domenica 26 luglio 2009

SOSTENGO BERSANI. SONO PER IL PROGETTO PD

Sostengo Bersani. Ma non sono contro Franceschini. Che vorrei trovare in futuro nello stesso condominio politico dove mi sono collocato in piena autonomia. Mi trovo perfettamente d’accordo quindi con chi si preoccupa di discutere e scegliere le mozioni congressuali sì, ma badando non solo ai toni ma anche alla sostanza delle cose che si dicono. Facendo attenzione ai veti, agli ultimatum, ai “Se non sei d’accordo con me su tutto prego si accomodi fuori dal partito” che abbiamo sentito in questi giorni e sentiremo ancora in futuro, man mano che ci si avvicinerà al momento del congresso nazionale e delle scadenze intermedie. Bisogna fare attenzione a non dimenticare mai, a Carpi e nel resto del mondo, che il nostro partito non esaurisce la comunità nazionale, che è molto più ampia e variegata. In breve. Si dice che sostengono Bersani soprattutto i funzionari di partito e l’ex-mondo Ds. E io che non sono un funzionario di partito e che dopo esperienze nel Pci di fine anni Ottanta mi sono ritrovato tra il 2002 e il 2006 nella Margherita, in teoria che ci stò a fare qui? Ci stò perché, pur nella consapevolezza che la verità sul Pd non è di proprietà assoluta di alcuno degli schieramenti che si confronteranno al congresso, mi convingono, oltre gli slogan e gli “ismi” che in queste fasi politiche si sprecano, i tre principali pilastri di lettura della società italiana che ho sentito mettere da Bersani al centro della sua proposta: il fatto cioè che siamo in presenza di una crisi economica pesantissima che grava molto di più di ciò che si dice, si sia in buona fede o meno, su famiglie e imprese; in Italia sono in fortissimo aumento, in certi momenti a livello quasi insopportabile, le disuguaglianze sociali e che in questo Paese è completamente fermo l’ascensore sociale, dal quale di fatto dipendono le opportunità delle persone. A parte quindi i casi singoli che possono sempre costituire, pur se importanti, le eccezioni, la regola è che, per sintetizzare, se sei figlio di operai, continui a fare l’operaio tutta la vita e che se hai la fortuna di avere una famiglia di provenienza già agiata o con una impresa avviata o di ceto sociale più alto, avrai di fatto maggiore possibilità di avanzare nella gerarchia sociale. Se l’ascensore sociale è bloccato, di fatto le disuguaglianze aumentano e così le “forbici” che separano ad esempio manager e impiegati o operai, al di là del valore che effettivamente viene da queste figure prodotto. Se l’ascensore sociale non riparte vincono le elite, le oligarchie e aumenta il rischio che finiscano sempre in secondo o terzo piano gli interessi generali rispetto a quelli particolari. Sostengo Bersani sul piano dell’organizzazione interna del Pd perché mi convincono termini come il radicamento del partito sul territorio, la necessità di irrobustire le organizzazioni territoriali, trovare formule che facciano del partito una struttura aperta che non sia autoreferenziale ma non “liquida” al punto di cancellare ogni differenza tra iscritti e quelli non iscritti ai quali “non potrebbe fregare di meno”, ai quali ci si dovrà rivolgere con sempre maggior efficacia, raccogliendo la loro domanda di buona proposta politica ma senza avallare l’idea che quelli che hanno scelto di aderire al partito siano solo simpatici pensionati o avventurieri a caccia di posti mentre invece tra chi si è iscritto al Pd e ne è di fatto tra i fondatori, vi è anche chi, come il sottoscritto, si è assunto una responsabilità, ha accettato di metterci la faccia, di sottoporsi al giudizio dei propri concittadini e di dare il proprio contributo, sulle base delle proprie competenze, per costruire le proposta politica del partito a livello locale, pur riconoscendosi nel partito a livello nazionale e nell’area culturale da esso rappresentato. Insomma c’è un’enorme spazio di manovra, sul piano della proposta politica, a livello locale e nazionale, per dare risposte concrete alle domande di identità ideale e di proposte concrete che giungono dalla comunità nazionale e locale. Per intercettare queste domande, dare buone risposte e ampliare l’area del consenso a confini sociali più estesi rispetto alle tradizionali frontiere Ex-Ds ed Ex-Margherita, occorre uno sforzo per razionalizzare le strutture organizzative esistenti, aprirle il più possibile all’esterno con atti concreti e disponibilità reali non di facciata e si scoprirà che la macchina-partito può essere non solo un vecchio arnese della cultura politica novecentesca ma un utile strumento per far funzionare meglio anche strumenti di più recente utilizzo come le primarie. Infine per far questo c’è bisogno di tutte le componenti che hanno originato con sincerità e onestà intellettuale il progetto Pd. Indipendentemente dalle età anagrafiche e dalle provenienze culturali. Il Pd è un sogno che serve alla realtà del Paese e anche a Carpi. E per chi come me ha piedi piantatissimi al suolo come persona, lavoratore, genitore e che sino a poco tempo fa ha dovuto occuparsi dei propri anziani, la pura concretezza senza sogni o speranze, è una leggerezza insostenibile. In estrema sintesi per questo sostegno Bersani. Di testa e di pancia.

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