martedì 31 gennaio 2012
LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE. FORSE GOGNA ALLA GRECA NO. MA FORME DI SANZIONE SOCIALE, ANCHE LOCALMENTE, SI’
Tempi duri per gli evasori, per chi nasconde i propri redditi o la propria condizione per ottenere servizi ai quali non avrebbe diritto o che dovrebbe pagare di più se lo Stato o il Comune fossero al corrente della reale capacità contributiva di chi invece riesce a ottenere agevolazioni o esenzioni in modo scorretto nascondendo i suo veri redditi, con quel che ne consegue. Almeno ora con tutti i riflettori accesi sul problema chi evade almeno deve fare davvero attenzione perché la sensibilità al problema dell’opinione pubblica è davvero tanta, certo non destinata a calare con tutti i sacrifici che si faranno dopo i provvedimenti del Governo Monti, alle prese con il debito pubblico nazionale per il quale è stato avviato il programma di rientro. Forse le gogne fiscali alle quali si pensa in Grecia, non so se con elenchi pubblici, manifesti o internet rappresentano un eccesso, anche se qualche prova di questo tipo in Italia magari la farei. Ma credo non vi sia dubbio, e molti lo cominciano davvero a capire, che l’evasore non è un furbo, ma è quello che davvero ti mette le mani in tasca per rubare e che il danneggiato, lo Stato, non è qualcun altro che magari non mi è neppure tanto simpatico, ma siamo noi. Credo che i diritti di privacy, individuali e di riservatezza in genere vadano assolutamente rispettati ma in tempi come questi, con tanti sacrifici, credo che una forma da individuate, anche localmente, di sanzione sociale, di elenco di chi si è “comportato male” ed è stato multato o a carico del quale sia stata accertata, senza ombra di dubbio, una violazione in materia fiscale, meriti di essere “pubblicizzata”. Deve tornare ad esserci una differenza tra le persone perbene e i “furbi”, altrimenti sarà inutile continuare con le periodiche giaculatorie della lontananza e del grado di sfiducia tra cittadini e istituzioni.
DIFENSORE CIVICO E VIGILI, TRA AUTORITA’ E AUTOREVOLEZZA
Non è passata inosservata l’annotazione nella recente relazione del Difensore Civico dell’Unione Terre d’Argine, l’avvocato Davide Bonfiglioli, con la quale viene segnalato l’esistenza, nella percezione degli utenti che si sono rivolti al servizio, di preponderanza del senso di autorità, rispetto a quello di autorevolezza generato da comportamenti dei vigili urbani del Comando delle Terre d’Argine. Il Difensore civico ne ha correttamente già informato il Comandante del corpo che ha assicurato la sua collaborazione per i casi che hanno generato questa percezione e per monitorare la situazione in genere da questo punto di vista. Premesso che non si può generalizzare e che forse è normale che chi va dal Difensore civico sia un po’ arrabbiato e che veda chi rappresenta l’autorità come qualcuno che limita i suoi diritti, veri o presunti, più che qualcuno che contribuisce a difenderli, sarebbe sbagliato sottovalutare questi aspetti. Non è un caso, per quanto di mia conoscenza, che i programmi di formazione per corpi di polizia municipale più qualificati, negli ultimi anni si siano incentrati molto sugli aspetti percettivi del cittadino nei confronti dell’agente, dal modo con il quale l’agente si rivolge alla persona, dal tono di voce, dalla postura nell’interazione in occasione di controllo dei documenti o di una richiesta di informazioni, oltreché nel momento in cui viene comminata una sanzione. Il fatto che dal Comando anziché difese d’ufficio siano partite subito dichiarazioni di disponibilità a collaborare è un dato molto positivo e che fa ben sperare per le azioni future di prevenzione e contrasto delle occasioni nelle quali si crea grande distanza tra vigili urbani e cittadini, mentre c’è sempre più bisogno che le persone e i vigili sentano, più che le ragioni del loro ruolo il fatto che entrambi, con compiti diversi, concorrono alla qualità della vita di un territorio.
venerdì 27 gennaio 2012
INTERROGAZIONE SULLA SITUAZIONE ECONOMICA DELLE ASSOCIAZIONI E SOCIETA’ SPORTIVE DEL TERRITORIO.
