in genere, gli anticorpi alla violenza . Ed è indubbio che una maggior quantità di risorse economiche, pubbliche e private, che possano produrre azioni in questa direzione, sarebbe auspicabile. Per quanto riguarda i conti degli enti locali e delle Istituzioni so benissimo che i tempi sono durissimi, come durissimi sono quelli per tante famiglie e imprese che stanno affrontando situazioni difficili di crisi.
Nonostante questo dato di fatto, delle poche risorse anti-violenza e per le pari opportunità , per le quali ci si augura una inversione di tendenza, se cresce la consapevolezza nella società, nelle istituzioni, nelle singole persone, che un alto tasso di violenza in generale, e alle donne in particolare, è un danno per tutti, c’è la possibilità, pur con poche risorse, che prosegua con maggior forza un processo, a mio parere in atto, di costante consapevolezza e interiorizzazione nelle coscienze e negli animi, della pericolosità di una società violenta in genere e per le donne in particolare, per tutto il corpo sociale.
Per sgombrare il campo da possibili equivoci sono tra quelli che ritengono che il cambiamento sociale e l’adeguamento dell’Italia ai tempi nuovi passi dal cambiamento reale della condizione femminile. Non solo per motivi etici e politici ma anche concreti e pratici.
Oltre alle dinamiche culturali generali di contrasto della violenza e della crescente disapprovazione sociale dei comportamenti violenti che alle volte vengono minimizzati o che è difficile valutare in tutte le forme che possono presentarsi, non parlo solo della violenza nei confronti delle donne ma nei comportamenti violenti o molto aggressivi che vediamo in famiglia, quando siamo al volante, in piazza o persino in qualche consiglio comunale, vanno attivati circuiti virtuosi dei quali i singoli e la società sono potenziali attori e promotori, per contrastare e prevenire la violenza. Ben vengano leggi contro lo stalking, la difesa contro gli ex-mariti o ex-fidanzati, ma ci siano anche leggi non scritte che funzionino, come certi modi non rispettosi di trattare le donne sui posti di lavoro, contro i quali deve scattare la condanna etica, la disapprovazione, la buona indignazione, non sempre la solidarietà scatta naturalmente, anche delle donne nei confronti di altre donne…
Vanno nelle direzione giusta, preferirei non ce ne fosse bisogno ma bisogno c’è, iniziative come i taxi-rosa nelle ore notturne, i corsi, se ben fatti, di difesa personale che non vogliano trasformare uomini o donne in tanti rambo, o le stesse attività di portinariato sociale che prevengono forme di contrasti in certi condomini più a rischio dove il tasso di comportamenti violenti, che coinvolgano le donne, sono più alti.
Io credo che dovrebbero essere incoraggiate anche forme di progettualità e sussidiarietà, di collaborazione tra pubblico e privato, per generare nel corpo sociale spirito di collaborazione e la maggior condivisione possibile, senza ovviamente scoraggiare la circolazione delle idee, il confronto e un sano conflitto che porti però il più possibile ad un avanzamento della cultura del fare accordi rispetto alla cultura dell’individualismo sfrenato e del muro contro muro, o ancor peggio del “vaffa” a chi non la pensa come te, che non mi pare porti alla costruzione del ben comune, dopo aver dileggiato e mandato a quel paese tutto quello che non va.
In conclusione: continui il contrasto alla violenza, alle donne e al comportamento aggressivo e violento tout court. Il mio parere personale è che a priori non devono essere eretti steccati, che questi si generano sulla base delle idee e delle proposte e da qui nascondo i reciproci sì e no. O discutiamo…..
Futuro: non mi accontenterei più solo di chiedere politiche di genere, per reprimere, contrastare e prevenire la violenza alle donne ma chiedo come cittadino e come consigliere comunale che si cerchino, pur con tutte le difficoltà che immagino voltando pagina, nuove politiche di genere che servano a tutta la società e che tolgano, a chi non vuol capire, l’alibi che si tratti solo di politiche di genere ideologiche o di parte. Più servizi anti-violenza, efficienza efficacia e maggiore giustizia e capacità di ascolto per la persona, sono valori per tutti senza connotazioni ulteriori, di destra o sinistra, ma per la società e la città tutta. In sostanza, coesione sociale, che non è come il prezzemolo come qualcuno sospetta ad ogni sua evocazione, ma è ciò di cui abbiamo bisogno, la coesione sociale, per costruire un futuro per chi vive sul nostro territorio e ci vivrà in futuro
martedì 16 novembre 2010
CINA? USA? NO, GERMANIA - DI ETTORE GOTTI TEDESCHI
Segnalo un articolo di Ettore Gotti Tedeschi pubblicato martedì 16 novembre 2010 sul "Sole 24 Ore". Travolti come siamo dalla palude politica italiana del presente, alla vigilia di un ennesimo durissimo travaglio elettorale, mi pare una autentica boccata di aria pura, una riflessione sulla direzione di marcia che l'Italia, spero post-berlusconiana, dovrà intraprendere per costruire il proprio futuro. E mi pare che Gotti Tedeschi, pur alle prese da alcune settimane con i guai giudiziari come presidente della banca vaticana, sui quali ha assicurato che chiarirà tutto, mi pare rappresenti un ottimo esempio di divulgatore di cultura economico-politica, dissertando con semplicità ma anche completezza e rigore, degli scenari e delle scelte che attendono il nostro Paese sullo scacchiere europeo e globale, dove tutti i Paesi stanno facendo le loro mosse. E sarebbe meglio che l'Italia scegliesse dove andare, e per me la direzione-Germania va bene, onde evitare che di fatto altri scelgano per noi. Ecco il testo che si riporta citando la fonte:
"Per avvantaggiare il nostro paese nell'uscita dalla crisi e riprenderci economicamente al meglio, con chi varrebbe la pena allearci (se questo fosse possibile)? Con gli Usa o la Cina? La mia tentazione è di cominciare, e concludere, anche con considerazioni di carattere morale sulla affinità o no di culture economiche fondate su radici religiose diverse, in specifico su religioni con o senza un Dio creatore. Ciò perché la mia preoccupazione, alla fine, non sta tanto nel capire quale alleanza possa permetterci di restare, o ritornare, ricchi al più presto, quanto come farlo assicurando, o meglio, accrescendo, il rispetto per la dignità dell'uomo nel mondo.
Anche il pontefice sembra convinto che la crisi vada presa sul serio soprattutto perché per noi occidentali il deleveraging significherà almeno cinque anni di austerità. Così l'economia agricola può ritornare realmente a essere una risorsa per il futuro purché non si costruiscano nuovi modelli competitivi con i paesi più poveri per i quali questa è l'unica risorsa. Senza dimenticare che anche nei paesi ricchi molti poveri lavorano nel settore agricolo. Per vent'anni abbiamo fatto alleanze vantaggiose sul modello consumistico, orientate solo sull'importazione a basso costo, senza preoccuparci troppo di creare una strategia che sviluppasse anche posti di lavoro al nostro interno.
Con gli Usa, simbolo di libertà e democrazia, l'Italia ha una vecchia storia di affinità. La crisi economica ha però un po' offuscato questa sua immagine. Gli Usa hanno prodotto per due decenni una crescita consumistica a debito (soprattutto delle famiglie), insostenibile, che ha fatto saltare il sistema finanziario estendendo la crisi al mondo intero. Che l'abbia fatto per il bene del mondo, sostenendo la difesa contro le ingiustizie e il terrorismo, o solo per assicurare equilibrio di potere economico verso la crescita di poteri nuovi nei paesi emergenti, oppure solo per non deludere il sogno americano di benessere fondato sulla fiducia nel futuro, non è oggetto di queste considerazioni. Allearsi con gli Usa in questo momento comporterebbe vantaggi e svantaggi.
I vantaggi per noi sarebbero soprattutto di poter disporre di tecnologia e capitali privati di cui le nostre imprese abbisognano. Gli svantaggi stanno nella loro situazione finanziaria debole. Gli Usa stanno nazionalizzando il debito privato eccessivo e non sarebbero in condizioni di migliorare il nostro debito pubblico. Non ci avvantaggerebbero nella necessità di crescere le esportazioni visto che il presidente Obama considera prioritario sostenere l'export Usa per recuperare occupazione interna. Per farlo sembra utilizzare lo strumento di svalutazione del dollaro e lascia immaginare protezionismo verso l'import cinese. Queste due manovre insieme alla crescita di massa monetaria della Fed, se non controllate, produrranno inflazione monetaria, di costo materie prime e di prezzi.
Con la Cina non abbiamo una grande storia passata da vantare e la differenza politica e culturale non va sottovalutata. Un'alleanza con lei (se fosse possibile) metterebbe anche forse in discussione il rapporto con quella "fidanzata gelosa" che sono gli Stati Uniti. Ma la Cina sta diventando un mercato enorme di consumo di cui potremmo trarre vantaggi. Poi ha enormi risorse da investire, sia nel nostro debito pubblico, che in quello delle imprese e banche. Potrebbe aiutarci a ricapitalizzare e sostenere il nostro export. Il fatto è che potrebbe farlo con l'intento di cogliere le nostre difficoltà per assicurarsi un'espansione produttiva e di controllo economico stabile e persino definitivo. Sarei anche un po' sorpreso se non fossero, alla fine, Cina e Usa a doversi (obtorto collo) alleare. E l'alleanza fra due grandi, troppo grandi per non trovare accordi, ben poca attenzione riserverebbero a noi piccoli...
Esiste una terza via potenziale su cui riflettere? Secondo molti saggi questo è il momento di costruire una vera Europa. Per realizzare oggi l'Europa si ha poi l'impressione che non si possa prescindere dalla Germania, che guida l'economia europea. E con la Germania abbiamo affinità e abitudine a lavorare insieme (il Veneto e la Baviera sono un'area economica da anni). Con il suo aiuto si potrebbe meglio definire una strategia produttiva, di export e anche di modelli concertativi produttivo-sindacali. La Germania ha anche risorse tecnologiche e naturali, che a noi mancano. Ciò che potrebbe esser difficile (ma stimolante) per noi è riuscire a "tenere il loro passo" sul modello economico, sulla spesa pubblica, sull'efficienza.
Non mi pare abbiamo tante altre scelte, abbiamo è vero una struttura straordinaria di Pmi con capacità imprenditoriali uniche, ma abbiamo anche alti costi fissi e conseguenti tasse alte in un paese di vecchi, non abbiamo sempre costi competitivi, non abbiamo sempre tecnologia sufficiente, non abbiamo più prodotti unici così difendibile nel mercato globale. Ma per carità, non arriviamo a dover decidere troppo tardi sulla base del vecchio principio perdente: Usa, Cina o Germania, purché se magna...
di Ettore Gotti Tedeschi, dal Sole 24 Ore di Martedì 16/11/2010
"Per avvantaggiare il nostro paese nell'uscita dalla crisi e riprenderci economicamente al meglio, con chi varrebbe la pena allearci (se questo fosse possibile)? Con gli Usa o la Cina? La mia tentazione è di cominciare, e concludere, anche con considerazioni di carattere morale sulla affinità o no di culture economiche fondate su radici religiose diverse, in specifico su religioni con o senza un Dio creatore. Ciò perché la mia preoccupazione, alla fine, non sta tanto nel capire quale alleanza possa permetterci di restare, o ritornare, ricchi al più presto, quanto come farlo assicurando, o meglio, accrescendo, il rispetto per la dignità dell'uomo nel mondo.
Anche il pontefice sembra convinto che la crisi vada presa sul serio soprattutto perché per noi occidentali il deleveraging significherà almeno cinque anni di austerità. Così l'economia agricola può ritornare realmente a essere una risorsa per il futuro purché non si costruiscano nuovi modelli competitivi con i paesi più poveri per i quali questa è l'unica risorsa. Senza dimenticare che anche nei paesi ricchi molti poveri lavorano nel settore agricolo. Per vent'anni abbiamo fatto alleanze vantaggiose sul modello consumistico, orientate solo sull'importazione a basso costo, senza preoccuparci troppo di creare una strategia che sviluppasse anche posti di lavoro al nostro interno.
