domenica 31 ottobre 2010

SI' ALLA LIBERTA DI OPINIONE, NO ALLA DIFFAMAZIONE. SALVAGUARDARE IL DIALOGO E I RAPPORTI ISTITUZIONALI

Solidarietà piena a chi difende la libertà di opinione, no alla diffamazione. Piena solidarietà, sempre, questo è il mio parere, a chi difende l’Articolo 21 della Costituzione, del quale sto usufruendo mentre scrivo, che sancisce la libertà di espressione che è un bene sacrosanto e da difendere a tutti i livelli. Ma tutelare la libertà di espressione non significa che si possa dire quel che si vuole. Il sentiero tra libertà di espressione e le distorsioni della diffamazione, certamente non da incoraggiare, è stretto e spesso, se si esagera, si rischia di trovarsi nel campo della diffamazione anche se invoca, anche se in buona fede, il diritto alla libertà di opinione. Confini incerti si è detto che sarebbe meglio che gli attori della vita sociale cercassero in autonomia di non superare, con una buona dose di autoregolamentazione nei comportamenti sulla scena sociale e politica, evitando interventi dei giudici, che per quanto illuminati e saggi rischiano di creare precedenti pericolosi per la tutela della libertà di opinione o di tracciare confini, non solo incerti ma anche inadeguati o liberticidi, tra libertà di opinione e diffamazione. Quando poi l’esercizio senza freni della libertà di opinione sconfina nel conflitto tra istituzioni, entrambe importantissime e benemerite, come un Comune e una Fondazione bancaria, che tanto hanno fatto e faranno per il bene comune e che hanno molte sedi e occasioni, per confrontarsi e discutere dei temi relativi alla città nelle aree di rispettiva pertinenza, allora c’è qualcosa che non va, un corto circuito istituzionale è in corso e bisogna riprendere la strada maestra. Riconoscere che una Fondazione bancaria territoriale ha piena autonomia, non significa “lavarsene le mani”, disinteressarsene o appiattirsi sugli organi dirigenti di una organizzazione terza. Gli strumenti di dialogo e di rappresentanza tra enti territoriali già esistono e si tratta di usarli al meglio. Il verificarsi di incidenti “diplomatici”, come da sempre avviene nei rapporti tra organizzazioni di ogni tipo, politico, istituzionali, associazioni, famiglie, coppie affiatate e appena costituite, può essere la spia di problemi irrisolti o incrinature destinate ad estendersi, oppure può rappresentare l’occasione di registrare “freni”, procedure e prassi, per rilanciare e migliorare, sulla base dell’esperienza, le azioni e i risultati degli attori dei temi che avevano fatto sorgere le incomprensioni e gli strali precedenti. Querela sì o querela no, io certamente sono tra quelli che si augurano che si creino le condizioni perché non ve ne sia bisogno, forse è accaduto qualcosa del genere nel caso carpigiano dei rapporti tra Fondazione e Apc. E non sempre richiamare alla cautela e alla riflessione, come ha fatto il Pd carpigiano, dopo discussione all’interno del proprio gruppo consigliare, significa essere dei “signor tentenna” o dei mollaccioni o chi si chiama fuori, come alcuni osservatori, non sempre equidistanti e disinteressati, hanno sentenziato dai loro scranni. Non mi sento un azzeccagarbugli se dopo quanto è avvenuto esprimo preoccupazione per lo stato dei rapporti tra istituzioni locali per gli effetti che possono derivarne per la comunità locale che cerco, perché eletto in consiglio comunale, con relativi diritti e doveri, di rappresentare.

6 commenti:

  1. Non sono contento e neppure il volterriano Candido. Se c'era ironia nel tuo post mi limito a dire che quello è quel che penso. E ti confermo la solidarietà in difesa della libertà di opinione. Per il resto mica è posssibile essere sempre in accordo su tutto. Me ne farò una ragione

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  2. Condivido in pieno. Fare politica, diffondere idee, non diffamare.

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  3. Scusate, Marco e Maestri, mi dite dove sta la diffamazione in quel manifesto?
    In modo che io possa redimermi.
    Grazie

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  4. Guarda Giliola, non sono depositario della verità e non posso distribuire indulgenze. Non sono neppure un legale, ma per me il passaggio a rischio è dove i toni ironici si fanno più marcati e dove si dice di chi è citato, sto riassumendo, che se si fosse trattato di "soldi propri" non sarebbero stati spesi in quel modo. Ti segnalo, non perchè sia lo stesso caso ma credo vi siano molte analogie, un articolo pubblicato il 1° Novembre 2010 sul "Sole 24 Ore" e così titolato "La critica politica non può diffamare il professionista. Inammissibile trasformare il dibattito in invettiva", con la notizia di un capovolgimento di sentenza in Cassazione, con l'annullamento di una assoluzione di un Sindaco e Consigliere comunale, che legittimamente avevano esercitato il diritto di critica, ma forse avevano superato quei confini labili dei quali abbiamo parlato tante volte, oltre i quali si sconfina nella potenziale diffamazione. Detto questo ribadisco che mi auguro che querela non vi sia e che si superi questo conflitto tra istituzioni pere i motivi già detti tante volte. mb

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  5. Condivido in pieno. Non siamo nè io nè Bagnoli che dobbiamo giudicare.
    Nè dobbiamo essere tirati per la giacchetta al fine di rientrare nel gruppo dei "pro" o dei "contro".
    Il PD ha una opinione chiara, espressa dal Segretario e ampiamente condivisa, con buona pace di chi tenta, di gettare benzina sul fuoco delle "divisioni in seno al PD", per lo più individuate da chi non è nel partito, molto meno da chi il partito lo vive dall'interno.
    Nondimeno, se una persona ritiene offesa la propria reputazione a causa della condotta di un altra, ha tutto il diritto di querelarla.
    Poi deciderà il giudice.

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