Nel corso del Consiglio comunale di Carpi di giovedì 19 gennaio l’assessore a Sport e Benessere Carmelo Alberto D’Addese ha risposto ad un’interrogazione dei consiglieri Pd Marco Bagnoli e Deanna Bulgarelli. “Ritenendo di fondamentale importanza per il territorio, la sua coesione sociale, le famiglie e la cittadinanza in genere il ruolo svolto dalle associazioni e società sportive, alle prese con la crisi economica e grandi cambiamenti organizzativi dovuti all’andamento demografico e a nuovi stili di vita, siamo a richiedere – ha spiegato in aula Bagnoli - se l’amministrazione sia al corrente di queste difficoltà di molte associazioni e gruppi sportivi, se queste fenomeni abbiano avuto ripercussioni nell’attività degli uffici dell’ente che si occupano di cultura e di sport e tempo libero, se siano allo studio iniziative, di concerto con i sodalizi cittadini, per prevenire, contrastare e aiutare questo genere di difficoltà, se la situazione economica generale e dell’ente locale possa mettere a rischio le politiche per lo sport e il benessere adottate negli ultimi anni dall’amministrazione”.
“Le difficoltà economiche del nostro Paese – ha risposto D’Addese - incidono negativamente sulla pratica sportiva. Infatti il minor sostegno economico da parte delle amministrazione pubbliche e il calo massiccio delle sponsorizzazioni mettono in crisi le società sportive che sono costrette a far fronte ad entrate nettamente inferiori a quelle degli anni precedenti. Le famiglie, alle prese con la crisi del mondo del lavoro, sono obbligate a loro volta a rivedere il bilancio familiare e come spesso accade, a ridurre le spese destinate alla cultura e allo sport con conseguente riflesso sull’abbandono delle attività sportive. Attraverso un’analisi più capillare, emergono sia le difficoltà economiche che gestionali delle società sportive che sono costrette spesso a farsi carico anche degli aspetti manutentivi e inoltre vanno tenuti in considerazione anche gli aumenti delle spese di gestione come ad esempio luce, riscaldamento, ecc. Quindi tutti questi elementi insieme quali la crisi, i tagli, l’aumento dei costi di gestione e gli introiti inferiori agli anni precedenti hanno creato una situazione particolarmente difficile e a risentirne in modo particolare è lo sport di base. Alle considerazioni sin qui illustrate va purtroppo sottolineata ancora una volta la totale assenza di un piano politico nazionale sportivo. Tornando all’interrogazione del collega Bagnoli, dopo quest’analisi a carattere generale, possiamo affermare che sul nostro territorio, le società sportive nonostante le difficoltà, continuano a svolgere le loro attività con una certa costanza. In specifico sul nostro territorio abbiamo registrato negli ultimi anni una crescita generale di iscritti nelle varie discipline sportive con particolare incremento per alcune attività come ad esempio la pallavolo e il tennis. Con l’aggravarsi della crisi si registrano invece ritardati pagamenti delle rette in modo trasversale a tutte le società. In altri casi si registrano iscrizioni parziali o preferenze marcate per gli abbonamenti di breve durata. Per contribuire a limitare questo fenomeno l’amministrazione comunale ha avviato l’iniziativa Social Sport che è finalizzata a raccogliere fondi che saranno destinati, attraverso un bando, alle famiglie in difficoltà economica per sostenere la pratica sportiva dei loro ragazzi. Ci sono inoltre alcune strutture che hanno la necessità di aggiornare i loro servizi in base alle nuove richieste dei cittadini e del mercato, in questi casi l’amministrazione comunale, di concerto con gli interessati, sta valutando eventuali piani riorganizzativi. L’amministrazione nonostante i tagli continua a garantire i contributi destinati alle società sportive che gestiscono le strutture pubbliche pur essendo stata costretta a ridurne l’importo. Per quanto riguarda le attività ludico-motorie anche per quest’anno è in corso il progetto Muoviti Muoviti che coinvolge anche Novi e Modena. Per quanto riguarda infine il futuro delle politiche sportive sin qui attuate sul nostro territorio – ha concluso l’assessore - queste saranno strettamente legate alle risorse che si avranno a disposizione e soprattutto alla possibilità che le numerose aziende e gli enti che sin qui hanno sostenuto i nostri progetti continuino a credere nello sport quale come elemento fondamentale per la crescita e l’educazione dei ragazzi”.