Con gli Usa, simbolo di libertà e democrazia, l'Italia ha una vecchia storia di affinità. La crisi economica ha però un po' offuscato questa sua immagine. Gli Usa hanno prodotto per due decenni una crescita consumistica a debito (soprattutto delle famiglie), insostenibile, che ha fatto saltare il sistema finanziario estendendo la crisi al mondo intero. Che l'abbia fatto per il bene del mondo, sostenendo la difesa contro le ingiustizie e il terrorismo, o solo per assicurare equilibrio di potere economico verso la crescita di poteri nuovi nei paesi emergenti, oppure solo per non deludere il sogno americano di benessere fondato sulla fiducia nel futuro, non è oggetto di queste considerazioni. Allearsi con gli Usa in questo momento comporterebbe vantaggi e svantaggi.
I vantaggi per noi sarebbero soprattutto di poter disporre di tecnologia e capitali privati di cui le nostre imprese abbisognano. Gli svantaggi stanno nella loro situazione finanziaria debole. Gli Usa stanno nazionalizzando il debito privato eccessivo e non sarebbero in condizioni di migliorare il nostro debito pubblico. Non ci avvantaggerebbero nella necessità di crescere le esportazioni visto che il presidente Obama considera prioritario sostenere l'export Usa per recuperare occupazione interna. Per farlo sembra utilizzare lo strumento di svalutazione del dollaro e lascia immaginare protezionismo verso l'import cinese. Queste due manovre insieme alla crescita di massa monetaria della Fed, se non controllate, produrranno inflazione monetaria, di costo materie prime e di prezzi.
Con la Cina non abbiamo una grande storia passata da vantare e la differenza politica e culturale non va sottovalutata. Un'alleanza con lei (se fosse possibile) metterebbe anche forse in discussione il rapporto con quella "fidanzata gelosa" che sono gli Stati Uniti. Ma la Cina sta diventando un mercato enorme di consumo di cui potremmo trarre vantaggi. Poi ha enormi risorse da investire, sia nel nostro debito pubblico, che in quello delle imprese e banche. Potrebbe aiutarci a ricapitalizzare e sostenere il nostro export. Il fatto è che potrebbe farlo con l'intento di cogliere le nostre difficoltà per assicurarsi un'espansione produttiva e di controllo economico stabile e persino definitivo. Sarei anche un po' sorpreso se non fossero, alla fine, Cina e Usa a doversi (obtorto collo) alleare. E l'alleanza fra due grandi, troppo grandi per non trovare accordi, ben poca attenzione riserverebbero a noi piccoli...
Esiste una terza via potenziale su cui riflettere? Secondo molti saggi questo è il momento di costruire una vera Europa. Per realizzare oggi l'Europa si ha poi l'impressione che non si possa prescindere dalla Germania, che guida l'economia europea. E con la Germania abbiamo affinità e abitudine a lavorare insieme (il Veneto e la Baviera sono un'area economica da anni). Con il suo aiuto si potrebbe meglio definire una strategia produttiva, di export e anche di modelli concertativi produttivo-sindacali. La Germania ha anche risorse tecnologiche e naturali, che a noi mancano. Ciò che potrebbe esser difficile (ma stimolante) per noi è riuscire a "tenere il loro passo" sul modello economico, sulla spesa pubblica, sull'efficienza.
Non mi pare abbiamo tante altre scelte, abbiamo è vero una struttura straordinaria di Pmi con capacità imprenditoriali uniche, ma abbiamo anche alti costi fissi e conseguenti tasse alte in un paese di vecchi, non abbiamo sempre costi competitivi, non abbiamo sempre tecnologia sufficiente, non abbiamo più prodotti unici così difendibile nel mercato globale. Ma per carità, non arriviamo a dover decidere troppo tardi sulla base del vecchio principio perdente: Usa, Cina o Germania, purché se magna...
di Ettore Gotti Tedeschi, dal Sole 24 Ore di Martedì 16/11/2010
IL NUOVO OSPEDALE DI CARPI ENTRA NEI DOCUMENTI UFFICIALI. E’ IMPORTANTE ANCHE QUESTO PER ARRIVARE A RISULTATI CONCRETI.
Se ne è discusso recentemente in Consiglio. Il cantiere del nuovo ospedale di Carpi non è dietro l’angolo ma è importante che il tema del nuovo polo ospedaliero carpigiano sia entrato a pieno titolo nel Pal, lo strumento principale di programmazione dell?azienda Usl provinciale. Non ci sono scorciatoie e bacchette magiche per opere come queste , del costo di varie decine di milioni e i passaggi della programmazione sanitaria sono molto importanti. Tutte le volte che in Consiglio è arrivato il tema sanità e si è parlato di prospettiva del nuovo ospedale, ho avuto la netta consapevolezza che l’assise di palazzo Scacchetti sia pienamente consapevole della posta in palio e dei rischi da evitare per far sì che l’ospedale possa ricevere una adeguata manutenzione, che l’idea di nuovo nosocomio vada avanti e che Carpi faccia sentire con chiarezza la sua voce a livello provinciale, facendo capire bene che qui tutti siamo perfettamente consapevoli che dopo la realizzazione dei poli ospedalieri di Baggiovara e Sassuolo adesso tocca all’area nord del modenese. Quindi dire, come io penso e ho detto, che l’inserimento del nuovo ospedale di Carpi nei documenti del Pal è importante, non significa accontentarsi, come mi è stato rinfacciato in consiglio, di un piatto di lenticchie o di un contentino di facciata ma è la condizione di partenza per avviare la partenza dei nuovi programmi sanitari nella direzione auspicata.
NUOVE REGOLE ERP, PIU’ PESO A RESIDENZA E NORME ANTI-OCCUPAZIONE
Il criterio contributivo, ciò che io intendo come la volontà di dare maggior peso, per l’elaborazione dei punteggi di graduatoria per l’assegnazione degli alloggi pubblici, all’anzianità di residenza, quindi al maggiore o minore grado di partecipazione alla vita e alla formazione della ricchezza di una comunità, ha fatto il suo ingresso ufficiale nel regolamento Erp della città. Pesa poco, si è detto, ma intanto c’è, e rappresenta un cambio di passo importante rispetto al passato, quando parlare di anzianità di residenza per questi regolamenti sembrava a dir poco una eresia. Penso che per ora sia stato giusto mettere questo criterio tra gli altri e non indicarlo come l’unico discriminante per l’assegnazione di un alloggio popolare. Penso vada sottolineata anche la norma che penalizza fortemente chi “occupa” l’alloggio del quale si chiede l’assegnazione. La cultura del mettere il Comune di fronte al fatto compiuto non deve mettere radici nel nostro territorio e ben ha fatto l’amministrazione a inserire questo criterio fortemente penalizzante per comportamenti di questo tipo. Che purtroppo potrebbero presentarsi , come le cronache dei mesi scorsi hanno evidenziato. Regolamento approvato ma resta sul campo la constatazione di fondo della quale sono certo , l’Amministrazione è ben consapevole, cioè di quanto sia grande la domanda di alloggi pubblici in città, per la quale il Comune ha anticipato la ricerca di nuove soluzioni, forme di collaborazione tra pubblico e privato e pieno utilizzo degli strumenti legislativi esistenti con i provvedimenti della regione Emilia-Romagna.
mercoledì 3 novembre 2010
SENTENZE. INAMMISSIBILE TRASFORMARE IL DIBATTITO IN INVETTIVA. DAL SOLE 24 ORE DELL'1/11/2010
Segnalo, pur trattandosi di un caso specifico, ma che mi pare presenti molte analogie e un orientamento giurisprudenziale preciso e sufficientemente consolidato. con quello del quale si sta discutendo in città, un articolo pubblicato dal "Sole 24 Ore" lunedì 1° Novembre 2010 nella rubrica "Giustizia e Sentenze" .
E' evidente che ogni pronunciamento è a sè e che potrebbero essere citati probabilmente altri casi di orientamento opposto. La recente giurisprudenza in materia di diffamazione a mezzo stampa o strumenti equivalenti, come i manifesti, mi pare si stia orientando alla doppia tutela di diritti, quello alla libera espressione che non deve mai venire meno, ma che confligge o può sconfinare sul terreno della diffamazione, sconfinamento che può spettare all'autorità giudiziaria, se interpellata, ritenere che lo sconfinamento sia avvenuto o meno. La materia dunque è complessa ed è molto meno evidente e scontata nella sua interpretazione di quanto alle volte il dibattito politico in città sembra ritenere.mb
DAL SOLE 24 ORE DI LUNEDI' 1/11/2010, un articolo di Selene Pascasi
"La critica politica non può diffamare il professionista
È diffamazione discreditare un professionista, denigrandone la credibilità, anche se lo si fa durante una pubblica assemblea, trattandosi di un soggetto politicamente impegnato. Il diritto di critica politica, infatti, non legittima espressioni lesive della dignità personale e professionale, non sussistendo alcun interesse a che la collettività ne venga messa al corrente. Lo afferma la Corte di cassazione, sezione V penale, con la sentenza n. 37220/10.
Coinvolti nei fatti, un sindaco e un consigliere di maggioranza di un piccolo comune. I politici, nel corso di una pubblica assemblea, avevano portato a conoscenza dei partecipanti la condotta, a loro dire scorretta, tenuta da una donna, consigliere di minoranza e avvocato. Secondo quanto riferito dai due, ella aveva indotto un cittadino, carpendone la buona fede, a sottoscrivere un ricorso amministrativo con cui veniva impugnata una concessione edilizia relativa a un'area verde sita nel centro abitato.
Così facendo, sottolineavano, aveva strumentalizzato la sua professione per fini politici (era noto che l'avvocato fosse attivamente impegnato in un comitato intento a impedire l'urbanizzazione della zona). Di qui la querela per diffamazione. Il tribunale, pur riconoscendo la valenza diffamatoria delle espressioni usate e la consapevolezza di porre in essere una condotta illecita, li assolve entrambi. La sentenza viene confermata anche in appello, dove i giudici considerano l'accaduto come un legittimo esercizio del diritto di critica politica. In fondo, affermano, era interesse della collettività rendersi conto dei mezzi "riprovevoli" usati dal consigliere di opposizione. A motivare l'assoluzione, dunque, il fatto che gli imputati – nel criticare l'agire del legale – avessero rispettato il principio di «continenza formale»: avevano censurato il modo scorretto con cui ella aveva svolto la sua funzione di opposizione «mentre non era stata rivolta censura alcuna sul piano personale o professionale». L'avvocato, però, non si arrende e porta il caso in Cassazione. A suo avviso, non solo erano stati distorti i risultati dell'istruttoria dibattimentale, ma il ragionamento della Corte d'appello era evidentemente contraddittorio. Difatti, non vi sarebbe stata coerenza nel riconoscere valore diffamatorio alle espressioni usate dagli imputati – che avevano pubblicamente denigrato la sua dignità – per poi ritenerle dichiarazioni pertinenti al contesto politico. A suo dire, perciò, sussisteva il reato di diffamazione.
Concorda la Cassazione, che accoglie il ricorso della professionista. Il discorso del primo cittadino e del consigliere – rilevano i giudici di legittimità – conteneva frasi indubbiamente diffamatorie della «dignità e credibilità professionale» dell'avvocato. Non si era trattato, dunque, di una legittima critica politica volta a mettere in luce gli sbagli della minoranza, ma di una vera e propria opera di discredito professionale e personale a danno della ricorrente. I concittadini, al più, avrebbero potuto avere interesse a comprendere le ragioni politiche del contrasto sulla destinazione urbanistica dell'area cittadina, ma non la circostanza «che un avvocato si fosse comportato, o si comportasse, in modo scorretto». Sul punto, la Cassazione si era già pronunciata con sentenza n. 11277/10, dove – con riferimento all'accusa, rivolta a un professionista, di aver redatto un verbale di assemblea non riflettente quanto realmente accaduto – aveva affermato che tale addebito (fatto «ad arte», quindi doloso) integra la diffamazione, vista la capacità di discreditare la reputazione del destinatario, colpito nella sua veste professionale. Nel sostenerlo, i giudici avevano anche ricordato che la libertà di manifestare il proprio pensiero non può legittimare espressioni volutamente offensive, finendo altrimenti per «ledere in maniera non più giustificabile il contrapposto diritto della parte offesa alla propria riservatezza e alla propria reputazione».
