sabato 1 dicembre 2012

NOI TERREMOTATI, UMILIATI E "VIOLENTATI" DALLE BUROCRAZIE MINISTERIALI

Le burocrazie ministeriali, per intenderci, sono quelle che alle elezioni non puoi mai votare contro perché non le trovi mai sulle schede elettorali e non si presentano mai al giudizio dei cittadini. Nel titolo che ho dato a questo post ho cercato di riassumere tutta la tempesta di emozioni che le decisioni degli apparati romani e del Governo sugli aiuti, cioè i non aiuti a noi terremotati mi ha provocato. Vabbè, cercheranno di rimediare. Errani le ha provate tutte, i nostri parlamentari con Manuela Ghizzoni in prima fila, i nostri Sindaci, hanno lottato per avere qualche agevolazione per avere più tempo per pagare tasse e contributi. Pare tutto inutile. Magari da gennaio con il nuovo esercizio finanziario qualche aggiustamento si farà, anche perché pare che le coperture vi fossero. Non mi interessa cercare un colpevole solo o un gruppo di colpevoli contro i quali scatenare le mie inutili invettive. E non è che non ce ne sarebbero, perché a gente come Paolillo ( Il Sottosegretario al Tesoro ) o Giarda ( Il Ministro e gran capo della Ragioneria dello Stato ), non mi interessa se siano di centro destra o di centro sinistra, non darei mai la cittadinanza onoraria della nostra Comunità. Mi è bastato sentirli in Parlamento in diretta radiofonica, con quale tono, con quale sufficienza, con quale palese sentimento che di solito nasce quando c’è qualche popolano che ti scoccia con le sue continue richieste, rispondevano alle richieste di aiuto di deputati o senatori emiliani.. Almeno ci avessero detto la verità fin dall’inizio, gente non c’è un euro, tutto quello che avete versato in tasse per anni con gli utili che hanno prodotto le vostre piccole e medie imprese non conta nulla, se n’è andato; avete avuto una regione e territori molto ben gestiti, servizi locali da cantone svizzero o lander tedesco ma adesso la coperta è corta e questa è la dura realtà. Mettiamoci ad un tavolo e vediamo quel che si può fare. Invece per ora abbiamo avuti aiuti sulla carta, che arriveranno, ma intanto, mentre le nostre aziende che stanno affogando per l’ingorgo di scadenze al 16 dicembre, tra contributi da versare e rischio di buste paga a zero, dovete cavarvela da soli. E così faremo. Come potremo. Con Comuni che continueranno ad indebitarsi senza certezze di rientro, come i datori di lavoro che pagheranno lo stipendio ai dipendenti e ritarderanno il pagamento delle tasse preferendo rischiare la mora per interessi piuttosto che affrontare ancora l’ennesima trafila burocratica o forca caudina del tornare in banca a chiedere l’ennesimo finanziamento. Ci andremo di sicuro a Roma a protestare. Continueremo ad approvare ordini del giorno in Consiglio. Ma il delitto che si è consumato in questi giorni, aver ucciso la nostra fiducia che dopo un terremoto come quelli che c’è stato, accidenti ci avrebbero aiutato, da vicino e da lontano, apre una ferita che non sarà facile rimarginare. Noi di queste comunità, ecco la sintesi di quel che è avvenuto, dovremo imparare ad essere molto più uniti di quel che è avvenuto sino ad ora. Perché in caso di guai o di terremoto, non siamo più certi che troveremo istituzioni nazionali pronte ad aiutarci, dopo che a lungo abbiamo contribuito alla loro costruzione. Questo non è populismo, è l’avvilimento che segue ad un tradimento. Questo non significa rinunciare all’impegno per la propria comunità, significa aggiornarlo e trovare ulteriori motivazioni che già non mancano per una nuova forma di rappresentanza della nostra comunità e dei nostri territori.

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