Bagnoli ha ringraziato l’assessore ribadendo come dal mondo delle società sportive stiano giungendo sempre più segnali negativi. “E’stato lungimirante seguire un modello di sostegno indiretto e non diretto delle società, caldeggio l’intervento dell’ente locale in questo campo; perfino la Polivalente Pietri ha chiesto aiuto”.
“Le difficoltà economiche del nostro Paese – ha risposto D’Addese - incidono negativamente sulla pratica sportiva. Infatti il minor sostegno economico da parte delle amministrazione pubbliche e il calo massiccio delle sponsorizzazioni mettono in crisi le società sportive che sono costrette a far fronte ad entrate nettamente inferiori a quelle degli anni precedenti. Le famiglie, alle prese con la crisi del mondo del lavoro, sono obbligate a loro volta a rivedere il bilancio familiare e come spesso accade, a ridurre le spese destinate alla cultura e allo sport con conseguente riflesso sull’abbandono delle attività sportive. Attraverso un’analisi più capillare, emergono sia le difficoltà economiche che gestionali delle società sportive che sono costrette spesso a farsi carico anche degli aspetti manutentivi e inoltre vanno tenuti in considerazione anche gli aumenti delle spese di gestione come ad esempio luce, riscaldamento, ecc. Quindi tutti questi elementi insieme quali la crisi, i tagli, l’aumento dei costi di gestione e gli introiti inferiori agli anni precedenti hanno creato una situazione particolarmente difficile e a risentirne in modo particolare è lo sport di base. Alle considerazioni sin qui illustrate va purtroppo sottolineata ancora una volta la totale assenza di un piano politico nazionale sportivo. Tornando all’interrogazione del collega Bagnoli, dopo quest’analisi a carattere generale, possiamo affermare che sul nostro territorio, le società sportive nonostante le difficoltà, continuano a svolgere le loro attività con una certa costanza. In specifico sul nostro territorio abbiamo registrato negli ultimi anni una crescita generale di iscritti nelle varie discipline sportive con particolare incremento per alcune attività come ad esempio la pallavolo e il tennis. Con l’aggravarsi della crisi si registrano invece ritardati pagamenti delle rette in modo trasversale a tutte le società. In altri casi si registrano iscrizioni parziali o preferenze marcate per gli abbonamenti di breve durata. Per contribuire a limitare questo fenomeno l’amministrazione comunale ha avviato l’iniziativa Social Sport che è finalizzata a raccogliere fondi che saranno destinati, attraverso un bando, alle famiglie in difficoltà economica per sostenere la pratica sportiva dei loro ragazzi. Ci sono inoltre alcune strutture che hanno la necessità di aggiornare i loro servizi in base alle nuove richieste dei cittadini e del mercato, in questi casi l’amministrazione comunale, di concerto con gli interessati, sta valutando eventuali piani riorganizzativi. L’amministrazione nonostante i tagli continua a garantire i contributi destinati alle società sportive che gestiscono le strutture pubbliche pur essendo stata costretta a ridurne l’importo. Per quanto riguarda le attività ludico-motorie anche per quest’anno è in corso il progetto Muoviti Muoviti che coinvolge anche Novi e Modena. Per quanto riguarda infine il futuro delle politiche sportive sin qui attuate sul nostro territorio – ha concluso l’assessore - queste saranno strettamente legate alle risorse che si avranno a disposizione e soprattutto alla possibilità che le numerose aziende e gli enti che sin qui hanno sostenuto i nostri progetti continuino a credere nello sport quale come elemento fondamentale per la crescita e l’educazione dei ragazzi”.
Bagnoli ha ringraziato l’assessore ribadendo come dal mondo delle società sportive stiano giungendo sempre più segnali negativi. “E’stato lungimirante seguire un modello di sostegno indiretto e non diretto delle società, caldeggio l’intervento dell’ente locale in questo campo; perfino la Polivalente Pietri ha chiesto aiuto”.
mercoledì 25 gennaio 2012
OLIGARCHIE, SUPERCASTE & AFFINI
Non sono d’abitudine un “gallidellaloggiano”, per il fatto che tra tante cose che dice nelle quali mi riconosco spesso ve ne sono altrettante che mi convincono meno. Ma questo intervento del Prof. Ernesto Galli della Loggia mi trova stranamente, anche per me, completamente allineato. E siccome, per me è una “notizia” non voglio perdere l’occasione di appuntarmi il testo in questione e di proporlo a chi non lo avesse letto sulle pagine del Corriere della Sera del 20 gennaio scorso. Dire “caste” è facile, ma non si deve generalizzare e fare di ogni erba un fascio non aiuta. Le burocrazie sono una risorsa per le nostre comunità, ma devono essere burocrazie “buone”, che siano al servizio dei cittadini e della comunità, non che scambino noi cittadini, con diritti e doveri, per quelli da mettere al loro servizio. Non tutti i dipendenti pubblici sono fannulloni e non tutte le burocrazie pubbliche o private, sono sinonimo di sperpero, lungaggini, incapacità di ascolto o fonte di piccoli o grandi soprusi. Per cambiare l’Italia avremo bisogno di una burocrazia pubblica buona e di trovare gli anticorpi per quella cattiva, evitando e prevenendo la formazione di oligarchie autoreferenziali prive di autentico senso istituzionale e di quello che una volta si diceva davvero “spirito di servizio”. Come noto, queste oligarchie, annoverabili tra i piccoli e grandi poteri forti sono quelle che non si presentano alle elezioni ma che dovrebbero comunque essere poste direttamente o indirettamente, sotto il controllo della comunità, impedendone forme di degenerazione. Ma certe cose, il Prof. ovviamente sa dirle molto meglio(m.b)
“L’OLIGARCHIA DEGLI ALTI BUROCRATI
Una invisibile supercasta di Ernesto Galli della Loggia dal Corriere della Sera del 20/1/2012
Non è vero che il contrario della democrazia sia necessariamente la dittatura. C’è almeno un altro regime: l’oligarchia. E tra i due regimi possono esserci poi varie forme intermedie. Una di queste è quella esistente da qualche tempo in Italia. Dove ci sono da un lato un Parlamento e un governo democratici, i quali formalmente legiferano e dirigono, ma dall’altro un ceto di oligarchi i quali, dietro le quinte delle istituzioni democratiche e sottratti di fatto a qualunque controllo reale, compiono scelte decisive, governano più o meno a loro piacere settori cruciali, gestiscono quote enormi di risorse e di potere: essendo tentati spesso e volentieri di abusarne a fini personali. I frequenti casi scoperti negli ultimi anni e nelle ultime settimane hanno aperto squarci inquietanti su tale realtà.
Non si tratta solo dell’alta burocrazia dei ministeri, cioè dei direttori generali. A questi si è andata aggiungendo negli anni una pletora formata da consiglieri di Stato, alti funzionari della presidenza del Consiglio, giudici delle varie magistrature (comprese quelle contabili), dirigenti e membri delle sempre più numerose Authority, e altri consimili, i quali, insieme ai suddetti direttori generali e annidati perlopiù nei gabinetti dei ministri, costituiscono ormai una sorta di vero e proprio governo ombra. Sempre pronti peraltro, come dimostra proprio il caso del governo attuale, a cercare di fare il salto in quello vero.
È un’oligarchia che non è passata attraverso nessuna selezione specifica né alcuna speciale scuola di formazione (giacché noi non abbiamo un’istituzione analoga all’Ena francese). Designati dalla politica con un g r a d o a l t i s s i m o d i arbitrarietà, devono in misura decisiva il proprio incarico a qualche forma di contiguità con il loro designatore, alla disponibilità dimostrata verso le sue esigenze, e infine, o soprattutto, alla condiscendenza, all’intrinsichezza — chiamatela come volete — verso gli ambienti e/o gli interessi implicati nel settore che sono chiamati a gestire. Ma una volta in carriera, l’oligarchia — come si è visto dalle biografie rese note dai giornali — si svincola dalla diretta protezione politica, si autonomizza e tende a costruire rapidamente un potere personale. Grazie al quale ottiene prima di tutto la propria sostanziale inamovibilità.
Sempre gli stessi nomi passano vorticosamente da un posto all’altro, da un gabinetto a un ente, da un tribunale a un ministero, da un incarico extragiudiziale a quello successivo, costruendo così reti di relazioni che possono diventare autentiche reti di complicità, sommando spessissimo incarichi che incarnano casi clamorosi di conflitto d’interessi. E che attraverso doppi e tripli stipendi e prebende varie servono a realizzare redditi più che cospicui, a fruire di benefit e di occasioni, ad avere case, privilegi, vacanze, stili di vita da piccoli nababbi.