Ecco che, tornando al caso concreto, la Cassazione annulla la pronuncia assolutoria. Non è accettabile – si legge in sentenza – che la «contesa politica possa svolgersi sul piano dell'invettiva personale, di modo che per acquisire consensi in danno dei contraddittori a una parte politica sia lecito diffondere in pubblico considerazioni denigratorie di particolari aspetti personali o professionali degli oppositori».
www.ilsole24ore.com/
norme/documenti
La sentenza
della Cassazione
Integra la diffamazione l'utilizzo di frasi o espressioni che ledono la dignità personale e professionale di qualunque soggetto, anche se ciò avviene nel contesto di un dibattito politico. Il diritto di critica politica, infatti, non legittima le espressioni diffamatorie prive
di rilevanza pubblica e finalizzate esclusivamente a gettare
discredito su uno degli oppositori
La dottrina meno recente era perplessa sul fatto che l'offesa all'onore potesse essere arrecata anche agli individui privi della capacità d'intendere e volere (Altavilla, Delitti contro la persona, in Trattato, diretto da Florian, Milano, 1934). L'orientamento oggi prevalente ritiene che persona offesa dalla diffamazione possa essere anche l'incapace o il soggetto marginale (Mantovani, Diritto Penale, p.s, Padova 2005, 191)
L'accusa rivolta a un professionista integra gli estremi dell'ipotesi
di diffamazione nel caso in cui comporti discredito
alla reputazione del destinatario
Cassazione, 11277/2010
È illecito l'esercizio di critica politica non fondato sull'attribuzione
di fatti veri, ma basato semplicemente su interpretazioni soggettive, fonte di discredito per qualcuno
Cassazione, 7419/2009"
E' evidente che ogni pronunciamento è a sè e che potrebbero essere citati probabilmente altri casi di orientamento opposto. La recente giurisprudenza in materia di diffamazione a mezzo stampa o strumenti equivalenti, come i manifesti, mi pare si stia orientando alla doppia tutela di diritti, quello alla libera espressione che non deve mai venire meno, ma che confligge o può sconfinare sul terreno della diffamazione, sconfinamento che può spettare all'autorità giudiziaria, se interpellata, ritenere che lo sconfinamento sia avvenuto o meno. La materia dunque è complessa ed è molto meno evidente e scontata nella sua interpretazione di quanto alle volte il dibattito politico in città sembra ritenere.mb
DAL SOLE 24 ORE DI LUNEDI' 1/11/2010, un articolo di Selene Pascasi
"La critica politica non può diffamare il professionista
È diffamazione discreditare un professionista, denigrandone la credibilità, anche se lo si fa durante una pubblica assemblea, trattandosi di un soggetto politicamente impegnato. Il diritto di critica politica, infatti, non legittima espressioni lesive della dignità personale e professionale, non sussistendo alcun interesse a che la collettività ne venga messa al corrente. Lo afferma la Corte di cassazione, sezione V penale, con la sentenza n. 37220/10.
Coinvolti nei fatti, un sindaco e un consigliere di maggioranza di un piccolo comune. I politici, nel corso di una pubblica assemblea, avevano portato a conoscenza dei partecipanti la condotta, a loro dire scorretta, tenuta da una donna, consigliere di minoranza e avvocato. Secondo quanto riferito dai due, ella aveva indotto un cittadino, carpendone la buona fede, a sottoscrivere un ricorso amministrativo con cui veniva impugnata una concessione edilizia relativa a un'area verde sita nel centro abitato.
Così facendo, sottolineavano, aveva strumentalizzato la sua professione per fini politici (era noto che l'avvocato fosse attivamente impegnato in un comitato intento a impedire l'urbanizzazione della zona). Di qui la querela per diffamazione. Il tribunale, pur riconoscendo la valenza diffamatoria delle espressioni usate e la consapevolezza di porre in essere una condotta illecita, li assolve entrambi. La sentenza viene confermata anche in appello, dove i giudici considerano l'accaduto come un legittimo esercizio del diritto di critica politica. In fondo, affermano, era interesse della collettività rendersi conto dei mezzi "riprovevoli" usati dal consigliere di opposizione. A motivare l'assoluzione, dunque, il fatto che gli imputati – nel criticare l'agire del legale – avessero rispettato il principio di «continenza formale»: avevano censurato il modo scorretto con cui ella aveva svolto la sua funzione di opposizione «mentre non era stata rivolta censura alcuna sul piano personale o professionale». L'avvocato, però, non si arrende e porta il caso in Cassazione. A suo avviso, non solo erano stati distorti i risultati dell'istruttoria dibattimentale, ma il ragionamento della Corte d'appello era evidentemente contraddittorio. Difatti, non vi sarebbe stata coerenza nel riconoscere valore diffamatorio alle espressioni usate dagli imputati – che avevano pubblicamente denigrato la sua dignità – per poi ritenerle dichiarazioni pertinenti al contesto politico. A suo dire, perciò, sussisteva il reato di diffamazione.
Concorda la Cassazione, che accoglie il ricorso della professionista. Il discorso del primo cittadino e del consigliere – rilevano i giudici di legittimità – conteneva frasi indubbiamente diffamatorie della «dignità e credibilità professionale» dell'avvocato. Non si era trattato, dunque, di una legittima critica politica volta a mettere in luce gli sbagli della minoranza, ma di una vera e propria opera di discredito professionale e personale a danno della ricorrente. I concittadini, al più, avrebbero potuto avere interesse a comprendere le ragioni politiche del contrasto sulla destinazione urbanistica dell'area cittadina, ma non la circostanza «che un avvocato si fosse comportato, o si comportasse, in modo scorretto». Sul punto, la Cassazione si era già pronunciata con sentenza n. 11277/10, dove – con riferimento all'accusa, rivolta a un professionista, di aver redatto un verbale di assemblea non riflettente quanto realmente accaduto – aveva affermato che tale addebito (fatto «ad arte», quindi doloso) integra la diffamazione, vista la capacità di discreditare la reputazione del destinatario, colpito nella sua veste professionale. Nel sostenerlo, i giudici avevano anche ricordato che la libertà di manifestare il proprio pensiero non può legittimare espressioni volutamente offensive, finendo altrimenti per «ledere in maniera non più giustificabile il contrapposto diritto della parte offesa alla propria riservatezza e alla propria reputazione».
Ecco che, tornando al caso concreto, la Cassazione annulla la pronuncia assolutoria. Non è accettabile – si legge in sentenza – che la «contesa politica possa svolgersi sul piano dell'invettiva personale, di modo che per acquisire consensi in danno dei contraddittori a una parte politica sia lecito diffondere in pubblico considerazioni denigratorie di particolari aspetti personali o professionali degli oppositori».
www.ilsole24ore.com/
norme/documenti
La sentenza
della Cassazione
Integra la diffamazione l'utilizzo di frasi o espressioni che ledono la dignità personale e professionale di qualunque soggetto, anche se ciò avviene nel contesto di un dibattito politico. Il diritto di critica politica, infatti, non legittima le espressioni diffamatorie prive
di rilevanza pubblica e finalizzate esclusivamente a gettare
discredito su uno degli oppositori
La dottrina meno recente era perplessa sul fatto che l'offesa all'onore potesse essere arrecata anche agli individui privi della capacità d'intendere e volere (Altavilla, Delitti contro la persona, in Trattato, diretto da Florian, Milano, 1934). L'orientamento oggi prevalente ritiene che persona offesa dalla diffamazione possa essere anche l'incapace o il soggetto marginale (Mantovani, Diritto Penale, p.s, Padova 2005, 191)
L'accusa rivolta a un professionista integra gli estremi dell'ipotesi
di diffamazione nel caso in cui comporti discredito
alla reputazione del destinatario
Cassazione, 11277/2010
È illecito l'esercizio di critica politica non fondato sull'attribuzione
di fatti veri, ma basato semplicemente su interpretazioni soggettive, fonte di discredito per qualcuno
Cassazione, 7419/2009"
domenica 31 ottobre 2010
SI' ALLA LIBERTA DI OPINIONE, NO ALLA DIFFAMAZIONE. SALVAGUARDARE IL DIALOGO E I RAPPORTI ISTITUZIONALI
Solidarietà piena a chi difende la libertà di opinione, no alla diffamazione. Piena solidarietà, sempre, questo è il mio parere, a chi difende l’Articolo 21 della Costituzione, del quale sto usufruendo mentre scrivo, che sancisce la libertà di espressione che è un bene sacrosanto e da difendere a tutti i livelli. Ma tutelare la libertà di espressione non significa che si possa dire quel che si vuole. Il sentiero tra libertà di espressione e le distorsioni della diffamazione, certamente non da incoraggiare, è stretto e spesso, se si esagera, si rischia di trovarsi nel campo della diffamazione anche se invoca, anche se in buona fede, il diritto alla libertà di opinione. Confini incerti si è detto che sarebbe meglio che gli attori della vita sociale cercassero in autonomia di non superare, con una buona dose di autoregolamentazione nei comportamenti sulla scena sociale e politica, evitando interventi dei giudici, che per quanto illuminati e saggi rischiano di creare precedenti pericolosi per la tutela della libertà di opinione o di tracciare confini, non solo incerti ma anche inadeguati o liberticidi, tra libertà di opinione e diffamazione. Quando poi l’esercizio senza freni della libertà di opinione sconfina nel conflitto tra istituzioni, entrambe importantissime e benemerite, come un Comune e una Fondazione bancaria, che tanto hanno fatto e faranno per il bene comune e che hanno molte sedi e occasioni, per confrontarsi e discutere dei temi relativi alla città nelle aree di rispettiva pertinenza, allora c’è qualcosa che non va, un corto circuito istituzionale è in corso e bisogna riprendere la strada maestra. Riconoscere che una Fondazione bancaria territoriale ha piena autonomia, non significa “lavarsene le mani”, disinteressarsene o appiattirsi sugli organi dirigenti di una organizzazione terza. Gli strumenti di dialogo e di rappresentanza tra enti territoriali già esistono e si tratta di usarli al meglio. Il verificarsi di incidenti “diplomatici”, come da sempre avviene nei rapporti tra organizzazioni di ogni tipo, politico, istituzionali, associazioni, famiglie, coppie affiatate e appena costituite, può essere la spia di problemi irrisolti o incrinature destinate ad estendersi, oppure può rappresentare l’occasione di registrare “freni”, procedure e prassi, per rilanciare e migliorare, sulla base dell’esperienza, le azioni e i risultati degli attori dei temi che avevano fatto sorgere le incomprensioni e gli strali precedenti. Querela sì o querela no, io certamente sono tra quelli che si augurano che si creino le condizioni perché non ve ne sia bisogno, forse è accaduto qualcosa del genere nel caso carpigiano dei rapporti tra Fondazione e Apc. E non sempre richiamare alla cautela e alla riflessione, come ha fatto il Pd carpigiano, dopo discussione all’interno del proprio gruppo consigliare, significa essere dei “signor tentenna” o dei mollaccioni o chi si chiama fuori, come alcuni osservatori, non sempre equidistanti e disinteressati, hanno sentenziato dai loro scranni. Non mi sento un azzeccagarbugli se dopo quanto è avvenuto esprimo preoccupazione per lo stato dei rapporti tra istituzioni locali per gli effetti che possono derivarne per la comunità locale che cerco, perché eletto in consiglio comunale, con relativi diritti e doveri, di rappresentare.
sabato 9 ottobre 2010
INTERROGAZIONE LEGGE DISLESSIA E DISTURBI APPRENDIMENTO
Nei giorni scorsi è stata approvata definitivamente la legge su dislessia e disturbi specifici dell'apprendimento. E' una buonissima notizia. Anche a Carpi, Novi, Soliera e Campogalliano, dove c'è semopre stata altissima sensibilità e risposte su questi aspetti per i ragazzi e le loro famiglie. Ora ho presentato una interrogazone per chiedere come si intense procedere peer recepire quanto previsto dalla nuova norma. Ecco il testo che ho depositato alla Presidenza del Consiglio dell'Unione delle Terre d'Argine.
