mercoledì 5 agosto 2009

I MEDIATORI CULTURALI SERVONO!!

Quando il dibattito politico anche locale assume toni eccessivi si corre il rischio di semplificare troppo problemi che invece sono per loro natura intrinseca di grande complessità. Se si parla di immigrazione, servono di più i mediatori culturali o i tavoli di confronto con i rappresentanti delle varie etnie presenti in un territorio, come nel caso di Carpi? E’ evidente che servono sia gli uni che gli altri, dipende dai contesti, dalle cose che si devono fare. Togliamoci dalla testa che soluzioni globali possano essere trovate quando si parla la stessa lingua di quelli ai quali ci si rivolge che magari non comprendono bene la nostra. Ma dalla mediazione culturale non si può prescindere, poi bisogna sempre che sia fatta bene e non a casaccio ma sulla base di progetti ben precisi, da monitorare e da controllare nei risultati. Bene ha dunque fatto il Consiglio comunale nelle scorse settimane ad approvare questa forma di intervento, ad esempio mentre era in corso il dibattito su alcune variazioni del bilancio di previsione. Questo non significa dover rinunciare a priori a possibili tavoli di confronto con le comunità di cittadini stranieri presenti a Carpi. Ma il modello “tavolo” non può essere considerato un automatismo come si è abituati a fare da noi dagli anni Settanta in poi. Anche perché, anche se le cose potrebbero cambiare e sarebbe un vantaggio, per ora esiste il rischio che non sia possibile valutare il grado di rappresentanza dei potenziali invitabili a questi tavoli e se quanto deciso o promesso o auspicato in occasioni come queste possa produrre davvero effetti concreti. Insomma, partiamo bene dalla mediazione culturale, da aggiornare, da adeguare agli obiettivi, in un ottica generale di sviluppo di modelli di integrazione, che, se non si vuole buttarla in politica e in demagogia, servono più che mai in una Carpi nella quale la composizione sociale della popolazione, per motivi locali, globali e demografici è in rapida trasformazione. E tutti i carpigiani, vecchi e nuovi, se non si vuole un futuro di città divisa per compartimenti culturali o barriere di altro tipo dovranno imparare o trovare convenienze reciproche tra etnie, per vivere le une accanto alla altre. Come è ovvio, con parità di diritti e di doveri

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