Non conoscevo bene, o solo in parte o non ho conosciuto, Argia, Emilia, lo scultore Merighi o altri che purtroppo hanno perso la vita in incidenti stradali avvenuti nella zona dove abito, nel quartiere Bollitora-Piazza Gorizia-Via Cuneo, nella parte verso Santa Croce, a sud di Via Cattani. Ma quello che è capitato a loro, in circostanze che avrebbero potuto coinvolgere tanti altri o me stesso, mi ha colpito molto e mi rende triste. E' ovvio che come consigliere comunale, questo non basta e che ci si debba interrogare più a fondo, come più volte abbiamo fatto in passato nelle sedute del Consiglio sulla sicurezza stradale in queste zone della città ad alta densità di traffico. Non vi è dubbio che bisogna andare avanti il più possibile con gli interventi più volte annunciati e realizzati dall'Amministrazione, con semafori a chiamata, semafori tradizionali quando è utile e fattibile che possano essere collocati, incrementando il più possibile i controlli di tipo diretto o indiretto che scoraggino comportamenti scorretti o pericolosi degli automobilisti e di chi circola in generale sulle strade, al di là di chi ha ragione o meno in base al codice della strada, ma meno importante del fatto che si adottino comportamenti concreti che possano ridurre il rischio che si perdano vite umane così. Credo invece che non siamo accettabili, pur se legittimi, punti di vista che mi sembrano più superficiali nei quali pare che la colpa degli incidenti sia delle strade in sè, di come sono fatte, quasi che il comportamento delle persone o la molteplicità di eventi che possono verificarsi, sia poco significativo per la probabilità che un grave incidente stradale possa verificarsi. Sul fatto che oggi, quanto a rischio stradale, le nostre città siano più pericolose di alcuni anni fa, credo vi siano pochi dubbi. Sulle strade urbane spesso si corre troppo, a velocità eccessiva, magari non ce ne accorgiamo neppure perchè ci siamo abituati così, e le forme di rispetto altrui e cortesia tra automobilisti, al di là di quanto prevede il codice della strada, rispecchiano sempre più il clima generale della società, dove sono sempre più diffusi, forme di individualismo sfrenato, incapacità o minor volontà di tenere in considerazione il punto di vista altrui, aspetti che erodono sempre più l'area della vita di ognuno nella quale si è disposti a cooperare con gli altri. Sia chiaro che non parlo dei casi specifici, dei quali non ho notizia in più di quanto si legge sui giornali o si ascolta o vede su radio e tv locali. Dico solo che, se non si è più al sicuro neppure se si cammina sulle striscie pedonali, vuol dire che davvero il mondo intorno a noi è a dir poco cambiato. Come se ne esce? Certo non esistono automatismi che una volta attivati scongiurino la frequenza di questi sinistri e probabilmente la risposta è in una serie di interventi di natura tecnica, informativa e culturale in genere, con azioni che coinvolgano il più possibile tutte le generazioni, le quali devono avere sempre più piena consapevolezza che, almeno per città di medie dimensioni ma può capitare in centri grandi e piccoli, tra il diritto e l'autonomia di poter circolare e andare dove si vuole o deve, c'è un maggior rischio, che non è detto che si verifichi per fortuna, di incorrere in eventi imprevedibili ma possibili, con maggior frequenza rispetto al passato. Di sicuro le amministrazioni locali devono fare tutto quanto è in loro potere, tenuto conto dei vincoli di tipo organizzativo, normativo ed economico, per contribuire alla riduzione di questi fenomeni. Che può essere attuata più facilmente operando in più direzioni: sul piano educativo, informativo e preventivo prima di tutto. Anche sul piano dei controlli repressivi delle autorità di polizia locale e non solo, d'accordo, pur con la consapevolezza che non è moltiplicando multe e sanzioni, quando non è indispensabile, che si abbassano questi indicatori che sono influenzati da moltissimi aspetti, correndo il rischio che si alzino troppo i parametri della severità repressiva, senza cercare di aumentare contestualmente l'autorevolezza dei rappresentanti delle autorità che è aspetto non meno importante. A Carpi sul piano informativo, educativo e preventivo non si parte certo da zero e si deve proseguire in queste direzioni e sulle nuove politiche di mobilità in genere. Sul dolore dei congiunti per Argia, Emilia e chi è rimasto colpito negli affetti per altri casi meno recenti, non possiamo far molto di più e ribadire la sincere e piena solidarietà umana. Ma come amministratori non possiamo arrenderci a una specie di sindrome da "destino cinico e baro" o a maldestri tentativi di bassa speculazione politica, ma cercare in tutte le direzioni, di reperire e valutare altre azioni percorribili sperando di dover commentare il meno possibile futuri casi analoghi, o almeno con un minor senso di impotenza rispetto a quanto si prova in queste settimane.
P.S. Ho scritto di getto questa nota alla fine di giugno perchè molto colpito dal recente incidente mortale di Via Mulini. Non l'ho pubblicata immediatamente perchè mi sembrava utile riflettere ulteriormente e non alimentare inutilmente un dibattito-tritacarne o puramente demagogico e opportunistico come alle volte accade in occasioni di eventi purtroppo luttuosi come questi. Lo pubblico in data odierna, 10/7/2010 ritenendo che a tutt'oggi, per i compiti assegnati ai Consiglieri comunali, questo intervento continui a rispondere pienamente, per quanto mi riguarda, ai compiti abbiamo assunto verso la comunità locale, di indirizzo politico e programmatico generale. E non ho dubbi che l'azione dell'Amministrazione comunale vada nella stessa direzione auspicata in questa nota.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento