venerdì 29 aprile 2011
NON POSSIAMO METTERE BARRIERE ALLA FATALITA’ O AI DIVERSAMENTE ABILI
La tristezza infinita per quanto avvenuto lunedì’ 25 aprile in Piazza Martiri rimane vivissima e il ricordo di quella terribile mattinata, con tre vittime provocate da una vettura senza controllo con alla guida una persona disabile, non potrà essere cancellato per molti generazioni di carpigiani. Non ho molto da aggiungere alle tante cose, molte sensate e ragionevoli ma tante altre un po’ meno, populiste e demagogiche, segno dei tempi e conferma ulteriore che Carpi, pur con le sue peculiarità positive, non è immune da correnti di pensiero sbrigative e populiste, dai vari tam tam mediatici o passaparola. Almeno stavolta, per ora, la politica locale ha resistito alla tentazione di strumentalizzare quanto avvenuto facendone strumento di contrapposizione ideologica alla ricerca di improbabili consensi che avrebbero assunto i contorni di azioni di basso sciacallaggio. Poi credo sia giusto riflettere e interrogarsi sull’uso della piazza, sul tipo di servizi di ordine pubblico che in certe occasioni sarebbe più opportuno adottare e cose simili. Ma il dolore della comunità e il senso di appartenenza, il desiderio sincero di stringersi simbolicamente alle famiglie travolte dall’improvvisa tragedia, hanno prevalso. Aggiungo una osservazione, assolutamente di secondaria importanza, ma che forse potrà tornare utile quando si tornerà a discutere in città e in Consiglio comunale dei principali argomenti di ordinaria amministrazione. So che molti stanno riflettendo sul fatto che transennare di più gli spazi urbani possa limitare certi rischi di incidenti. Non credo ci siano risposte univoche a certi interrogativi e che a colpi di transenne o barriere non ci sarebbe la possibilità di prevedere tutte le possibili variabili o casi di sinistro che potrebbero presentarsi. Anche se sono opzioni da valutare e sono certo che sarà fatto dalle autorità. Il dolore per chi ha perso la vita su quella panchina e avrebbe potuto essere nostro padre, nonno o vicino di casa che come tanti vanno a fare un giro in piazza, non deve però farci tornare indietro rispetto agli sforzi culturali e pratici per fare cadere vecchie barriere, anziché erigerne di nuove, per consentire anche ai diversamente abili di vivere nella maggior completezza possibile, i tempi e i luoghi della città. Nel rispetto delle regole e delle norme, ovviamente, con diritti e doveri. L’inchiesta della Magistratura accerterà le responsabilità per il terribile episodio del 25 aprile 2011. Ma come non possiamo mettere barriere alla fatalità, non possiamo pensare che solo nuove barriere/transenne possano rendere la nostra città più sicura e civile.
lunedì 18 aprile 2011
MENO BARRIERE A CARPI PER I DIVERSAMENTE ABILI
Le ideologie non mi piacciono, preferisco il confronto delle idee. Allo stesso tempo non sono certo un ultras della “cementificazione” e dell’uso indiscriminato del territorio. Penso però che ci porterebbe fuori strada una visione solo ideologica della necessità che una città come Carpi tenga nel maggior conto l’esigenza di non creare o rimuovere tutte le volte che si può, per i nuovi quartieri e quelli da ristrutturare, le potenziali barriere architettoniche per i diversamente abili. Avviare una nuova stagione di attenzione non episodica per la disabilità che tenga conto anche della sostenibilità dell’impatto tecnico-economico per i costruttori e per chi andrà ad abitare in quelle zone. Sono questi, in estrema sintesi, alcuni dei principali obiettivi, contenuti in un ordine del giorno che ho presentato con il Consigliere Paluan del gruppo “Carpi 5 Stelle-Rifondazione comunista” che sarà discusso tra poche settimane. E qualche settimana fa avevo chiesto, nella seconda commissione comunale “Territorio e Ambiente”, d’accordo con Paluan, alla presentazione di un importante piano particolareggiato in previsione di quell’Odg, se questo era uno dei casi nei quali sarebbe stato possibile valutare o richiedere da parte degli uffici tecnici dell’Ente, eventuali migliorie che potessero raggiungere buoni obiettivi di interesse generale in termini di barriere architettoniche. Pur sapendo che quel piano già era a norma, senza che per questo i proponenti dovessero sentirsi mortificati o ingiustamente fatti oggetto di ulteriori richieste che avrebbero potuto ritenere improprie. Alla richiesta preliminare è stato risposto che poteva essere fatto un veloce supplemento di istruttoria e così è stato: il Comune ha proposto alcune migliorie al piano, i proponenti si sono resi disponibili e hanno accolto le sollecitazioni dell’Ente regolatore, consentendo, non sono un tecnico, e così è stato riferito in Consiglio, che venissero migliorate alcune parti che ampliano spazi per la circolazione di chi si trova in carrozzina o ha difficoltà a muoversi. Il mio obiettivo non era certo di fare l’”esautoratore” delle funzioni e prerogative del Consiglio comunale, come qualche collega più esperto e consigliere di minoranza, come il capogruppo Andreoli del Pdl, teme possa accadere. Al di là del caso specifico al quale l’orientamento generale è stato applicato, mi pare che se il metodo che stiamo cercando di costruire e proporre con il futuro ordine del giorno, consentirà di far crescere in città una cultura professionale urbanistica più sensibile , non solo paternalisticamente, ma in modo autentico, alla necessità di tener conto anche del punto di vista di chi ha abilità differenti, credo avremmo dato un utile contributo. Ci proviamo.