Se i politici sono la casta, insomma, l’oligarchia burocratico- funzionariale italiana è molto spesso la super casta. La quale prospera obbedendo scrupolosamente alla prima (tranne il caso eccezionale della Banca d’Italia non si ricorda un alto funzionario che si sia mai opposto ai voleri di un ministro), ma facendo soprattutto gli affari propri. Il governo Monti ha un’agenda fittissima, si sa. Ma se tra le tante cose da fare riuscisse anche a scrivere un rigoroso codice etico per la super casta, sono sicuro che qualche decina di milioni di italiani gliene sarebbe grata.”
“L’OLIGARCHIA DEGLI ALTI BUROCRATI
Una invisibile supercasta di Ernesto Galli della Loggia dal Corriere della Sera del 20/1/2012
Non è vero che il contrario della democrazia sia necessariamente la dittatura. C’è almeno un altro regime: l’oligarchia. E tra i due regimi possono esserci poi varie forme intermedie. Una di queste è quella esistente da qualche tempo in Italia. Dove ci sono da un lato un Parlamento e un governo democratici, i quali formalmente legiferano e dirigono, ma dall’altro un ceto di oligarchi i quali, dietro le quinte delle istituzioni democratiche e sottratti di fatto a qualunque controllo reale, compiono scelte decisive, governano più o meno a loro piacere settori cruciali, gestiscono quote enormi di risorse e di potere: essendo tentati spesso e volentieri di abusarne a fini personali. I frequenti casi scoperti negli ultimi anni e nelle ultime settimane hanno aperto squarci inquietanti su tale realtà.
Non si tratta solo dell’alta burocrazia dei ministeri, cioè dei direttori generali. A questi si è andata aggiungendo negli anni una pletora formata da consiglieri di Stato, alti funzionari della presidenza del Consiglio, giudici delle varie magistrature (comprese quelle contabili), dirigenti e membri delle sempre più numerose Authority, e altri consimili, i quali, insieme ai suddetti direttori generali e annidati perlopiù nei gabinetti dei ministri, costituiscono ormai una sorta di vero e proprio governo ombra. Sempre pronti peraltro, come dimostra proprio il caso del governo attuale, a cercare di fare il salto in quello vero.
È un’oligarchia che non è passata attraverso nessuna selezione specifica né alcuna speciale scuola di formazione (giacché noi non abbiamo un’istituzione analoga all’Ena francese). Designati dalla politica con un g r a d o a l t i s s i m o d i arbitrarietà, devono in misura decisiva il proprio incarico a qualche forma di contiguità con il loro designatore, alla disponibilità dimostrata verso le sue esigenze, e infine, o soprattutto, alla condiscendenza, all’intrinsichezza — chiamatela come volete — verso gli ambienti e/o gli interessi implicati nel settore che sono chiamati a gestire. Ma una volta in carriera, l’oligarchia — come si è visto dalle biografie rese note dai giornali — si svincola dalla diretta protezione politica, si autonomizza e tende a costruire rapidamente un potere personale. Grazie al quale ottiene prima di tutto la propria sostanziale inamovibilità.
Sempre gli stessi nomi passano vorticosamente da un posto all’altro, da un gabinetto a un ente, da un tribunale a un ministero, da un incarico extragiudiziale a quello successivo, costruendo così reti di relazioni che possono diventare autentiche reti di complicità, sommando spessissimo incarichi che incarnano casi clamorosi di conflitto d’interessi. E che attraverso doppi e tripli stipendi e prebende varie servono a realizzare redditi più che cospicui, a fruire di benefit e di occasioni, ad avere case, privilegi, vacanze, stili di vita da piccoli nababbi.
Se i politici sono la casta, insomma, l’oligarchia burocratico- funzionariale italiana è molto spesso la super casta. La quale prospera obbedendo scrupolosamente alla prima (tranne il caso eccezionale della Banca d’Italia non si ricorda un alto funzionario che si sia mai opposto ai voleri di un ministro), ma facendo soprattutto gli affari propri. Il governo Monti ha un’agenda fittissima, si sa. Ma se tra le tante cose da fare riuscisse anche a scrivere un rigoroso codice etico per la super casta, sono sicuro che qualche decina di milioni di italiani gliene sarebbe grata.”
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