Al Presidente del Consiglio
dell’Unione Terre d’Argine
Alla Giunta dell’Unione
Carpi, 7 ottobre 2010
INTERROGAZIONE SULL’APPLICAZIONE NELLE SCUOLE DEL TERRITORIO DELL’UNIONE DELLA NUOVA LEGGE SULLA DISLESSIA E DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO
Preso atto che:
- E’ stata approvata all’unanimità dal Parlamento la nuova Legge sulla dislessia e sui disturbi specifici dell’apprendimento
- Che tale legge, molto attesa dalle famiglie, finalmente dà pieno diritto di cittadinanza nella scuola italiana agli studenti con questo tipo di difficoltà, che sino ad ora rischiavano e rischiano, concretamente, senza adeguata tutela di legge, di essere di fatto discriminati senza poter avere programmi di studio adeguati, con altissimi rischi di insuccesso e dispersione scolastica, non dovuto a mancanza di volontà o intelligenza, ma ad inadeguatezza dell’organizzazione scolastica, con conseguenti rilevantissimi rischi di esclusione sociale.
- Considerato che la Legge già prevede fondi per il 2010 e il 2011 per la formazione dei docenti
- Che anche nel territorio dell’Unione ci sono molte famiglie, con alunni certificati e non certificati alle prese con questi problemi, che producono effetti non solo sulla vita dei minori ma anche sulla situazione sociale ed economica delle famiglie stesse
Si interroga la Giunta e l’Assessore competente per conoscere:
- Se l’Amministrazione e gli uffici, competenti per tutto il territorio siano al corrente di questa importante novità legislativa
- Come si intenda procedere per favorire il pieno e più rapido recepimento possibile dei contenuti di questa norma da parte del mondo della scuola e per informare le famiglie
- Se la Giunta ritenga sin da ora di poter immaginare un forte coinvolgimento dei servizi dell’Unione Terre d’Argine su questi aspetti, alla luce del Piano di zona in vigore e del Patto per la scuola che prevede già forti impegni sul fronte del trattamento della varie forme di disabilità, che come dislessia e Dsa, ( Disturbi specifici dell’Apprendimento) , rappresentano forme di abilità differenti, da valorizzare e non da ignorare e diverse rispetto all’idea tradizionale in base alla quale l’handicap rappresenti sempre qualcosa di irrecuperabile e che non serve alla società .
Con osservanza
Marco Bagnoli - Consigliere Pd - Unione Terre d'Argine
Al Presidente del Consiglio
dell’Unione Terre d’Argine
Alla Giunta dell’Unione
Carpi, 7 ottobre 2010
INTERROGAZIONE SULL’APPLICAZIONE NELLE SCUOLE DEL TERRITORIO DELL’UNIONE DELLA NUOVA LEGGE SULLA DISLESSIA E DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO
Preso atto che:
- E’ stata approvata all’unanimità dal Parlamento la nuova Legge sulla dislessia e sui disturbi specifici dell’apprendimento
- Che tale legge, molto attesa dalle famiglie, finalmente dà pieno diritto di cittadinanza nella scuola italiana agli studenti con questo tipo di difficoltà, che sino ad ora rischiavano e rischiano, concretamente, senza adeguata tutela di legge, di essere di fatto discriminati senza poter avere programmi di studio adeguati, con altissimi rischi di insuccesso e dispersione scolastica, non dovuto a mancanza di volontà o intelligenza, ma ad inadeguatezza dell’organizzazione scolastica, con conseguenti rilevantissimi rischi di esclusione sociale.
- Considerato che la Legge già prevede fondi per il 2010 e il 2011 per la formazione dei docenti
- Che anche nel territorio dell’Unione ci sono molte famiglie, con alunni certificati e non certificati alle prese con questi problemi, che producono effetti non solo sulla vita dei minori ma anche sulla situazione sociale ed economica delle famiglie stesse
Si interroga la Giunta e l’Assessore competente per conoscere:
- Se l’Amministrazione e gli uffici, competenti per tutto il territorio siano al corrente di questa importante novità legislativa
- Come si intenda procedere per favorire il pieno e più rapido recepimento possibile dei contenuti di questa norma da parte del mondo della scuola e per informare le famiglie
- Se la Giunta ritenga sin da ora di poter immaginare un forte coinvolgimento dei servizi dell’Unione Terre d’Argine su questi aspetti, alla luce del Piano di zona in vigore e del Patto per la scuola che prevede già forti impegni sul fronte del trattamento della varie forme di disabilità, che come dislessia e Dsa, ( Disturbi specifici dell’Apprendimento) , rappresentano forme di abilità differenti, da valorizzare e non da ignorare e diverse rispetto all’idea tradizionale in base alla quale l’handicap rappresenti sempre qualcosa di irrecuperabile e che non serve alla società .
Con osservanza
Marco Bagnoli - Consigliere Pd - Unione Terre d'Argine
BILANCIO COMUNALE 2011, COSA DI TUTTI
Lo dicono tutti. E io ci credo. Sarà un bilancio comunale 2011 da lacrime e sangue. Dovranno essere fatte molte scelte. Certo di competenza della Giunta, che ha già ribadito di avere l’intenzione di voler decidere dopo ampie consultazioni e confronti con la città, ma dalla quale la comunità carpigiana non si potrà chiamare fuori e dovrà poter far sentire la proprie voce, le proprie idee, le proprie proposte, senza dimenticare mai però che non sono tempi da libri dei sogni e che la coperta è corta. Si può tirarla da che parte si vuole ma si dovrà scegliere e semplicemente fare quello che si era sempre fatto non sarà possibile. Abituiamoci quindi a ragionare come componenti di una “famiglia”, quella carpigiana, nella quale, come avviene in tutte le famiglie quando i soldi cominciano a venir meno, ci si dà le priorità e a mò di lista della spesa si comincia a dire “questo sì, questo no" e via di seguito, condividendolo con i componenti del gruppo. E’ chiaro che un bilancio da 50 milioni circa come quello di un Comune è una cosa diversa da quelli famigliari. E che le scelte si pesano anche e non si può solo contare. Ma non scendo in ulteriori dettagli. Dico però che in tempi di crisi, questa operazione di condivisione, non può essere solo istituzionali o di facciata ma va perseguita con assoluta onestà intellettuale, senza retropensieri demagogici, convinzione e rigore. Mi sembra che un buon esempio sia quello del Sindaco di Firenze, Renzi, che anziché mettere in soffitta le tradizionali assemblee di quartiere, le ha valorizzate e punta a rilanciarle. Poi è ovvio che da sole le assemblee non bastano, così come non basta il web, le inserzioni sui giornali o sul giornale del Comune, lo stesso passa parola o ogni singolo pezzo della filiera con la quale costruire efficaci politiche di comunicazione pubblica. Non c’è un unico intervento risolutore. Ma la direzione di marcia e la scelta della massima condivisione possibile, nel rispetto dei ruoli, per tenere insieme le questioni particolari e quelle generali, sono i pilastri per modi nuovi di condivisione del bilancio comunale di un territorio, come quelli dei quali avremo bisogno, nei tempi durissimi che attendono le finanze comunali, anche a Carpi.
PARCO LAMA, SI’ AL SOGNO. MA CON I PIEDI PER TERRA
Non credo di essere particolarmente originale se dico che anche io, come tanti altri carpigiani, penso che, oltre agli spazi di giardino e verde attrezzati nei vari quartieri, che sono tanti e che magari mi piacerebbe potessero essere curati di più, credo non solo dal Comune ma anche da forme di volontariato sociale, sarebbe bello poter avere spazi verdi con caratteristiche di bosco, più estesi e fruibili non come porzioni di verde nei quartieri, ma appunto come aree di campagna “naturale” rimaste ai confini della città costruita e ora da tutelare e promuovere. In sintesi: idea molto bella, il sogno è da tenere ben presente, ma vediamo quel che si può fare, quanto costa e come è possibile fare per muoversi in questa direzione, come si fa in famiglia nei momenti di crisi, per tenere conto di queste esigenze e domande di forme di “bosco urbano”, senza che il Comune debba indebitarsi fino al collo per inseguire il sogno di una generazione e scaricarne i costi su quelle successive che mi pare abbiano già molte fonti di preoccupazioni per il futuro. Partiamo da quel che c’è e valorizziamolo, senza ideologie e preconcetti. Si confrontino a viso aperto le persone, le organizzazioni, le istituzioni, che discutono abitualmente dell’assetto urbanistico della città, senza retropensieri o pregiudizi, complessi di superiorità reciproci, tatticismi o furbizie retoriche o dialettiche. L’impegno richiesto dal Consiglio comunale alla Giunta per realizzare un bosco urbano c’è già ed è un atto politico che vale, non è acqua fresca . Non sarebbe male poi, please, superare anche la sindrome dell’ “erba del vicino”, tutto questo evocare che nei paesi vicini, a Correggio sono stati più bravi, più lungimiranti, che altri sanno sempre far meglio, non mi pare ci aiuti molto se rimane solo un’occasione di brontolamento, così come giocare con il sentimento di grandeur che anima tanti carpigiani, prefigurando per il parco Lama o quel che sarà, un futuro da Central Park come a New York. Io sono originario di Correggio e la cosa potrebbe anche lusingarmi, ma ovviamente non è questo il punto. Il sogno, le idee, mi piacciono e non mi tiro indietro. Stiamo attenti però, non perdiamo tempo, vediamo quello che si può fare, ma cerchiamo di fare il passo lungo come la gamba. L’idea di tutelare e sviluppare quella parte di Carpi vicino alla Lama va benissimo e deve durare e segnare l’impegno di questa e di tante generazioni di carpigiani. E’ una idea importante di interesse generale, non l’unica ragionando di verde e boschi urbani, che sarebbe sbagliato, con la buona fede di molti, sacrificare ad altari di piccole o grandi strategie di breve periodo, di tipo elettoralistico, propagandistico, immobiliare-urbanistico o ancor peggio esclusivamente personalistiche. Sono pronto a dare il mio contributo, come cittadino e come consigliere a tutto quanto si muoverà in questo ambito in direzione dell’interesse generale di Carpi, della sostenibilità ambientale ed economica. Cerchiamo di vedere davvero quel che si può fare per coltivare il sogno, ma restando con i piedi per terra. Purtroppo l’agenda di cose da fare per Carpi è piena, la società cittadina è in piena trasformazione e sappiamo già che non ci saranno i mezzi per fare tutto quel che si vorrebbe. Dovremo scegliere sempre più, darci priorità, assumere rischi e responsabilità. Ecco perché, come ho cercato di spiegare, quella bandiera del “parco Lama” , è di tutti, non di pochi e sarebbe limitato intendere ciò di cui si sta discutendo solo con le categorie del conflitto e della contrapposizione. Non per vetero-buonismo ma cercando di far coesistere la voglia di sognare con il senso pratico. Senza rinunciare alla costruzione dell’idea a medio termine della città, nella quale, pur nel rispetto dei ruoli di istituzioni, cittadini, associazioni, tutti possono-devono contribuire.
sabato 2 ottobre 2010
VIA CATTANI, BENE IL SEGNALATORE DI VELOCITA’. ORA IL SEMAFORO
Da alcuni giorni è entrato in funzione il segnalatore di velocità su Via Cattani per chi procede verso la rotonda di Via Ugo da Carpi col monumento a Dorando Pietri. E si rallenta! In quel tratto rettilineo, in cui l’automobilista medio è più portato a spingere sull’acceleratore e a creare maggiori condizioni di pericolo e incidenti per sé e per gli altri, l’avviso luminoso del tabellone rilevatore di velocità, che ricorda anche i punti di patente che si perdono per l’infrazione di velocità, in effetti mi pare, provandolo sul campo, che aiuti davvero e far andare più piano chi è portato al colpo d’acceleratore facile. E’ la direzione giusta, non la soluzione del problema, che forse non arriverà completamente neppure quando entrerà in funzione il semaforo. Spero presto. Il jolly per abbassare drasticamente il rischio di incidenti, credo sia rappresentato sempre dal comportamento concreto e dall’educazione degli automobilisti. Poi, il Comune o chi ha competenza sulle strade, deve creare le condizioni perché la parte migliore di chi, tutti noi, è alla guida, possa prevalere. Nessuno può cantare vittoria sui rischi di incidenti stradali. Ma mi pare che da Via Cattani, col segnalatore di velocità, qualche segnale incoraggiante stia arrivando. Segnali che bisognerà continuare a monitorare. .
QUEL CONSIGLIO NON E UN FAR WEST
E’ vero. Le "s……..zate" hanno fatto la loro comparsa nella dialettica consigliare e non se ne sentiva certamente il bisogno. Chi ha fatto saluti romani e ha buttato lì una frase sul “Duce”, mentre doveva essere solo spettatore educato, ha certamente sbagliato e il fatto deve essere duramente stigmatizzato. Mi fa piacere che chi ha pronunciato quelle frasi si sia scusato e abbia ammesso di aver perso la bussola, almeno su “Carpizeronove”, ma spero arrivino anche le scuse ufficiali e si sia accorto che in effetti di una una piazzata così si poteva fare tranquillamente a meno. Quello che però non vorrei si dimenticasse, visto che ero presente a tutte le sedute da giugno dello scorso anno, è che il nostro consiglio comunale, rispetto ad altre cronache istituzionali di altre città, non è un far west, dove in nome del confronto politico ognuno si sente autorizzato a dire qualsiasi cosa all’avversario. La pagina di cronaca consigliare non è stata bella. Deve essere ben chiaro come è stato chiarito nelle ultime ore, chi ha cominciato e chi ha detto cosa. Eravamo un consiglio comunale da far play, pur nella distinzione di ruoli e idee, non possiamo essere diventati improvvisamente hoolingans
giovedì 30 settembre 2010
LO STRANO CASO CARITAS FOLIGNO. PRIMO, AIUTARE I POVERI RESIDENTI
Si potrebbe chiamarle frontiere del nuovo welfare. Possiamo dire che non ci piace che ciò possa accadere ma è successo. Anche organizzazioni benemerite al di sopra di ogni sospetto come una Caritas, come quella di Foligno, per mancanza di risorse, a fronte di una forte impennata delle domanda di aiuto e assistenza, ha dovuto introdurre il criterio di dare priorità ai residenti, rispetto all’abituale e naturale aiuto a chi chiede a prescindere da residenza e nazionalità,, che per fortuna la stragrande maggioranza di questa rete di solidarietà riesce a garantire. La segnalazione e riflessione su fatti come questi non vuole essere un suggerimento o tanto meno una strizzata d’occhio ai venti xenofobi o etnici che spirano in europa a tutte le latitudini. Segnalo solo che la fotografia di quanto accaduto in Umbria, con gli enti locali che dovranno decidere per il 2011 nuovi tagli e razionalizzazioni ai servizi dopo le scuri del Governo centralista sui loro bilanci, anche da noi la mappa delle possibilità di aiuto e contrasto del disagio in un certo territorio potrebbe essere più o meno bruscamente, e non me lo auguro di certo, dover essere fortemente ridisegnata. Chiaro che la riprogettazione dovrà essere il più possibile condivisa per poter essere una efficace risposta ai problema della società che cambia, ma che deve mantenere la sua capacità di tenere insieme tutti quelli che vivono in una comunità. Come Carpi, nel nostro caso.
CONSIGLIO ANCORA DIVISO SU MEMORIA E RICONCILIAZIONE
Prima o poi ce la faremo ad approvare qualche documento all’unanimità o con ampia maggioranza su temi relativi alla memoria, ai fatti pre e post conclusione della Seconda guerra mondiale, facendo rotta verso la costruzione di livelli più alti di cultura della riconciliazione, senza colpi di spugna o revisionismi facili ma almeno provando ad unirsi nel riconoscere le sofferenze umane che in quei periodi furono terribili. E’ lecito che qualcuno abbozzi un bel “E chi se ne …..di robe successe sessant’anni fa..”. Legittimo ma non condivisibile, almeno per me. Senza ingessare i dibattiti e le posizioni, lasciando gli storici, proprio perché sono passati vari decenni, a fare il proprio lavoro, in nome del reciproco riconoscersi nelle istituzioni, senza barricate, ideologismi, retropensieri e sfottò pregiudizionali, spero che in futuro, nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia, a Carpi si riesca, in Consiglio, come già avviene nella città vera, a trovare le parole giuste da condividere su memoria e ricordo. Forse sono un illuso, ma questo è il mio pensiero. Per ora, anche nelle scorse settimane, a Carpi, su questi temi, gli ordini presentati sono stati due. Con la maggioranza e la minoranza che hanno votato i propri. Ancora una occasione persa di trovare, non tutte, ma almeno qualche parola comune. Nella quale riconoscersi tutti o quasi.
sabato 25 settembre 2010
GRUPPI DI ACQUISTO, SEGNO DEI TEMPI
Nei giorni scorsi in Consiglio comunale si è parlato dei gruppi di acquisto, i Gas, intesi come modalità di acquisto collettivo per acquisire beni o servizi a costi più contenuti rispetto ai valori di mercato. Riassumendo il mio pensiero in merito, a me pare che non vi siano rischi di turbativa di mercato nei confronti dei negozi tradizionali. Mi pare che vi sia complementarietà di questa modalità di acquisto con le altre presenti. Non sottovaluterei l’importanza che questi modi di associarsi tra cittadini possono avere per ampliare le relazioni tra persone e favorire la coesione sociale. Che serve nei piccoli e grandi centri e in quelli medi come Carpi. Bene che il Comune faccia conoscere queste attività e possibilità di fare acquisti. Con sobrietà istituzionale dimostrando di saper informare nell’interesse generale senza “tifare” per l’una o l’altra tipologia di commercio o distribuzione di beni e servizi. All’interno delle regole di mercato.
LA CRISI "MORDE" ANCHE A CARPI
LA CRISI “MORDE” ANCHE A CARPI.
Anche a Carpi sarà un autunno di crisi economica e di difficoltà per le famiglie e le imprese. Nonostante il dato di fatto, generalmente percepito, che a Carpi si continua a vivere bene, con opportunità e servizi mediamente ben più alti rispetto alla maggior parte delle aree del Paese e del nord in genere, la crisi, in gran parte per cause le cui radici vanno ben oltre il nostro comune e le azioni che può mettere in campo l’amministrazione locale, continuerà a picchiare duro. La perdita di posti di lavoro, l’aumento delle ore di Cassa Integrazione in via di esaurimento, l’aumento di morosità nei condomini, il forte incremento della richiesta di prestazioni all’assessorato ai servizi sociali e della domanda di alloggi pubblici, sono segnali evidenti degli effetti della crisi economica anche da noi. Gli indicatori e i numeri forniti nelle scorse settimane dall’Assessore all’economia Simone Morelli, rispondendo ad una interrogazione urgente del gruppo Pd, sono stati eloquenti. ma accanto a tante ombre sono stati riassunti in Consiglio anche gli interventi positivi di rilancio e sostegno del territorio che l’Ente locale, con le altre istituzioni territoriali come la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi e la Camera di Commercio hanno messo in campo per contrastare la difficile situazione: in particolare gli interventi sulla formazione, sull’incremento delle garanzie alle imprese nei confronti delle banche con l’adesione ai programmi di rafforzamento e qualificazione delle imprese studiati e concordati con le associazioni di categoria, la Provincia di Modena e la Regione Emilia-Romagna. Quello che ci è sembrato importante è che ci sia stato da parte della Giunta un impegno a tenere aggiornato il Consiglio il più possibile sull’evolversi della crisi economica, della ripresa che dovrebbe cominciare a produrre effetti e sulle azioni che l’Ente locale sta predisponendo con indicazioni delle dinamiche e risultati prodotti. Riteniamo infatti che in momenti come questi, sia compito e dovere dell’Ente locale, nelle sue varie articolazioni, far sentire concretamente, non solo come atto formale dovuto, la vicinanza delle istituzioni alle imprese e alle famiglie in difficoltà. Mi riferisco non solo alle situazioni di crisi aziendali approdate in Consiglio comunale ma anche alle tante micro-imprese o ditte individuali o famigliari che sono ancora e hanno a lungo costituito la spina dorsale del nostro distretto economico. Il rischio che riteniamo vada evitato è che possano essere perse di vista, entrando in una specie di zona “grigia” non raggiungibile dalle istituzioni, le nuove famiglie in difficoltà, le quali provano un certo senso di vergogna nel chiedere l’aiuto del quale hanno bisogno e del quale l’Ente locale deve tener conto nei limiti dei mezzi finanziari disponibili a causa della stretta finanziaria centralista del Governo nazionale.
Anche a Carpi sarà un autunno di crisi economica e di difficoltà per le famiglie e le imprese. Nonostante il dato di fatto, generalmente percepito, che a Carpi si continua a vivere bene, con opportunità e servizi mediamente ben più alti rispetto alla maggior parte delle aree del Paese e del nord in genere, la crisi, in gran parte per cause le cui radici vanno ben oltre il nostro comune e le azioni che può mettere in campo l’amministrazione locale, continuerà a picchiare duro. La perdita di posti di lavoro, l’aumento delle ore di Cassa Integrazione in via di esaurimento, l’aumento di morosità nei condomini, il forte incremento della richiesta di prestazioni all’assessorato ai servizi sociali e della domanda di alloggi pubblici, sono segnali evidenti degli effetti della crisi economica anche da noi. Gli indicatori e i numeri forniti nelle scorse settimane dall’Assessore all’economia Simone Morelli, rispondendo ad una interrogazione urgente del gruppo Pd, sono stati eloquenti. ma accanto a tante ombre sono stati riassunti in Consiglio anche gli interventi positivi di rilancio e sostegno del territorio che l’Ente locale, con le altre istituzioni territoriali come la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi e la Camera di Commercio hanno messo in campo per contrastare la difficile situazione: in particolare gli interventi sulla formazione, sull’incremento delle garanzie alle imprese nei confronti delle banche con l’adesione ai programmi di rafforzamento e qualificazione delle imprese studiati e concordati con le associazioni di categoria, la Provincia di Modena e la Regione Emilia-Romagna. Quello che ci è sembrato importante è che ci sia stato da parte della Giunta un impegno a tenere aggiornato il Consiglio il più possibile sull’evolversi della crisi economica, della ripresa che dovrebbe cominciare a produrre effetti e sulle azioni che l’Ente locale sta predisponendo con indicazioni delle dinamiche e risultati prodotti. Riteniamo infatti che in momenti come questi, sia compito e dovere dell’Ente locale, nelle sue varie articolazioni, far sentire concretamente, non solo come atto formale dovuto, la vicinanza delle istituzioni alle imprese e alle famiglie in difficoltà. Mi riferisco non solo alle situazioni di crisi aziendali approdate in Consiglio comunale ma anche alle tante micro-imprese o ditte individuali o famigliari che sono ancora e hanno a lungo costituito la spina dorsale del nostro distretto economico. Il rischio che riteniamo vada evitato è che possano essere perse di vista, entrando in una specie di zona “grigia” non raggiungibile dalle istituzioni, le nuove famiglie in difficoltà, le quali provano un certo senso di vergogna nel chiedere l’aiuto del quale hanno bisogno e del quale l’Ente locale deve tener conto nei limiti dei mezzi finanziari disponibili a causa della stretta finanziaria centralista del Governo nazionale.
sabato 31 luglio 2010
RICOMINCIARE A FARE FIGLI PER RILANCIARE L’ECONOMIA. POSSIBILE POSSA BASTARE?