REGOLAMENTO COMUNALE DELLE ATTIVITA’ RUMOROSE TEMPORANEE
Nei giorni scorsi in Consiglio abbiamo approvato il nuovo regolamento relativo alle attività rumorose temporanee. Si tratta di un tema che può sembrare molto tecnico e tale da non appassionare i non addetti ai lavori, ma si tratta di un documento importante e ad elevato contenuto “pratico” , al quale si potrà fare riferimento in futuro, quando in città si verificheranno casi dubbi o possibili contenziosi in merito, ad esempio, a manifestazioni culturali o di intrattenimento, per fortuna in effetti molto numerose, oppure all’attività dei cantieri edili, che per altri versi, è bene che vi siano per lo stato generale dell’economia. In sintesi, la sensibilità pubblica nei confronti delle possibili fonti di inquinamento acustico è giustamente crescente e questi del regolamento sono alcuni “paletti” importanti. Io penso che sia un buon regolamento. Nel mio intervento in Consiglio ho ricordato che parlare di regolamento non significa adottare uno strumento onnicomprensivo che rappresenti una specie di camicia di forza per molte attività che servono alla qualità della vita di un territorio. In aula, in commissione e non solo, visto il percorso di confronto e presentazione con enti, istituzioni , soggetti interessati, che hanno preceduto l’arrivo in Consiglio del provvedimento, erano emerse preoccupazioni per un orientamento generale che indicava nelle ore 24 il termine di chiusura delle attività rumorose temporanee, vista come un limite a possibili iniziative per un pubblico di giovani, rispetto a chi vuole riposare bene di notte pensando al lavoro o agli impegni del giorno dopo. Io credo che le politiche di vivibilità di un territorio e una offerta culturale che attiri un pubblico più giovanile che adulto, da rispettare entrambi, dipendano da molti fattori e non si possa pensare di raggiungere questi obiettivi solo con strumenti di questo tipo. E’ una preoccupazione però che condivido e alla quale, nel caso, ritengo possa essere data risposta con un intelligente uso del sistema delle deroghe, in caso di necessità. Il percorso del regolamento non è completato, ora si attendono le osservazioni da soggetti interessati che potranno essere recepite o rigettate. Credo che, in una società in grande trasformazione, l’adozione di regolamenti che prevedano la possibilità in genere di deroghe o comunque la possibilità di tener conto delle variabili dei singoli casi, pur senza rendere il regolamento stesso un optional, rappresenti la giusta direzione per dare alla città regole che in questo ambito tengano nel maggior conto possibile gli interessi particolari e valorizzino nella stessa misura gli interessi generali della collettività. Del caro vecchio e spesso evocato “buon senso comune”, credo che in questo ambito vi sarà ancora bisogno per chi dovrà applicare questo regolamento.
RELAZIONE 2010 POLIZIA MUNICIPALE
Scrivo ora, dopo la presentazione in Consiglio della relazione perché ho voluto approfondire maggiormente l’esame del documento prima di fare qualche osservazione. Ha ragione chi in Consiglio ha fatto i complimenti alla Comandante e Vice Comandante presenti, per la quantità e qualità di informazioni contenute nel rapporto. Gli indicatori, come avviene in questi casi, sono di natura ambivalente e possono essere letti in vari modi. Dico in breve quello che ha attirato la mia attenzione. Bene il calo dei sinistri e degli incidenti con esito mortale, bene le campagne specifiche che hanno evidenziato che l’attività di controllo degli agenti in certi ambiti fosse opportuna e ha consentito di fare emergere aree sulle quali, prima di queste campagne specifiche, non era chiaro quanti fossero e l’ordine di grandezza dei reati ad esse ascrivibili. In sintesi l’impressione che ho avuto è che siano in calo gli interventi tradizionali legati alla circolazione stradale ma siano in aumento invece gli indicatori relativi a fenomeni di violazioni e malcostume, fattori di coesione e qualità morale del territorio che in passato erano davvero poco significativi: tagliandi assicurativi scaduti, i casi di omissione di soccorso, i reati collegati allo stato di ebbrezza alla guida o l’insistenza con la quale ancora troppi continuano a telefonare in auto in movimento senza auricolare. Forse piccoli segnali, che per me però dicono tanto sul grado di sfarinamento in corso delle strutture e reti sociali che in passato hanno fatto di Carpi, per molti versi, una città modello di coesione sociale. Certo oggi messa a rischio da una grande molteplicità di fattori. Che non fanno venire meno la qualità della vita della nostra zona ma che devono costituire campanelli d’allarme per le grandi trasformazioni in atto anche tra di noi, in tutti i campi, da quello economico a quello sociale e culturale in genere. Una relazione ampia, ragionieristicamente precisa e ricca di informazioni e sollecitazioni. Per il futuro continuo a ritenere che, senza rinunciare alla precisione e alla prevalenza che il dato statistico deve mantenere, queste relazioni potrebbero contenere, proprio perché gli agenti sono in prima fila sul territorio, e anche se i loro compiti principali sono altri e ben definiti, qualche pagina, osservazione e indicazione sullo stato del “termometro sociale”, che inserite come strumento di informazione e aggiornamento per i decisori politici, l’Amministrazione, e il Consiglio comunale, potrebbero essere tenute utilmente in considerazione. Non solo cioè indicatori quantitativi ma anche qualche osservazione qualitativa e su aspetti immateriali rispetto a quanto previsto dal codice della strada, renderebbe più completo questo documento, la cui qualità rimane peraltro sicuramente elevata.
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