Ettore Gotti Tedeschi, presidente della Ior, la banca vaticana, nelle scorse settimane ha proposto di rimettere la famiglia al centro delle future politiche economiche italiane e del mondo occidentale e ad economia di mercato in genere. Mettendo sotto accusa, come fattore principale della crisi nella quale ci troviamo in questi anni, un fattore per molti insospettabile, il calo demografico, cioè la diminuzione della popolazione, scelta, più o meno consapevolmente, da almeno un quarto di secolo a questa parte, secondo Gotti Tedeschi, nelle politiche pubbliche degli Stati e nei progetti di vita individuali. Privilegiando l’idea di benessere presente, da mantenere rispetto all’idea di futuro, implicita, da sempre, in epoche di ricchezza ma anche di povertà e instabilità sociale o guerra, nella scelta di fare figli. Mi pare che sarebbe molto riduttivo iscrivere questa posizione tra quelle scontate che da parte cattolica inneggiano alla famiglia e al suo valore o ancor peggio come l’ennesima litania o presunta tale di un altissimo esponente finanziario della finanza cattolica, non solo italiana.
Possibile dunque che l’economia possa ripartire come tutti speriamo mettendosi semplicemente a fare più figli? Che sia tutto lì? Il quadro ovviamente è molto più complesso ma la posizione di Tedeschi, che è molto più articolata di come la sto riassumendo e ci rifletto sopra con qualche pensiero in questo blog perché la ritengo molto stimolante, indica alcune valutazioni e direzioni di marcia per il futuro che trovo convincenti.
Pur senza pretese di esaustività, da non addetto ai lavori, credo però che sia azzeccata la successione di eventi, osservata da vicino anche nella nostra Carpi, che Tedeschi individua come tentativi di mantenere i livelli di crescita economica e benessere in Occidente senza incrementare la popolazione, con conseguenti costi e fatiche, economiche e non, che l’incremento demografico comporta per le famiglie e i singoli invidividui. Ecco gli eventi di cui si parla: le prime delocalizzazioni produttive a fine anni 70, gli stimoli al consumismo non sempre giustificato dal bisogno, l’incoraggiamento dell’economia del debito sino agli eccessi della finanziarizzazione dell’economia, svincolata dai fondamentali della produzione e dal valore da essa generata. Poi il crollo del sistema con la crisi di fine 2008 e le nostre speranze di ripresa di oggi. Mi sembra davvero un film che abbiamo visto tutti. Anche a Carpi.
Ripeto, ho sintetizzato molto. E allora dove sono le soluzioni? Ettore Gotti Tedeschi indica tra i fattori da potenziare, l’educazione e il forte rafforzamento della famiglia, intesa come rete di relazioni famigliari e sociali. Quella “roba”, scusate se la spiego così, che ha consentito a molti italiani di reggere, anche a Carpi, con l’aiuto di fratelli, sorelle o nonni, ai colpi durissimi della crisi che purtroppo, tra cassa integrazione, posti di lavori persi e ancora non recuperati ed edifici condominiali nei quali non si riescono a pagare le bollette e si rischiano insolvenze a catena. A Carpi la coesione sociale e la qualità della vita generale ha consentito di far fronte meglio alle difficoltà. Ma il futuro non sarà facile.
Tornando alla domanda iniziale suscitata dalle posizioni del banchiere del Vaticano, possibile che basti rimettersi a fare figli per far ripartire le economie occidentali? Detta così, per qualcuno potrà sembrare una barzelletta ma io credo che se nel progetto di rafforzamento dele famiglie e di forte incentivo alla natalità paesi importanti e abituati a guardare al futuro come Germania, Francia e paesi scandinavi, continuano a destinare quote crescenti dei propri PIL, dal 2,5 al 4%, quindi dal doppio al quadruplo di quanto ci mette l’Italia che da tempo viaggia intorno all’1%, qualcosa vorrà pur dire. E bisognerebbe smettere di guardare alle politiche per le famiglie, togliendosi dalla bocca certi sorrisini di sufficienza, non come a spese per aiutare le fasce sociali marginali o disagiate ma come motori indispensabili di sviluppo per gli italiani di domani. Sempre che agli italiani di oggi possa interessare. E dovrebbe. Visto che ad esempio in questi giorni abbiamo appreso dalle proiezioni del caso che nel 2050 o anche prima, gli anziani raddoppieranno rispetto ad oggi. Ma non ci saranno due familiari su tre per poterli assistere. Se non riusciremo nel frattempo ad operare adeguate inversioni di rotta. Buon futuro a noi tutti.
Possibile dunque che l’economia possa ripartire come tutti speriamo mettendosi semplicemente a fare più figli? Che sia tutto lì? Il quadro ovviamente è molto più complesso ma la posizione di Tedeschi, che è molto più articolata di come la sto riassumendo e ci rifletto sopra con qualche pensiero in questo blog perché la ritengo molto stimolante, indica alcune valutazioni e direzioni di marcia per il futuro che trovo convincenti.
Pur senza pretese di esaustività, da non addetto ai lavori, credo però che sia azzeccata la successione di eventi, osservata da vicino anche nella nostra Carpi, che Tedeschi individua come tentativi di mantenere i livelli di crescita economica e benessere in Occidente senza incrementare la popolazione, con conseguenti costi e fatiche, economiche e non, che l’incremento demografico comporta per le famiglie e i singoli invidividui. Ecco gli eventi di cui si parla: le prime delocalizzazioni produttive a fine anni 70, gli stimoli al consumismo non sempre giustificato dal bisogno, l’incoraggiamento dell’economia del debito sino agli eccessi della finanziarizzazione dell’economia, svincolata dai fondamentali della produzione e dal valore da essa generata. Poi il crollo del sistema con la crisi di fine 2008 e le nostre speranze di ripresa di oggi. Mi sembra davvero un film che abbiamo visto tutti. Anche a Carpi.
Ripeto, ho sintetizzato molto. E allora dove sono le soluzioni? Ettore Gotti Tedeschi indica tra i fattori da potenziare, l’educazione e il forte rafforzamento della famiglia, intesa come rete di relazioni famigliari e sociali. Quella “roba”, scusate se la spiego così, che ha consentito a molti italiani di reggere, anche a Carpi, con l’aiuto di fratelli, sorelle o nonni, ai colpi durissimi della crisi che purtroppo, tra cassa integrazione, posti di lavori persi e ancora non recuperati ed edifici condominiali nei quali non si riescono a pagare le bollette e si rischiano insolvenze a catena. A Carpi la coesione sociale e la qualità della vita generale ha consentito di far fronte meglio alle difficoltà. Ma il futuro non sarà facile.
Tornando alla domanda iniziale suscitata dalle posizioni del banchiere del Vaticano, possibile che basti rimettersi a fare figli per far ripartire le economie occidentali? Detta così, per qualcuno potrà sembrare una barzelletta ma io credo che se nel progetto di rafforzamento dele famiglie e di forte incentivo alla natalità paesi importanti e abituati a guardare al futuro come Germania, Francia e paesi scandinavi, continuano a destinare quote crescenti dei propri PIL, dal 2,5 al 4%, quindi dal doppio al quadruplo di quanto ci mette l’Italia che da tempo viaggia intorno all’1%, qualcosa vorrà pur dire. E bisognerebbe smettere di guardare alle politiche per le famiglie, togliendosi dalla bocca certi sorrisini di sufficienza, non come a spese per aiutare le fasce sociali marginali o disagiate ma come motori indispensabili di sviluppo per gli italiani di domani. Sempre che agli italiani di oggi possa interessare. E dovrebbe. Visto che ad esempio in questi giorni abbiamo appreso dalle proiezioni del caso che nel 2050 o anche prima, gli anziani raddoppieranno rispetto ad oggi. Ma non ci saranno due familiari su tre per poterli assistere. Se non riusciremo nel frattempo ad operare adeguate inversioni di rotta. Buon futuro a noi tutti.
mercoledì 28 luglio 2010
SI' ALLA CO-PROGETTAZIONE DELLA CITTA'. MA A CIASCUNO IL SUO
A Modena si parla di Stati Generali, a Carpi sento spesso parlare, in Consiglio comunale e nelle riunioni del Pd, di co-progettazione. Personalmente preferisco quest’ultimo termine. Nessuno mette in discussione il diritto-dovere delle Giunta di amministrare e di avere l’ultima parola, per quanto le compete, nelle decisioni che riguardano la comunità locale. E non si può certo dire che le amministrazioni carpigiane non abbiano dato prova più volte di trasparenza, di volontà di informare i cittadini, di sottoporsi e di accettarne il giudizio, proponendo di volta in volta le proprie soluzioni ai problemi e adottandole al momento di decidere. Ma i tempi nuovi nei quali, ci piaccia o no, ci siamo trovati a vivere, con risorse finanziarie, umane e di coesione sociale calanti o mutanti, consigliano e spesso impongono, nuove modalità con le quali approdare a decisioni che riguardino aspetti fondamentali della vita delle nostre città, e di Carpi in questo caso. Le istituzioni locali che abbiamo e le prassi adottate da sempre a Carpi garantiscono livelli elevati e rassicuranti, di democrazia, libertà di espressione, possibilità di confronto. I problemi nuovi che abbiamo di fronte e la consapevolezza che tutti, dalla sfera pubblica a quella del nostro privato dovremo, se ne abbia la consapevolezza o meno, fare le nostre “finanziarie” personali e a riprogettare le nostre vite e quella delle nostre famiglie, a breve e medio termine, sono il segno fondamentale di questi anni. Pensare globalmente e agire localmente, co-progettando il più possibile la Carpi del futuro, senza demagogie, sterili opportunismi, pretese di autosufficienza, con forte senso pratico, capacità reale e non formale di ascolto e di spiegare quel che si fa e perché, come si fa in famiglia nei tempi difficili. Dando sempre priorità assoluta all’interesse generale rispetto a quelli particolari ma senza rinunciare al necessario primato della politica, non ho detto dei politici, sull’economia e sui dati puramente quantitativi. La co-progettazione, senza confusione di ruoli, tra chi propone e chi ha il diritto dovere di decidere, e a Carpi non si parte certo da zero da questo punto di vista, può aiutarci a individuare risposte condivise a problemi complessi, teorici e pratici dei quali ci si occupa anche in Consiglio comunale e nelle altre sedi istituzionali. La soluzione a problemi pratici, come ad esempio quelli relativi alla discussione e al dibattito che si è aperto sul progetto di nuova pista ciclabile di collegamento tra Via Focherini e il quartiere Due Ponti, progetto di grande valore in sé per la qualità della vita e la mobilità idi collegamento tra zona centrale ed est di Carpi, rischia di essere completamente incentrato sul pur importante tema relativo a Via Focherini, che ovviamente è legittimo faccia discutere, ma che non è l’unico aspetto del quale si dovrebbe avere piena consapevolezza. Lo spazio di sviluppo della co-progettazione possibile per l’attualità e per altre scelte in futuro dovrebbe servire ad evitare che si continuino ad usare solo microscopi, per vedere la parte, rinunciando a tener in considerazione anche la visione globale degli aspetti sui quali si interviene per migliorare la mobilità sostenibile a Carpi. Non è un modo per spostare l’attenzione e parlare d’altro, di fare il giochetto retorico di “volare alti” per non parlare di argomenti concreti e in questo caso, degli alberi da tagliare o meno. Le schermaglie politiche, il dibattito, la critica anche forte purchè non diventi insulto o provocazione fine a sé stessa, hanno pieno diritto di cittadinanza nell’arena politica, ma che restino mezzi, non diventino fini dell’attività politica locale, perdendo di vista l’interesse generale dei vari provvedimenti amministrativi. Che nei tempi che stiamo attraversando, spesso, ma ogni tema amministrativo va valutato di per sé, si raggiunge più facilmente con la co-progettazione alla quale possano, se vi sono le condizioni, concorrere il maggior numero di soggetti possibili. Senza che si pretenda che l’Amministrazione rinunci al suo diritto-dovere di governare e alla maggioranza e minoranza consigliare e ai cittadini, in qualunque forma siano organizzati o come singoli, di esercitare le proprie prerogative e diritti, osservando pienamente allo stesso modo , i propri doveri.
sabato 24 luglio 2010
FILO DIRETTO TRA GIUNTA E CONSIGLIO COMUNALE SULLA CRISI
Resoconto del Consiglio comunale del 15 luglio/2
Economia, un’interrogazione di Bagnoli, i dati dell’assessore Morelli
Giovedì 15 luglio, nel corso della seduta del Consiglio comunale di Carpi, è stata data risposta ad una interrogazione urgente del consigliere del Pd Marco Bagnoli sugli effetti della crisi economica sul territorio comunale. ”Stante la perdurante situazione – si legge nel documento firmato da Bagnoli - di crisi economica generale, con pesanti effetti anche sul territorio di Carpi, con perdita di posti di lavoro, lavoratori e lavoratrici in cassa integrazione, con ammortizzatori sociali in genere in via di esaurimento e crescenti difficoltà materiali, nonostante i numerosi interventi economici e di tipo sociale promossi dal Comune contro la crisi per mantenere elevata la quantità e qualità di servizi e qualità complessiva della vita, chiedo alla Giunta di conoscere l’andamento generale della situazione, sulle ricadute per il nostro territorio, delle principali dinamiche in atto. E in particolare se dal monitoraggio del sistema produttivo, per quanto di competenza del Comune, la crisi permanga in una fase acuta, si stia stabilizzando o se vi siano anche segnali di inversione di tendenze o di ripresa: quali siano attualmente gli indicatori per l’andamento del mercato del lavoro: quali siano i principali indicatori relativi all’utilizzo degli ammortizzatori sociali sul nostro territorio e quale sia il rischio reale che un numero crescente di cittadini possa trovarsi senza lavoro e senza alcuna forma di integrazione del reddito: se siano allo studio forme di assistenza o di impiego, su base volontaria o meno, in attività di utilità sociale, di coloro che si trovano in cassa integrazione: se non si ritenga opportuno, da parte dell’amministrazione, assumere l’impegno periodico o comunque in presenza di novità significative, di informare il Consiglio dell’andamento generale economico del territorio, per testimoniare ulteriormente l'attenzione e partecipazione con la quale l'ente locale, nelle sue varie articolazioni e sulla base dei vincoli di bilancio, è a fianco dei cittadini nella consapevolezza delle difficoltà che tante famiglie e imprese stanno attraversando”.
L’assessore all’Economia Simone Morelli ha replicato a Bagnoli che effettivamente il tasso di disoccupazione a Carpi è in crescita, soprattutto tra i giovani e le donne, così come la cassa integrazione. Nel primo trimestre 2010 poi le imprese cessate sono state più di quelle avviate e quelle attive sono risultate 1632 contro le 1695 del primo trimestre 2009. Tra gli interventi sui quali si sta concentrando l’operato dell’amministrazione Morelli ha ricordato la necessità di attivare uno studio che ricostruisca un quadro di riferimento delle dinamiche in questa fase economica: uno strumento che sia utile all’ente locale e agli attori economici del territorio per definire politiche e azioni di sostegno ad imprese e lavoratori e che potrebbe concretizzarsi con la nuova edizione dell’Osservatorio sul Tessile-abbigliamento, che dia anche un quadro qualitativo e non solo quantitativo della situazione. Morelli ha poi ricordato l’importanza della formazione citando non solo le tante iniziative messe in atto da Carpiformazione ma ricordando pure il ruolo svolto dal Cfp Nazareno. “Sul credito si è provveduto nel 2009 a partecipare – ha detto - al Fondo di controgaranzia volto ad ampliare la garanzia alle imprese nei confronti delle banche con 125 mila euro e da non dimenticare è anche la partecipazione del Comune al Fondo Sicurezza istituito dalla Camera di Commercio e le varie iniziative di sostegno e valorizzazione del commercio”. Tra queste ConCarpi, una mappa del centro storico e degli appuntamenti che propone, la recente approvazione di nuovi regolamenti e il prossimo strumento normativo relativo ai dehors. Dopo aver citato il Fondo innovazione promosso dall’ente camerale e gestito da Democenter-Sipe Morelli ha ricordato come per il manifatturiero “si dovrebbe invece puntare sulla promozione delle reti d’impresa, gli incentivi all’internazionalizzazione e la partecipazione delle stesse alle fiere internazionali, magari con la creazione di un appuntamento annuale per il tessile-abbigliamento carpigiano: “ma per fare questo serve condivisione con Provincia e Regione”. Infine in merito all’agricoltura l’assessore ha spiegato di ritenere opportuno “pianificare interventi di valorizzazione della filiera agricola e delle produzioni tipiche, ricercando finanziamenti pubblici o privati, realizzando eventi per favorirne la promozione, contrastando le irregolarità e la competizione sleale”. Infine Morelli ha fornito all’aula alcuni dati relativi all’andamento del mercato del lavoro: alla fine di marzo 2010 risultavano a Carpi 1046 persone in mobilità, la cassa integrazione straordinaria aveva superato per numero di ore quella ordinaria, gli accessi allo Sportello Sociale Nemo erano raddoppiati nel confronto tra l’ultima settimana di febbraio 2010 e il corrispondente periodo del 2009, mentre anche le domande per l’assegnazione di un alloggio popolare sono via via aumentate. Morelli ha terminato la sua risposta a Bagnoli citando infine le tante tipologie di aiuto fornite dal territorio nell’ambito delle Politiche sociali e dicendosi disponibile a informare periodicamente il Consiglio comunale sull’andamento dell’economia locale “anche se già i rappresentanti del Municipio partecipano a diversi Tavoli”.
Economia, un’interrogazione di Bagnoli, i dati dell’assessore Morelli
Giovedì 15 luglio, nel corso della seduta del Consiglio comunale di Carpi, è stata data risposta ad una interrogazione urgente del consigliere del Pd Marco Bagnoli sugli effetti della crisi economica sul territorio comunale. ”Stante la perdurante situazione – si legge nel documento firmato da Bagnoli - di crisi economica generale, con pesanti effetti anche sul territorio di Carpi, con perdita di posti di lavoro, lavoratori e lavoratrici in cassa integrazione, con ammortizzatori sociali in genere in via di esaurimento e crescenti difficoltà materiali, nonostante i numerosi interventi economici e di tipo sociale promossi dal Comune contro la crisi per mantenere elevata la quantità e qualità di servizi e qualità complessiva della vita, chiedo alla Giunta di conoscere l’andamento generale della situazione, sulle ricadute per il nostro territorio, delle principali dinamiche in atto. E in particolare se dal monitoraggio del sistema produttivo, per quanto di competenza del Comune, la crisi permanga in una fase acuta, si stia stabilizzando o se vi siano anche segnali di inversione di tendenze o di ripresa: quali siano attualmente gli indicatori per l’andamento del mercato del lavoro: quali siano i principali indicatori relativi all’utilizzo degli ammortizzatori sociali sul nostro territorio e quale sia il rischio reale che un numero crescente di cittadini possa trovarsi senza lavoro e senza alcuna forma di integrazione del reddito: se siano allo studio forme di assistenza o di impiego, su base volontaria o meno, in attività di utilità sociale, di coloro che si trovano in cassa integrazione: se non si ritenga opportuno, da parte dell’amministrazione, assumere l’impegno periodico o comunque in presenza di novità significative, di informare il Consiglio dell’andamento generale economico del territorio, per testimoniare ulteriormente l'attenzione e partecipazione con la quale l'ente locale, nelle sue varie articolazioni e sulla base dei vincoli di bilancio, è a fianco dei cittadini nella consapevolezza delle difficoltà che tante famiglie e imprese stanno attraversando”.
L’assessore all’Economia Simone Morelli ha replicato a Bagnoli che effettivamente il tasso di disoccupazione a Carpi è in crescita, soprattutto tra i giovani e le donne, così come la cassa integrazione. Nel primo trimestre 2010 poi le imprese cessate sono state più di quelle avviate e quelle attive sono risultate 1632 contro le 1695 del primo trimestre 2009. Tra gli interventi sui quali si sta concentrando l’operato dell’amministrazione Morelli ha ricordato la necessità di attivare uno studio che ricostruisca un quadro di riferimento delle dinamiche in questa fase economica: uno strumento che sia utile all’ente locale e agli attori economici del territorio per definire politiche e azioni di sostegno ad imprese e lavoratori e che potrebbe concretizzarsi con la nuova edizione dell’Osservatorio sul Tessile-abbigliamento, che dia anche un quadro qualitativo e non solo quantitativo della situazione. Morelli ha poi ricordato l’importanza della formazione citando non solo le tante iniziative messe in atto da Carpiformazione ma ricordando pure il ruolo svolto dal Cfp Nazareno. “Sul credito si è provveduto nel 2009 a partecipare – ha detto - al Fondo di controgaranzia volto ad ampliare la garanzia alle imprese nei confronti delle banche con 125 mila euro e da non dimenticare è anche la partecipazione del Comune al Fondo Sicurezza istituito dalla Camera di Commercio e le varie iniziative di sostegno e valorizzazione del commercio”. Tra queste ConCarpi, una mappa del centro storico e degli appuntamenti che propone, la recente approvazione di nuovi regolamenti e il prossimo strumento normativo relativo ai dehors. Dopo aver citato il Fondo innovazione promosso dall’ente camerale e gestito da Democenter-Sipe Morelli ha ricordato come per il manifatturiero “si dovrebbe invece puntare sulla promozione delle reti d’impresa, gli incentivi all’internazionalizzazione e la partecipazione delle stesse alle fiere internazionali, magari con la creazione di un appuntamento annuale per il tessile-abbigliamento carpigiano: “ma per fare questo serve condivisione con Provincia e Regione”. Infine in merito all’agricoltura l’assessore ha spiegato di ritenere opportuno “pianificare interventi di valorizzazione della filiera agricola e delle produzioni tipiche, ricercando finanziamenti pubblici o privati, realizzando eventi per favorirne la promozione, contrastando le irregolarità e la competizione sleale”. Infine Morelli ha fornito all’aula alcuni dati relativi all’andamento del mercato del lavoro: alla fine di marzo 2010 risultavano a Carpi 1046 persone in mobilità, la cassa integrazione straordinaria aveva superato per numero di ore quella ordinaria, gli accessi allo Sportello Sociale Nemo erano raddoppiati nel confronto tra l’ultima settimana di febbraio 2010 e il corrispondente periodo del 2009, mentre anche le domande per l’assegnazione di un alloggio popolare sono via via aumentate. Morelli ha terminato la sua risposta a Bagnoli citando infine le tante tipologie di aiuto fornite dal territorio nell’ambito delle Politiche sociali e dicendosi disponibile a informare periodicamente il Consiglio comunale sull’andamento dell’economia locale “anche se già i rappresentanti del Municipio partecipano a diversi Tavoli”.
domenica 11 luglio 2010
OCCUPAZIONE, SGOMBERO,PROTESTE. COMUNE OK PER IL RISPETTO DELLE REGOLE
Occupazione senza averne diritto di un alloggio popolare, segue sgombero da parte delle forze dell'ordine con successive proteste e tensioni davanti al municipio di ex-occupanti con famigliari e parenti. A Carpi non mi pare sia mai avvenuto, almeno negli ultimi decenni, un caso tanto clamoroso. Proteste sì, ma non sino a questo punto. E' vero che se si è costretti a dormire in auto con due figli adolescenti non si può andare tanto per il sottile ma quanto avvenuto impressiona. E anche se è evidente che l'Amministrazione comunale ha fatto bene a comportarsi così e non poteva far altro, più di una riflessione è lecita. Intanto è una brutta storia che rappresenta un pò una sconfitta per tutti. Lo ribadisco, l'Amministrazione ha fatto bene a non cedere e a ribadire la centralità del rispetto delle regole. Se passasse il concetto che le regole per le case popolari non sono certe ma a corrente alternata sarebbe caos con i problemi sociali e crisi montanti, certo non per cause locali. Resta una profonda tristezza, al di là del caso specifico, per famiglie come queste o a rischio di diventare come queste. I grandi cambiamenti sociali in atto, impongono a tutti nuove responsabilità e scelte individuali e familiari, superando modelli di vita in base ai quali, è sempre soprattutto qualcun altro ( lo Stato, l'azienda, il Comune, il Sindacato, la Chiesa... ) che deve risolvere i problemi di Tizio o Caio, senza che siano questi ultimi i primi a dover fare di tutto, ma davvero tutto, per evitare di ritrovarsi in queste situazioni. Spero davvero che i familiari e parenti della signora al centro delle cronache di questi giorni, così numerosi a protestare davanti al Municipio riescano ad aiutare i loro congiunti, come abitualmente è sempre avvenuto, in generale, anche in altri periodi della nostra storia nazionale e locale, quando le organizzazioni e reti familiari intervenivano dove altre agenzie o istituzioni non riuscivano. Casi come questi ci fanno poi riflettere in generale su quella che potrà essere l'evoluzione del tipo di servizi sociali da assicurare da parte dei nostri enti locali. Nei paesi nei quali il sistema di protezione sociale che correntemente definiamo "welfare", si ritiene generalmente sia più avanzato, come in Germania o nei paesi scandinavi, accanto agli aiuti sociali ben più cospicui rispetto ai nostri, ci sono poi meccanismi ben precisi per scoraggiare un uso improprio di sussidi o contributi . Nei giorni scorsi a Carpi abbiamo avuto la possibilità di dare una sbirciatina al futuro sociale che ci attende, se non si riuscirà a trovare nuovi equilibri tra finanza pubblica nazionale e finanza locale, a premiare i comuni virtuosi, a intercettare la ripresa che speriamo arriverà, anche creando nuovi posti di lavoro e condizioni di qualità della vita e di rinnovata coesione sociale. La "sbirciata" non è stata rassicurante. E credo abbiano ragione i nostri amministratori e noi consiglieri comunali, come mi pare, ad avere piena consapevolezza di quanto sia importante e della responsabilità che abbiamo in questi anni, certo non da soli, per le scelte che potranno essere fatte concretamente, senza populismi e damagogie, per mantenere la nostra qualità della vita, forse non il migliore dei mondi possibili, ma con quel che succede intorno a noi, a dir poco da difendere e tutelare. Da sinistra, dal centro e da destra, pur con le diverse responsabilità di programmazione e governo assegnate dai cittadini, perchè Carpi è di tutti.
sabato 10 luglio 2010
RELAZIONE ANNUALE POLIZIA MUNICIPALE. BENE I NUMERI. IN FUTURO PIU' INDICATORI QUALITATIVI?
E' stata presentata nelle scorse settimane l'annuale relazione dell'attività della Polizia Municipale del territorio di Carpi e dell'Unione Terre d'Argine. Come di consueto, la relazione è stata molto ampia, precisa, ricca di indicatori numerici che hanno fotografato con la massima oggettività il lungo elenco di attività nella quali sono impegnati i nostri vigili sul territorio: dalle attività relative all'infortunistica, alle politiche di sicurezza, giudiziarie, alla collaborazione con gli assistenti civici, alle attività di polizia edilizia, ambientale, stradale sino all'importantissima funzione svolta nelle scuole per l'educazione stradale dei giovani e giovanissimi. Tra i temi toccati nella relazione: il numero di violazioni in aumento al codice della strada, il calo dei sinistri stradali nei quali sono intervenuti i nostri vigili, l'aumento delle attività di videosorveglianza, l'aumento delle segnalazioni ricevute dai cittadini, l'incremento della varietà delle prestazioni nelle quali è richiesto l'intervento o la presenza dei nostri agenti di polizia locale, con incrementi importanti di forme di collaborazione con le altre forze dell'ordine dello Stato, in particolare Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. In un breve intervento nel corso del dibattito seguito alla relazione ho chiesto, pur apprezzando il lavoro presentato con dovizia di indicatori quantitativi, se in futuro non possa essere valutata la possibilità di integrare i "numeri" con altri indicatori qualitativi che permettano di far emergere anche il ruolo importantissimo che il corpo di polizia municipale svolge per la qualità della vita e la coesione sociale del nostro territorio. Sarebbe interessante ad esempio dare maggiore scientificità e ufficialità ad indicatori dei quali per ora si dispone solo in modo informale o con il passaparola, quali le modalità con le quali i cittadini si rivolgono agli agenti, se sono le stesse o diverse le tipologie di domande che vengono fatte all'autorità locale, se è in aumento, in diminuzione o stabile, l'atteggiamento ( più collaborativo, arrabbiato o neutro ) con il quale si svolge il rapporto tra le persone e gli agenti. Per un motore importantissimo di coesione sociale di un territorio come gli agenti di polizia locale, credo che integrare, se sarà possibile, informazione come queste, darebbe maggio valore ai dati numerici e "produttivi" in senso stretto, pur se importantissimi, che di solito vengono presentati. L'assessore competente D'Addese ha risposto in consiglio che terrà conto di questo suggerimento e che verificherà la possibilità futura di dare una lettura anche di questo tipo, di carattere più marcatamente sociologico e qualitativo. Se i conti degli enti locali lo permetteranno credo sarebbe una ulteriore qualificazione del lavoro di questo tipo e si avrebbero a disposizione ulteriori elementi scientifici, non solo per parlare di sicurezza, ma di aspetti importanti globali per la qualità della vita nella nostra città e territorio, come strumento per assumere decisioni future in questi ambiti.
domenica 27 giugno 2010
SICUREZZA STRADALE, FATALITA' E RESPONSABILITA'
Non conoscevo bene, o solo in parte o non ho conosciuto, Argia, Emilia, lo scultore Merighi o altri che purtroppo hanno perso la vita in incidenti stradali avvenuti nella zona dove abito, nel quartiere Bollitora-Piazza Gorizia-Via Cuneo, nella parte verso Santa Croce, a sud di Via Cattani. Ma quello che è capitato a loro, in circostanze che avrebbero potuto coinvolgere tanti altri o me stesso, mi ha colpito molto e mi rende triste. E' ovvio che come consigliere comunale, questo non basta e che ci si debba interrogare più a fondo, come più volte abbiamo fatto in passato nelle sedute del Consiglio sulla sicurezza stradale in queste zone della città ad alta densità di traffico. Non vi è dubbio che bisogna andare avanti il più possibile con gli interventi più volte annunciati e realizzati dall'Amministrazione, con semafori a chiamata, semafori tradizionali quando è utile e fattibile che possano essere collocati, incrementando il più possibile i controlli di tipo diretto o indiretto che scoraggino comportamenti scorretti o pericolosi degli automobilisti e di chi circola in generale sulle strade, al di là di chi ha ragione o meno in base al codice della strada, ma meno importante del fatto che si adottino comportamenti concreti che possano ridurre il rischio che si perdano vite umane così. Credo invece che non siamo accettabili, pur se legittimi, punti di vista che mi sembrano più superficiali nei quali pare che la colpa degli incidenti sia delle strade in sè, di come sono fatte, quasi che il comportamento delle persone o la molteplicità di eventi che possono verificarsi, sia poco significativo per la probabilità che un grave incidente stradale possa verificarsi. Sul fatto che oggi, quanto a rischio stradale, le nostre città siano più pericolose di alcuni anni fa, credo vi siano pochi dubbi. Sulle strade urbane spesso si corre troppo, a velocità eccessiva, magari non ce ne accorgiamo neppure perchè ci siamo abituati così, e le forme di rispetto altrui e cortesia tra automobilisti, al di là di quanto prevede il codice della strada, rispecchiano sempre più il clima generale della società, dove sono sempre più diffusi, forme di individualismo sfrenato, incapacità o minor volontà di tenere in considerazione il punto di vista altrui, aspetti che erodono sempre più l'area della vita di ognuno nella quale si è disposti a cooperare con gli altri. Sia chiaro che non parlo dei casi specifici, dei quali non ho notizia in più di quanto si legge sui giornali o si ascolta o vede su radio e tv locali. Dico solo che, se non si è più al sicuro neppure se si cammina sulle striscie pedonali, vuol dire che davvero il mondo intorno a noi è a dir poco cambiato. Come se ne esce? Certo non esistono automatismi che una volta attivati scongiurino la frequenza di questi sinistri e probabilmente la risposta è in una serie di interventi di natura tecnica, informativa e culturale in genere, con azioni che coinvolgano il più possibile tutte le generazioni, le quali devono avere sempre più piena consapevolezza che, almeno per città di medie dimensioni ma può capitare in centri grandi e piccoli, tra il diritto e l'autonomia di poter circolare e andare dove si vuole o deve, c'è un maggior rischio, che non è detto che si verifichi per fortuna, di incorrere in eventi imprevedibili ma possibili, con maggior frequenza rispetto al passato. Di sicuro le amministrazioni locali devono fare tutto quanto è in loro potere, tenuto conto dei vincoli di tipo organizzativo, normativo ed economico, per contribuire alla riduzione di questi fenomeni. Che può essere attuata più facilmente operando in più direzioni: sul piano educativo, informativo e preventivo prima di tutto. Anche sul piano dei controlli repressivi delle autorità di polizia locale e non solo, d'accordo, pur con la consapevolezza che non è moltiplicando multe e sanzioni, quando non è indispensabile, che si abbassano questi indicatori che sono influenzati da moltissimi aspetti, correndo il rischio che si alzino troppo i parametri della severità repressiva, senza cercare di aumentare contestualmente l'autorevolezza dei rappresentanti delle autorità che è aspetto non meno importante. A Carpi sul piano informativo, educativo e preventivo non si parte certo da zero e si deve proseguire in queste direzioni e sulle nuove politiche di mobilità in genere. Sul dolore dei congiunti per Argia, Emilia e chi è rimasto colpito negli affetti per altri casi meno recenti, non possiamo far molto di più e ribadire la sincere e piena solidarietà umana. Ma come amministratori non possiamo arrenderci a una specie di sindrome da "destino cinico e baro" o a maldestri tentativi di bassa speculazione politica, ma cercare in tutte le direzioni, di reperire e valutare altre azioni percorribili sperando di dover commentare il meno possibile futuri casi analoghi, o almeno con un minor senso di impotenza rispetto a quanto si prova in queste settimane.
P.S. Ho scritto di getto questa nota alla fine di giugno perchè molto colpito dal recente incidente mortale di Via Mulini. Non l'ho pubblicata immediatamente perchè mi sembrava utile riflettere ulteriormente e non alimentare inutilmente un dibattito-tritacarne o puramente demagogico e opportunistico come alle volte accade in occasioni di eventi purtroppo luttuosi come questi. Lo pubblico in data odierna, 10/7/2010 ritenendo che a tutt'oggi, per i compiti assegnati ai Consiglieri comunali, questo intervento continui a rispondere pienamente, per quanto mi riguarda, ai compiti abbiamo assunto verso la comunità locale, di indirizzo politico e programmatico generale. E non ho dubbi che l'azione dell'Amministrazione comunale vada nella stessa direzione auspicata in questa nota.
P.S. Ho scritto di getto questa nota alla fine di giugno perchè molto colpito dal recente incidente mortale di Via Mulini. Non l'ho pubblicata immediatamente perchè mi sembrava utile riflettere ulteriormente e non alimentare inutilmente un dibattito-tritacarne o puramente demagogico e opportunistico come alle volte accade in occasioni di eventi purtroppo luttuosi come questi. Lo pubblico in data odierna, 10/7/2010 ritenendo che a tutt'oggi, per i compiti assegnati ai Consiglieri comunali, questo intervento continui a rispondere pienamente, per quanto mi riguarda, ai compiti abbiamo assunto verso la comunità locale, di indirizzo politico e programmatico generale. E non ho dubbi che l'azione dell'Amministrazione comunale vada nella stessa direzione auspicata in questa nota.
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